Autore: Dott.ssa Sara De Maria

vedi Sito Internet dell’Autore http://www.sarademaria.it/training-autogeno-quando-il-rilassamento-cura-i-sintomi-dellansia/

 

E’ interessante notare che  in medicina per guarigione s’intende il ritorno allo stato precedente alla sintomatologia; in psicologia invece s’intende l’arrivo ad uno stato successivo all’insorgere della sintomatologia.

Si parte dal presupposto che la sintomatologia sia creata da costrutti mentali che favoriscono il disagio emotivo che possono essere rappresentati da attacchi di ansia, panico, fobie ma anche sbalzi d’umore evidenti, tono d’umore basso, pensieri ricorrenti, blocchi evolutivi, sfiducia generalizzata …. Il ritorno allo stato emotivo precedente non è possibile  perché la mente è in continua evoluzione ed i pensieri e le esperienze creano vere e proprie modificazioni all’interno del cervello e del percorso sinaptico.

L’unico modo per superare o per lo meno migliorare il disagio emotivo è creare nuovi costrutti mentali, nuove esperienze emotive, nuovi percorsi sinaptici.

Per fare questo si possono utilizzare diversi metodi.

Come psicoterapeuta prediligo il dialogo quando la persona davanti a me è disponibile al confronto e soprattutto sente l’esigenza di fare ordine, sente che c’è così tanto “materiale” a disposizione da sentirsi persa da non saper dove iniziare a raccontare e riascoltare la propria storia.

Altre volte invece, il sintomo, il disagio parla al posto della persona, apparentemente non c’è confusione mentale non c’è l’esigenza di raccontare una storia ma ci sono sintomi che creano stallo o per lo meno rallentano il normale progredire della vita. Mi vengono in mente persone che improvvisamente si sono trovate a dover fare i conti con attacchi di ansia talmente spaventosi che pur di non favorirne ancora l’arrivo hanno limitato spostamenti e decisioni: basta supermercato, basta viaggi in macchina da soli, basta pensare al futuro, basta andare a dare gli esami …. con evidenti ripercussioni nel normale svolgimento delle attività quotidiane ed il progredire della propria esistenza.

In casi come questi, quando il sintomo governa la persona, lo strumento che preferisco utilizzare è quello del “rilassamento”. Il virgolettato è d’obbligo perché il termine rilassamento, nell’accezione comune, rischia di essere riduttivo. Per rilassamento intendo: creare attivamente un atteggiamento fisico e mentale che favorisca esperienze positive a livello profondo: a livello mentale a livello fisiologico (ormonale) ed emotivo. La reiterazione di questa esperienza crea nuova conoscenza, nuovi percorsi mentali e sinaptici che lentamente ma definitivamente, vanno a sostituire i vecchi apprendimenti. Avviene una vera e propria sostituzione del processo spontaneo fisiologico.

In altre parole: chi soffre di ansia ha imparato che quando inizia a sentire il battito del cuore ed il respiro diventare affannoso è un brutto presagio, è l’inizio di un momento molto molto sgradevole. Attraverso il rilassamento, nell’accezione detta sopra, si impara che quando si inizia a sentire il cuore ed il respiro è l’inizio di un momento molto gradevole, s’impara che il cuore così come il respiro hanno la possibilità di tornare ad una situazione di calma se sono accompagnati da uno stato emotivo rilassato ed un atteggiamento mentale possibilista e fiducioso.

Non c’è niente di più spaventoso, per una persona che soffre di ansia, che sentire il proprio battito cardiaco ed il proprio respiro.
Non c’è esperienza più gratificante, per chi soffre di ansia, che poter ascoltare con fiducia il proprio cuore che cambia il numero dei battiti e che da” martello invadente e minaccioso” diventa ” ritmo che accompagna”.