Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

vedi Blog dell’Autore http://pollicinoeraungrande.wordpress.com/2014/01/29/anni-felici-2013/

 

                 Ho visto i teorici della coppia aperta devastati dagli spifferi! (P.Rossi)
 

Locandina Anni Felici

Anni Felici di Daniele Lucchetti è un film sul cambiamento di una coppia, sul peso che la famiglia ha nel nostro modo di amare ed insieme uno sguardo attento ai bambini a cui troppo spesso non si fa attenzione. Non solo è un film caldo e piacevole, ben recitato da adulti intensi nelle loro fragilità ( Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti) e da bambini capaci di accompagnare i grandi in un viaggio faticoso e irto di incertezze. Gli Anni Felici è un film che ci racconta in maniera chiara come l’amore spesso non basti e come ci vogliano tanti ingredienti e ben dosati per portare avanti delle storie di coppia pur piene di sentimento.

La storia ha la cornice degli anni 70, del Super8 e della legge sul divorzio, della scoperta dell’amore libero, delle femministe e della crisi tra una tradizione accettata e la ricerca di significati propri. Lui scultore, trasgressivo sulla carta ma incapace di esprimere vere passioni per una storia familiare castrante dominata da una madre ipercritica. Lei, casalinga. madre, abituata a chiedersi cosa vogliano gli altri e quasi mai cosa voglia lei, incapace di desiderare in prima persona. Proprio quando lei rompe l’equilibrio dove lui crea e lei accetta, la coppia inizia a cigolare.

Il film offre una immagina trigenerazionale della storia, il malessere del giovane narratore, figlio grande della coppia, viene spiegato attraverso anche le storie e le famiglie di origine dei genitori. Ecco allora un quadro di pretese di amore libero, modelle nude, aspirazioni di successo questo riempie la vita di lui, insieme a diversi tic e fragilità. Un uomo in bilico, la cui unica vera ferita è non poter ascoltare il suono dell’unico applauso desiderato ma mai ricevuto, quello materno. Dall’altra parte una famiglia borghese calda ma fermamente convinta della necessaria rigidità dei ruoli, per cui diventa accettabile anche il tradimento se non si rompe la coppia e si rimane madre a cui si torna per i figli. Quando lei inizierà a cercare risposte diverse l’illusione di una coppia, retta sul fascino di lui e il potere di lei davanti alle altre donne, si romperà.

Una frattura che sarà incapace di ricomporsi, un forte affetto, attrazione ma l’impossibilità di cambiare le regole di una relazione, di definire un nuovo impegno, un nuovo contratto comune capace di rispettare la nuova maturità, quella guadagnata da lei con la scoperta di sé stessa, anche grazie ad una avventura lesbica e da lui con la tardiva ma importante rottura dalla madre e dai suoi modi gelidi.

Testimoni di come una coppia possa andare in crisi e di come pesi la storia familiare sono i due figli di dieci e cinque anni, Dario e Paolo. Il primo è la voce narrante ( alter ego del regista che ne recita la voce adulta). Sono loro a far notare come troppo spesso immersi nelle relazioni e nelle emozioni, agli adulti manchi la capacità di proteggere i bambini, pensando che basti anche solo un po’ di vicinanza fisica a farsi perdonare una mancata cura e il rispetto delle piccole sensibilità (“Questa volta non te la cavi con un abbraccio” dice Dario alla madre).

Mentre i grandi sono presi da temi impetuosi per i tempi (il divorzio, arte concettuale, amore libero) e per il loro equilibrio (trasgressione, autostima, potere), i bambini restano, quasi invisibili, testimoni della frana che gli capita intorno. Almeno finché non decidono di attirare l’attenzione con qualche gesto forte. Proprio come decide di fare il piccolo Dario, riuscendo per un giorno a essere finalmente visto.

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