Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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Il problema non è mai come farsi venire in mente qualcosa di nuovo e innovativo ma come eliminare le convinzioni vecchie.
Dee Hock

Stavo per parlare d’altro oggi. Poi ho letto un articolo del 30 novembre sul Sole 24 Oreche parlava di Psicologia ed Economia. Non posso lasciar perdere, ho pensato. Devo parlarne. E’ economicamente utile che io lo faccia. Per diversi motivi, per altro. Primo perchè sembra ai più che la Psicologia si occupi solo di quanto accade dentro le relazioni, mentre invece si occupa anche di quanto gli gira intorno e molto spesso anche senza focalizzarsi sul sano/patologico in genere. Secondo? Perchè quello che si è detto spesso nelle pagine di questo Blog. Rispetto al come il male minore, molto spesso, sembra restare nello status quo, di come il vero male sia aggrapparsi al “mal comune mezzo gaudio” per poi scoprire che nessuno ne è poi realmente contento.

Insomma, perchè questo articolo mi ha colpita? Si parla di come si sia creato (a parole dell’autore Bastatin) un vero e proprio “malessere italiano” un fenomeno tutto nostro che non è solo legato alla “crisi”, all’economia, ma ha ormai radici anche nella psiche. Quello che inquina la possibilità di ripresa del paese è anche ( non solo, sia chiaro) uno stato depressivo latente, in cui prolifica un sentimento asociale che parte dal singolo ma ferisce la collettività intera nei suoi risultati. Per esempio? Portando, risorse utili fuori dai confini nazionali come la famosa “fuga dei cervelli” ma anche solo la fuga dei più giovani. O anche, la difficoltà ad investire nel presente che è vissuto come spaventoso e ingiusto, lesinando  in tutto.

La crisi del 2008 è stata come una malattia che incontra un corpo, in questo caso un paese, con pochi anticorpi, trovandolo pronto a star male. L’Italia non era un paese sereno quando tutto questo è iniziato, si era ancora feriti dagli scandali politici precedenti e ancora con poca volontà di riprendersi del tutto da quel passato malore. In effetti, oggi, gli italiani sono sfiduciati, considerano il paese poco credibile, corrotto ( e come dargli spesso torto), hanno paura del futuro, non vivono il presente, non riescono ad avere progetti. Insomma, quale ripresa è possibile se non si cerca di trasformare il substrato su cui certe emozioni trovano foraggio? Pochi sogni, autostima bassa, rassegnazione, la soddisfazione di piccoli desideri da realizzare subito, piuttosto che un faticoso e rischioso investimento sul futuro.

Se la crisi c’era e c’è in molti aspetti, da una parte alcuni paesi hanno fatto in modo di cavalcarla, mentre in casi come quello italiano, è diventata il segno della colpa, a cui è possibile solo rassegnarsi, che da un senso alla pochezza e non spinge a cercare nuovi significati. Questo il vero punto debole, perchè ancorata alla sua cecità, per mancanza di desiderio di vedere, l’Italia rinuncia alla possibilità di trovare il suo posto tra chi ancora può vincere e salvaguardare il suo benessere. Come dovrebbe fare? L’articolo è chiaro, investendo in offerta tecnologica, migliorare la formazione, l’apprendistato giovanile ma non solo. Rimando all’articolo per la parte, se vogliamo, più economica.

Ma parliamo di Psicologia. E’ un vero malessere ha permesso che un intero paese riposasse impantanato nelle sue difficoltà, senza dar impressione di volersi alzare, anzi, quasi gustando la comodità del posto e la vista che si gode. La sfiducia regna e diventa motivo per star fermi. Senza possibilità di altro. Senza cambiare. Eppure, la psicologia e i colleghi psicologi, lavorano da sempre su come realizzare una trasformazione, a partire dalle abitudini ma anche sulle aspettative, sulle possibilità. Per creare cosa?

CAMBIAMENTO

Questo è il punto che dovrebbe far spazio agli psicologi e alla psicologia, che dovrebbe essere desiderio e possibilità insieme. Voler creare la condizione per cui è possibile cambiare. Se non ci liberiamo del modo di vedere utilizzato dai più fino a questo momento, non sarà possibile realizzare un futuro che sia inclusivo, nuovo, attivo. Neil Postman, sociologo statunitense e teorico dei mass media, diceva che “Le persone che per qualche motivo sono angosciate a volte preferiscono un problema che è loro familiare piuttosto di una soluzione che non lo è per nulla”. Vero. Il comfort di un male che sappiamo sopportare è a volte preferibile alla paura di un bene che non sappiamo cosa sia. Peccato che, restando chiusi in se stessi, a guardare/patire/vivere sempre le stesse cose, difficilmente si prende il potere anche solo su se stessi, finendo con il perdere anche la possibilità di esercitare le proprie competenze a proprio favore.

Ci viene in aiuto, un altro articolo di domenica, su tutt’altro argomento. Si parla di come avere successo, attraverso l’intelligenza emotiva. Ecco. Un bene che può essere educato, in famiglia, a scuola, nelle relazioni. Il potere di aumentare la propria resilienza, la capacità di reagire e riprendersi anche dai momenti dolorosi, anche dopo una dura prova. Come possiamo migliorare la nostra intelligenza emotiva? Primo, decidendo di migliorarla. Chiaro. E poi? Avere cura della propria i.e. rende meno ansiosi, aumenta l’autostima, sostiene nel gestire le emozioni negative presenti, come la sfiducia e la paura per esempio, reagendo meno, gestendo la rabbia, riuscendo ad entrare più in contatto con noi, riuscendo quindi a tirarsi su in momenti negativi e a costruire relazioni migliori, migliorando anche la propria elasticità nell’interpretare gli avvenimenti.

Non per niente, riporta l’articolo di Stefania Medetti, secondo “una ricerca di Canergie Institute of Technology, l’85% del successo economico di una persona è legato a caratteristiche che non hanno a che fare con la sua preparazione accademica, quanto piuttosto con capacità relazionali.”

Quindi, come riparare la sfiducia di un paese? Investendo nel benessere dei cittadini, accompagnandoli a essere più forti, più resilienti, più sognatori e più capaci di progettare il futuro che vogliono. Certo, poi si dovrebbe attuare un cambiamento economico dal personale al nazionale, ma le possibilità di un piccolo Blog, purtroppo, non sono ancora arrivate tanto in alto.

Pollicino:  Il popolo degli sfiduciati
L’Orco: Non riuscire a reagire, impedendo la progettualità e la ripresa (interna ed esterna)
L’arma segreta  : Lavoriamo sulla fiducia su noi stessi e poi proiettiamola nel mondo, muovendoci in maniera più leggera e creativa.