Autore: Dott.ssa Simona Saggiomo

 

Indice:

3.     CONCETTO DI PERSONA COME  RELAZIONE

 

3.1   LA RUOTA MEDICINA

3.2 IL CERCHIO  E LA CIRCOLARITA’

3.3. LA STORIA DEL TOPO E IL PONTE DELL’ARCOBALENO

 

 

3.     CONCETTO DI PERSONA COME  RELAZIONE

 

3.1. LA RUOTA MEDICINA E LA RICERCA DELLA VISIONE

Per gli Indiani la parola medicina significava “Potere”, una forza energetica vitale a cui si poteva attingere in “Completezza ed Integrità”. Medicina significava anche “Conoscenza”.

La “Ruota di Medicina” potrebbe essere definita “Circolo di Conoscenza che ricostituisce il Tutto e da potere alla vita di un individuo”. Era il principale modo per spiegare l’esistenza, un mezzo per accrescere il potere e valorizzare la vita di un persona.

Questo circolo di potere, la Ruota  di medicina, svolgeva molte funzioni: era la mappa della mente e alla conoscenza del nostro scopo nella vita, e sempre uno strumento di lavoro per forgiare la nostra persona, per sintonizzarci con le energie della Terra e con le forze invisibile della Natura. (http://www.ilcerchiodellavita.com/Sciamanesimo/Ruota_Medicina.htm).

Essa  rappresenta il modo per percepire le cose, ricercare una visone appunto; è scoprire noi stessi e trovare il modo che ci lega al mondo che c’è intorno a noi.

Gli Insegnamenti della Ruota Medicina  sono quattro, rappresentati graficamente da un animale. Per poter raggiungere la consapevolezza di sé e il contatto con tutto il mondo, bisogna percorrere ogni verso, perché ogni direzione è un preciso insegnamento. Esso dura tutta la Vita, e si può ampliare di volta in volta. Lo strumento per conoscere e legarmi al Mondo è il donare.

A Nord si trova la Saggezza, il cui Colore è il Bianco, e l’animale è il Bisonte; a Sud si trova il Dono dell’Innocenza, il cui colore è il Verde e l’animale corrispondente è il Topo. Ad Ovest c’è l’Introspezione, rappresentata dall’Orso, il cui colore è nero; infine c’è l’Est, il cui Dono è L’illuminazione, rappresentata dall’Aquila e il colore corrispondente è il giallo.

Quando si nasce si parte da un posto preciso della Ruota e quello sarà il punto di partenza per conoscere se stessi e il resto della Vita. Secondo questa prospettiva per vivere in completa l’Armonia è auspicabile che conosca tutti questi Doni, altrimenti sarà incompleto.

Quando si impara qualche cosa dalla Ruota si cambia il nostro modo di percepire, e diventa Insegnamento per l’altro, un Dono.

I Doni del Nord si trovano la Creazione e la Distruzione, ma anche la Saggezza; l’Uomo che ha visto solo il Nord, comprende solo questi Doni,ma non è completo, perché non ha visto quelli del Sud. E’ difficile andarci, scendere, perché bisogna avere Fiducia, Innocenza e Fratellanza. Ma vi sono altri Doni: quelli della Realtà del toccare. Lungo la via dell’Est è quella dell’Illuminazione, ma solo se ha già visitato le altre Vie; questa è quella del Vedere lontano, dove comincia il nuovo giorno che illumina tutto. L’Ovest è la via dell’introspezione, del Guardarsi dentro . Chi ha questo Dono è in grado di vedere la luce anche nei momenti di buio. ( H. Storm “Sette Frecce” ed Corbaccio, 1997).

Tutti gli aspetti della Vita e della Morte degli Amerindi sono rappresentati dal Cerchio. Ecco una sintesi della sua storia:

Esiste su tutto il pianeta un simbolo preistorico che ricorre in culture diverse e lontane tra di loro. Un simbolo che nel suo aspetto base è rappresentato da un cerchio con un foro al centro, un disco forato, ma che si arricchisce, a seconda delle varie culture etniche, di altri segni simbolici.

Questo simbolo grafico lo possiamo ritrovare sotto forma di graffito, tracciato su rocce di tutti i continenti, oppure rappresentato da pietre forate all’interno di templi megalitici, disegnato da pietre allineate sul terreno o sotto forma di scultura o di rappresentazione grafica, o ancora, sotto forma di antico gioiello e costituito da metallo o pietra dura. La sua presenza nella storia dell’uomo risale a tempi preistorici e compare in culture lontane tra di loro come quella degli indiani d’America, quella dei popoli del nord Europa, o presso gli aborigeni australiani, in Cina o anche nei templi egizi, presso gli Aztechi, i Maya, gli Etruschi.

Ancora oggi, nelle culture dei Popoli naturali di tutto il pianeta, dai Celti agli indiani d’America, questo simbolo è comune e legato a significati profondamente mistici. Per gli indiani d’America il Cerchio Sacro è un simbolo fondamentale della loro cultura, in quanto rappresenta la manifestazione di Wakan-Tanka, il Grande Mistero, che per tutti i nativi d’America è la massima divinità, il principio creatore su cui si regge tutto l’universo conosciuto. Interessante notare che Wakan-Tanka significa letteralmente Grande Mistero, da Wakan (grande) e Tanka (mistero) e sta ad indicare, secondo la concezione filosofica degli indiani d’America, il grande abisso che circonda l’uomo, il Mistero da cui ogni cosa proviene e nel cui Segreto si può trovare il significato dell’esistenza. Ma Wakan-Tanka venne tradotto dai gesuiti “Great Spirit”, Grande Spirito, traduzione che rispecchia l’influenza cristiana e che poi rimase, deformando il senso originale del termine.

Il Cerchio, per i Nativi Americani, è sempre stato un simbolo molto potente: il Sole sorge e tramonta in circolo, la Terra è rotonda, i pianeti girano su se stessi, il vento crea dei turbini circolari, gli uccelli creano dei nidi a forma di cerchio, le mandrie dei bisonti (nutrimento essenziale per le tribù dei nativi) si muovono in senso circolare nelle loro migrazioni stagionali, ecc… il cerchio simboleggia i cicli di vita, morte, rinascita ed è stato adottato dai Nativi quale rappresentazione della loro comunità (“Nei tempi andati, quando eravamo un popolo forte e felice, tutto il nostro potere ci veniva dal Cerchio Sacro della Nazione, e finché quel cerchio non fu spezzato, il popolo fiorì. L’albero fiorente era il centro vivente del cerchio, e il circolo dei quattro quadranti lo nutriva. L’est dava pace e luce, il sud dava calore, l’ovest dava la pioggia, e il nord, col suo vento freddo e potente, dava forza e resistenza.”).

Per poter realizzare la completezza spirituale e terrena un individuo deve percorrere la propria ruota di medicina (che simboleggia anche la Danza del Sole cioè il ciclo completo delle stagioni) in tutte le sue direzioni; ogni direzione ha in sé il potere del vento corrispondente che può essere invocato ed assimilato. La Fanciulla Stella o Donna Bisonte Bianco è colei che ha trasmesso la conoscenza delle Cose Sacre nelle varie nazioni indiane e in particolare l’insegnamento della Sacra Pipa.

Tutto ciò che il Potere del Mondo fa, lo fa in circolo. Il cielo è rotondo, e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla, e che così sono le stelle. Il vento, quando è più potente, gira in turbini. Gli uccelli fanno i loro nidi circolari, perché la loro religione è la stessa nostra. Il sole sorge e tramonta sempre in circolo. La luna fa lo stesso, e tutt’e due sono rotondi. Perfino le stagioni formano un grande circolo, nel loro mutamento, e sempre ritornano al punto di prima. La vita dell’uomo è un circolo, dall’infanzia all’infanzia, e lo stesso accade con ogni cosa dove un potere si muove. 

Le nostre tende erano rotonde, come i nidi degli uccelli, e inoltre erano sempre disposte in circolo, il cerchio della nazione, un nido di molti nidi, dove il Grande Spirito voleva che noi covassimo i nostri piccoli.

Anche il nome del simbolo, che per i Lakota è definito “Ciangleska Wakan” (Cerchio Sacro), è stato trasformato: questo cerchio viene comunemente chiamato “medicine-wheel”, ruota della medicina, anche questa volta tradotto dai colonizzatori in modo inesatto. Questa traduzione ha origine nel fatto che i medicine-men delle varie tribù indiane usavano una pietra forata, di turchese o lapislazzuli o cristallo di rocca, nelle pratiche terapeutiche e nei loro riti sciamanici. Ma il simbolismo del Cerchio Sacro è molto più complesso: è l’emanazione stessa di Wakan-Tanka e rappresenta il cerchio sacro all’interno del quale avviene la grande magia che permette all’universo e all’uomo di esistere. In questa prospettiva, il simbolo è stato anche identificato con Madre Terra, intesa come il tramite con il Grande Mistero, dispensatrice di vita e di evoluzione.

Questo stesso simbolo, con i medesimi significati, è molto diffuso nelle culture pre-cristiane del nord Europa. Presso i Celti il disco forato, chiamato nella sua definizione più arcaica “Shahqt-mar”, era il simbolo del Cerchio Sacro al cui interno avveniva il processo evolutivo che portava alla trasformazione della sostanza dell’universo, da materia bruta a spirito, in una continua trasmutazione degli elementi. Ancora oggi nei Paesi celtici il simbolismo del Cerchio Sacro è conosciuto con lo stesso significato anche se con nomi diversi, come “kelc’h” che per i bretoni indica il Cerchio, o sempre in Bretagna, Rod (la ruota). “Fàinne” è invece il disco forato irlandese. La famosa Tavola Rotonda della leggenda è anch’essa una rappresentazione della Shahqt-mar, è infatti vuota al centro per ospitare le apparizioni del Graal, inteso come centro creatore dell’universo.

Per comprendere il significato filosofico del simbolo occorre risalire alla concezione filosofica delle culture dei Popoli naturali, molto diverse da quelle delle grandi religioni. Secondo i Popoli naturali, l’universo e tutto ciò che esso contiene fanno parte di un medesimo processo formativo, unitario e continuativo. Il principio creatore attiva in continuazione una grande magia: quella magia che permette alla terra, al cielo e a tutto ciò che convive in essi, di manifestarsi e continuare ad esistere in modo armonico. Questa magia può avvenire all’interno di un cerchio sacro che ne delimiti l’azione: una sorta di crogiuolo alchemico dove avviene il processo evolutivo universale. L’uomo, a sua volta, può usufruire di tale processo ed evolversi a sua volta, a patto che rimanga dentro il cerchio sacro che protegge la sua evoluzione. Ma il cerchio sacro rappresenta tutto l’esistere, ecco pertanto che l’uomo deve rendersi conto che la sua casa è il mondo intero, i suoi confini sono il grande abisso infinito che lo circonda. Solo rendendosi conto della sua dimensione cosmica l’individuo può espandere la sua coscienza a tutto l’universo. Se vuole crescere, deve guardarsi intorno e prendere insegnamento dalla terra, dal cielo, dagli astri, dalle nuvole, dagli uccelli. La presenza del Mistero è in ogni cosa, e ogni cosa è profondamente affratellata all’uomo.

Una variante della medicie-wheel è il cerchio con la croce in mezzo. Le braccia della croce simboleggiano i quattro punti cardinali e questa variante sta ad indicare ancor più precisamente l’espansione dello spirito verso tutte le direzioni possibili fino ad abbracciare tutta l’esistenza. Questa variante del simbolo è presente anche nei popoli del nord Europa: ci riferiamo alla croce celtica dei Nativi europei.

La croce celtica, che nella sua forma più arcaica è rappresentata da un cerchio esterno con una croce inscritta e un cerchio interno vuoto in mezzo, è la rappresentazione grafica di un insegnamento che si traduce in un complesso simbolismo che nelle scuole druidiche veniva insegnato come la filosofia della “triade”, l’aspetto più sacro dell’insegnamento druidico. Il simbolismo della croce celtica contiene le indicazioni per comprendere i tre mondi dell’uomo, il corpo, la mente e lo spirito, e contemporaneamente esprime il Mistero riferito all’intima natura dell’esistenza. L’arte del megalitismo, presente su tutto il pianeta e traccia evidente delle origini arcaiche della tradizione dei Popoli naturali, conserva il simbolo del cerchio sacro nella sua forma più arcaica sotto forma di grosse pietre forate: famose quelle di Cornovaglia e Bretagna. Ma negli stessi cerchi di pietre, i cromlech formati da menhir più o meno imponenti, di cui abbiamo traccia su tutti i continenti, troviamo il simbolismo del Cerchio Sacro. In questa chiave si potrebbe rivisitare il significato di certi tumulus circolari e vuoti dentro, come ad esempio quelli dell’imponente tempio di Clava Cairn, in Scozia. I tumulus sono stati considerati dagli archeologi come monumenti funerari, anche se solo in pochi casi sono stati ritrovati resti di sepolture all’interno; ma nulla vieta di pensare che in realtà fossero templi ispirati al simbolismo del Cerchio Sacro. Lo stesso si potrebbe ipotizzare per le famose coppelle, abbondanti nei ritrovamenti archeologici di tutto il pianeta. (www.newearthcircle.org).

 

3.2 IL SIGNIFICATO DEL CERCHIO E LA CIRCOLARITA’SISTEMICA
Gli Amerindi rispettavano la Vita e non temevano la Morte, anzi, la ringraziavano quando stava per arrivare. Fino a quanto allontaniamo ciò che ci spaventa, come la sofferenza e il dolore, la paura della morte e così via, nulla potremmo imparare da esso: “ Oggi è un buon giorno per morire e con questo vogliamo dire che non c’è nulla di cui aver paura” ( ibidem, pag. 179).

Una poesia tratta da una raccolta di poesie indiane, così descrive come avvicinarsi alla Morte:

Vivi la tua vita in maniera tale che la paura della morte
non possa mai entrare nel tuo cuore.
Non attaccare nessuno per la sua religione;
rispetta le idee degli altri, e chiedi che essi rispettino le tue.
Ama la tua vita, migliora la tua vita,
abbellisci le cose che essa ti da.
Cerca di vivere a lungo
e di avere come scopo quello di servire il tuo popolo.
Prepara una nobile canzone di morte per il giorno
in cui ti incamminerai verso la grande separazione.
Rivolgi sempre una parola od un saluto quando incontri un amico,
anche se straniero, in un posto solitario.
Mostra rispetto per tutte le persone e non umiliarti davanti a nessuno.
Quando ti svegli al mattino ringrazia per il cibo e per la gioia della vita.
Se non trovi nessun motivo per ringraziare,
la colpa giace solo in te stesso.
Non abusare di niente e di nessuno,
per farlo cambia le cose sagge in quelle sciocche
e priva lo spirito delle sue visioni.
Quando arriverà il tuo momento di morire,
non essere come quelli i cui cuori sono pieni di paura,
e quando arriverà il loro momento essi piangeranno
e pregheranno per avere un ‘altro poco di tempo per vivere
la loro vita in maniera diversa.
Canta la tua canzone della morte
e muori come un eroe che sta tornando alla casa.”

Capo Tecumseh

Anche questo momento della Vita era vissuto dagli Amerindi in modo diverso dai bianchi: la Morte era un elemento dell’esistenza, non la fine di un percorso, tanto per gli uomini che per gli animali. Questa concezione nasce dal fatto che ogni cosa è un Dono, tanto vivere quanto morire, perché ha sempre un significato: per sé e per la Madre Terra.

“Noi creature a due zampe” diceva Winona “ non riceviamo ( dalla Vita) quello che vogliamo ma quello di cui abbiamo bisogno per vivere come esseri umani” ( Priscilla Cogan “La bussola del cuore” ed.  I fili d’oro, 2002, pag. 239. Come leggere tutto ciò? Come comprendere e diventare consapevoli di che cosa abbiamo bisogno per essere in equilibrio?

Gli sciamani interrogavano gli Spiriti nella capanna del sudore, un rituale ben preciso anche se con variazioni in tribù diverse, ma tutte col medesimo scopo: trovare nuove domande, per riuscire a dare delle risposte che aiutassero la persona bisognosa a riacquistare l’equilibrio. L’attenzione era volta ai segnali di risposta che il Grande Spirito dava attraverso animali, sogni, visioni o altro; questo permetteva il dialogo e la reciprocità delle relazione tra sciamano e il waka tanga. Predecessori della circolarità sistemica, lo sciamano usciva dalla tenda e dava il responso alla comunità o al singolo sotto forma di interpretazione dei segnali visti, di storie o sogni avuti.

La circolarità aveva anche un altro Valore: non solo quello della comunicazione, ma anche come significato della Vita e della Morte ; gli Spiriti sceglievano come manifestarsi, se attraverso un animale, un fiore, un tuono, e arrivati alla fine del loro viaggio, passavano in un altro corpo e continuavano a vivere. Non esisteva la paura della Morte, anzi: essa era affrontata con orgoglio e forza. Era rispettata, temuta, ma mai dipinta come un aspetto solamente negativo. Ad ogni stato di morte, ne esiste un altro che vive. Nel libro di Priscilla Cogan la sciamana racconta alla psicologa quanto la morte sia necessaria alla vita, quanto continuare a vivere sarà possibile sotto altre forme. La difficoltà occidentale di comprendere quanto ciclo, è dettato soprattutto dal Cristianesimo, che ha connotato negativamente tutto ciò che è dolore e sofferenza, morte inclusa. Al posto di considerarli come aspetti del nostro viaggio, di come questi possano aiutarci a nostra volta, o di come questi siano la risposta a qualche bisogno meno consapevole, tutto ciò che morte è contrapposta alla vita, come lo spirito lo è nei confronti della carne e il peccato verso la redenzione.

Nella cultura Indiana d’America non esiste “il contrario di”, ma “il dialogo con”.La prospettiva di reciprocità permette all’altro di poter rispondere, di essere accolto e preso in considerazione. Il dialogo con la Natura è di ascolto, non solo fatto di domande; è la considerazione di essere insieme a confrontarci che rende la co – costruzione di una risposta.

3.3  LA STORIA DEL TOPO E IL PONTE DELL’ARCOBALENO

La Storia del Topo, animale totem, racchiude il significato e aiuta a comprendere meglio il viaggio di una persona lungo le quattro vie della Ruota Medicina. Il Ponte arcobaleno è una preghiera che racconta dove vanno a vivere i nostri animali domestici e di dove noi li andremo a ri- trovare in un altro viaggio. Entrambe le storie raccontano di animali e uomini, di viaggi e speranze, di vita e morte e soprattutto di come tutto torna, tutto rivive se cambiamo prospettiva.

Ecco la storia del Topo:

C’era una volta un Topo. Era un Topo sempre affaccendato, che cercava dappertutto, toccava l’erba con i baffi e teneva gli occhi sempre ben aperti. Naturalmente aveva da fare, come tutti i topi hanno da fare. Ma di tanto in tanto sentiva un suono strano: allora la testa, strizzava gli occhi per vedere meglio, con i baffi in alto e si chiedeva che cosa potesse essere. Un giorno corse da un altro topo e disse : “ Hai sentito una specie di rombo nelle orecchie, Fratello?”. “No, no”, rispose l’altro topo, senza neppure alzare il suo naso affaccendato da terra : “Non ho sentito niente. Ma ora ho da fare. Ne parliamo dopo”. Fece la stessa domanda a un altro topo e questi lo guardò con aria strana : “ Sei diventato matto? Quale suono?” chiese e corse in un buco di un pioppo caduto a terra. Un topolino scosse i baffi e si dette da fare, deciso a dimenticare tutta quella faccenda. Ma molto debole, ma c’era! Un giorno decise di fare indagini per conto suo e di scoprire un po’ cos’era quel suono. Lasciò gli altri topi affaccendati, si allontanò un po’ e si mise di nuovo ad ascoltare. C’era ancora! Drizzò le orecchie per sentire meglio, quando una voce gli disse : “Salve”. “Salve Fratellino”, disse ancora la Voce, e per poco Topo non saltò fuori dalla sua pelle. Curvò la schiena e la coda e si preparò a scappare.

“Salve”, disse ancora la voce. “Sono io , Fratello Procione”. Ed era proprio vero! “ Che ci fai da solo, Fratellino?” chiese il Procione. Il Topo arrossì, e con il naso toccò quasi Terra. “Ho sentito un rombo nelle orecchie e volevo vedere cos’era”, rispose timidamente.

“Un rombo nelle orecchie?”disse il procione sedendosi accanto a lui. “Fratellino, tu hai sentito il fiume”. “Il fiume?”chiese Topo con una punta di curiosità. “Che cos’è un fiume?”.”Vieni con me e ti farò vedere il Fiume”, disse Procione.

Piccolo Topo aveva paura, ma era deciso a scoprire una volta per tutte cos’era il Rombo. “Poi posso sempre tornare al mio lavoro”, pensò . “Forse, una volta che avrò sistemato questa faccenda, mi potrà aiutare a esaminare le cose e a raccoglierle. E pensare che i miei fratelli dicevano che non era niente. Gliela farò vedere io. Chiederò a procione di tornare con me e così avrò anche la prova. “Va bene, Fratello Procione”, disse Topo.

“Portami al fiume. Vengo con te.”

Sette Frecce, mentre raccontava la storia, vedeva che si stavano radunando altri fratelli per ascoltare la storia e disse “ Gli uomini sono come quel topolino, si preoccupano così tanto delle cose di questo mondo che non riescono a percepire quelle che non riescono a percepire quelle che sono più lontane. Esaminano con cura queste cose, e danno appena una toccatina con i baffi a certe altre: ma tutte devono essere molto vicine ai loro occhi. Il rombo ch sentono nelle orecchie è il fiume, e cioè la Vita… gli uomini sono troppo impegnati nelle loro piccole vite da Topi per stare ascoltare: c’è chi nega la realtà del rumore, chi non la sente affatto e chi, figlio mio, l’avverte come urlo nel cuore. Piccolo Topo ha sentito il rumore e si è allontanato dal mondo dei Topi per capire.

“E il procione è il grande spirito?”Sette Frecce rispose: “ Rappresenta ciò che l’uomo scoprirà, se naturalmente avrà voglia di cercarla, e che lo porteranno al Grande Fiume. Il procione può essere l’uomo o gli uomini”. Che tipo di uomini ?” e lui: “ Uomini che conoscono il Fiume di Medicina , che hanno fatto esperienza e conoscono la vita. Ora continuo la storia”.

Così topo seguì Procione, mentre il Cuore gli batteva furiosamente in petto. Il Procione lo portò lungo i sentieri sconosciuti e piccolo Topo sentì l’odore di tante cose che avevano percorso quella Via. Spesso ebbe paura e fu quasi sul punto di tornare indietro, ma alla fine arrivarono al fiume!Era enorme, una cosa da togliere il fiato, chiaro e profondo in certi punti, fangoso in altri. Era così  grande che Topo non riusciva a vedere dall’altra parte. Rombava , Cantava, Gridava e Tuonava lungo il percorso. Piccolo Topo vide trascinati sulla superficie pezzi grandi  e piccoli di mondo. “E’ potente!”, disse, cercando le parole. “E’ una Cosa Grande”, rispose il Procione, “ vieni , voglio presentarti a un’Amica”. In un punto più calmo e più basso c’era una Ninfea verde e lucida e sopra la Ninfea c’era una Rana, verde quasi quanto la Foglia su cui sedeva. La pancia bianca della Rana si vedeva chiaramente. “Salve, Fratellino” disse la rana “ benvenuto al Fiume”.

“Ora devo lasciarti”, disse Procione, “ ma non temere , Fratellino, perché ora Rana avrà cura di Te”. E Procione si allontanò per cercare cibo da lavorare e mangiare lungo la riva del fiume. Piccolo Topo si avvicinò all’Acqua  e vi guardò dentro : vide l’immagine di un Topo Terrorizzato.

“Chi sei?”chiese piccolo Topo al riflesso. “ Non hai paura a stare in mezzo al Grande fiume?” “No”, rispose la Rana, “ non ho paura, perché fin dalla nascita ho il Dono di poter restare sopra e dentro il fiume. Quando Inverno arriva e fa gelare questa Medicina, io divento Invisibile. Ma finché Uccello di Tuono vola, io sono qui. Per vedermi, bisogna venire quando il mondo è Verde. Io, Fratello, sono la custode dell’Acqua”.

“Straordinario!”, disse Piccolo Topo alla fine, cercando ancora una volta le parole. “Ti piacerebbe avere un po’ di Potere di Medicina?”. Chiese Rana. “Potere di Medicina?Io?” chiede Piccolo Topo “Sì, sì! Sì è possibile!”. “Allora accucciati più basso che puoi, e poi salta più in alto possibile e avrai la tua Medicina!” disse Rana.

Piccolo Topo fece come gli era stato detto : si accucciò più in basso che potè e poi saltò. E quando saltò , i suoi cocchi videro le montagne sacre. ..Piccolo Topo non credeva ai suoi occhi. Ma erano là! Quando però ricadde, atterrò nel fiume! …Piccolo Topo si spaventò e riguadagnò la riva. Era bagnato e spaventato a morte. “Mi ha ingannato”gridò la Rana. “Aspetta”  disse la rana “ non ti sei fatto male. Non farti accecare dalla paura e della rabbia. Che cosa hai visto?”

“Io.. io ho visto le Montagne Sacre!”

“E hai anche un nuovo nome! “ disse Rana “ Ti chiami Topo che salta”.

“Grazie , grazie” disse Topo che salta “ voglio tornare alla tribù e dire loro di questa cosa che mi è successa”. “Bene allora vai , ritorna alla tribù, non ti dirà sarà difficile ritrovarli. Basterà che tu vada nella direzione opposta a quella del suono del fiume di medicina e troverai i tuoi fratelli topi”. Topo che salta tornò al mondo dei Topi, ma trovò soltanto delusioni: nessuno voleva ascoltarlo. Poi dato che era bagnato, e che non sapeva come spiegarlo, visto che non c’erano state piogge, molti Topi avevano paura di lui, perché credevano che fosse stato sputato dalla bocca di qualche animale che aveva cercato di mangiarlo. E tutti quanti sapevano che se non era stato cibo di uno che lo voleva, allora sarebbe stato veleno anche per loro. Topo che Salta viveva ancora tra la sua gente, ma non riusciva a dimenticare la visione delle Montagne Sacre.

Sette Frecce disse “ Il tuo scudo  ha alcuni segni verdi…sono i segni dello specchiarsi, proprio come quando Topo che Salta guardò nel fiume e vide il suo riflesso… la Ruota Medicina è lo specchiarsi del Grande Spirito , l’Universo , fra gli uomini. Noi tutti siamo il Fiume di Medicina, e l’Universo è il Fiume di medicina nel quale  gli uomini si specchiano , figli miei. E a nostra volta noi vediamo le nostre Medicine specchiate nell’Universo….Piccolo Topo ha sentito un rombo nelle orecchie e ha cercato di scoprire il mistero: ha incontrato Procione che lo ha portato il Fiume di Medicina, che rappresenta la Vita, dove si è visto specchiato nella Vita…tutti noi veniamo così rispecchiati figli miei, ma molti non sono andati al Grande Fiume e non hanno visto. Qualcuno ha seguito Procione che lo ha portato al Fiume , ha visto il proprio riflesso, si è spaventato, ed è tornato a rifugiarsi fra i topi. Ma l’insegnamento è sempre lì, sempre valido per chi sa cercarlo: è il luogo del sud, il luogo della Fiducia. La storia continua così: Topo che Salta andò al limite dove vivevano i topi e guardò la prateria. Poi guardò in alto per vedere se c’erano Aquile :il Cielo era pieno di macchie …ma era deciso a raggiungere le montagne sacre, per cui si fece coraggio  e prese a correre più che poteva nella prateria…corse finchè arrivò alla Casa del Saggio..”Salve” disse il vecchio Topo “Benvenuto” e Topo che Salta fu stupefatto di un posto del genere: “Tu sei sicuramente un grande Topo e questo sicuramente è un posto meraviglioso. Oltretutto qui le aquile non possono vederti”. E il Grande Topo rispose. “ Sì… e da qui si vedono tutti gli esseri della prateria. Il Bisonte, l’Antilope, il Coniglio, e il Coyote…”. “ E vedi anche le Grandi Montagne?” “Sì e no” rispose “ So che esiste il Grande Fiume, ma temo che le Grandi Montagne siano solo un mito: scordati il desiderio di vederle e rimani qui con me. C’ è tutto qua quello che tu possa desiderare”…”Grazie per il cibo … ma io devo cercare le Montagne” e il Grande Topo “ Ci sono tanti pericoli nella prateria!Guarda su!… sono aquile, ti prenderanno”. Costò molto a Topo che Salta andarsene , prese tutto il coraggio e corse via…sentiva le ombre di quelle macchie sulla schiena…arrivò ad un cespuglio e vide un posto spazioso, fresco, c’era l’acqua, semi da mangiare… sentì un respiro pesante : era un Bisonte “Che magnifica creatura” e lui “ Salve Fratello, grazie per essere venuto” disse il Bisonte. Il Topo chiese “ Perché stai qui?” e lui: “Sono malato e sto per morire e la mia Medicina mi dice che soltanto l’Occhio di un Topo mi può guarire”. Il Topo rifletteva “ Se non gli do il mio occhio. Ed è una creatura troppo Grande perché la possa lasciar morire… io sono un Topo e tu Fratello mio sei una grande creatura. Non  posso lasciarti morire. Ho due occhi, e così puoi averne uno”. Non ebbe detto queste parole, l’Occhio di Topo che Salta volò via dalla testa e il bisonte guarì e si alzò in piedi, facendo tremare tutto. “Grazie, Fratellino, so della tua ricerca delle montagne sacre e della visita la Fiume. Tu mi hai donato la Vita, in modo che io possa donare al Popolo. Sarò tuo fratello per sempre. Corri sotto di me: ti porterò ai piedi delle Montagne Sacre e non dovrai temere le macchie, perché le Aquile non ti vedranno”. Così il Topo corse sotto il Bisonte… ma con un occhio solo vedeva male e aveva paura…  “Io ti lascio qui Topo che Salta..ora torno alla prateria. Sai dove trovarmi Fratello”.

Sette Frecce disse ai suoi amici mentre raccontava la storia del Topo: “ Quando si comincia la ricerca si incontrano Topi che possono darti il nome delle creature della prateria , ma non le hanno mai toccate né conosciute da vicino. Queste persone posseggono un grande Dono, ma passano la loro vita nascosti…i Topi vedono bene soltanto le cose molto vicine… coloro che vedono la realtà come i topi, vedranno sempre il il cielo pieno di macchie, proprio perché vedono pochissimo e naturalmente impauriti come sono prenderanno quelle macchie come aquile. Ma Topo che Salta non si ferma  e continua a correre…Il bisonte è il Dono più grande che il Grande Spirito ha fatto al Popolo: è lo Spirito del Donare. Topo che salta ha donato un suo occhio, cioè uno dei modi di veder la realtà del Topo e fa guarire il Bisonte… “ Ma perché deve donare proprio un occhio per far guarire il Bisonte?” chiese un Indiano; Sette Frecce rispose : “ Perché il Topo , e con lui la categoria di persone che vivono la pari dei topi, deve sacrificare uno dei modi di vedere le cose per poter crescere… ma nessuno lo ha obbligato… ma se avesse deciso di restare là invece di muoversi verso le Montagne Sacre, sarebbe stato tormentato dalla sete: le ciliegie e i semi gli avrebbero fatto venire sete… credetemi tante persone hanno scelto di fermarsi e vivere soffrendo la sete… altri invece hanno corso con il Bisonte… ma la storia non è finita”.

Topo che Salta iniziò ad esplorare il posto nuovo e vide che c’erano molte cose  in più degli altri posti ; cose da fare, abbondanza di semi … ma vide un Lupo Grigio seduto: “Salve Fratello Lupo”, disse Topo che Salta. Il Lupo drizzò le orecchie e gli brillarono gli occhi “Lupo! Lupo! Ecco che cosa sono !Sono un Lupo!”, ma poi tornò silenzioso quasi come se non se lo ricordasse; ma quando Topo lo chiamava si emozionava, ma poi dimenticava tutto e pensò “ una creatura così grande che non ha memoria!”Topo che Salta si fermò , ascoltò il suo cuore e andò dal Lupo :

“ Fratello Lupo…ti prego ascoltami… io so che cosa ti guarirà : uno dei miei occhi. E voglio donartelo. Tu sei una creatura più grande di me. Io sono soltanto un Topo. Prendilo!” . Non appena Topo che Salta pronunciò quelle parole, il suo occhio gli volò via dalla testa e il Lupo guarì. Il Lupo si mise a piangere, ma il suo piccolo fratello non lo vide perché ora è cieco. “Sei un Grande Fratello… perché mi hai restituito la memoria. Ma ora sei cieco . Io sono colui che guida alle Montagne Sacre e ti porterò lassù, dove c’è il Grande Lago Medicina: è il più bel lago del mondo, e in esso si riflette tutto il Mondo”. “Sì portami lì”, risposte il Topo. E così fu. Arrivati alle montagne i due Fratelli si salutarono. Ma Topo che salta una volta arrivato si sedette e iniziò a tremare di paura. Correre non sarebbe servito perché non vedeva, e un’Aquila lo avrebbe mangiato. Sentì un’ombra sulla schiena … si rannicchiò e l’Aquila lo colpì. Topo che Salta si addormentò. Poi si risvegliò : grande fu la sorpresa di essere ancora vivo  e che vedeva! “Vedo, vedo!” gridò, e un’ombra si avvicinò: “Salve Fratello… vuoi Medicina?” “Medicina per me?..sì , sì…” “Allora accucciati più che puoi e poi salta più in alto possibile” . Topo che Salta fece come gli venne chiesto : saltò in alto e poi il Vento lo prese e lo portò ancora in più in alto. “Non avere paura….fidati del Vento!”… Topo che Salta si affidò al Vento e quando aprì gli occhi si accorse che ci vedeva benissimo e più in alto volava, meglio ci vedeva… poi vide una vecchia amica su una ninfea: era la Rana: “ Hai un nome nuovo” disse la rana : “Ora ti chiami Aquila!”. ( H. Storm. Pag 78 – 95).

Anche la storia del Ponte  Arcobaleno racconta di attese, insegnamenti e soprattutto di Vita e Morte: quando ci lasciamo trasportare possiamo imparare cose nuove e ritrovare vecchi amici.

Il Ponte dell’Arcobaleno è una leggenda che ancora una volta ci mostra come la Vita non finisca e di come la morte sia un altro evento, non solo la fine. In questo luogo umani e animali si rincontreranno e inizieranno altri viaggi.

Le tribù degli Indiani d’America si sono tramandati per secoli questa leggenda, dedicata a tutte le persone che soffrono per la morte di un loro caro amico, che sia umano o non umano.

“Lassù nel cielo c’è un luogo chiamato Ponte Dell’Arcobaleno. Quando muore un’amico peloso che è stato amato da qualcuno, questi sale su fino al Ponte dell’Arcobaleno, dove ci sono prati e colline a disposizione dei nostri amici, i quali possono correre e giocare assieme. C’è tanto cibo, tanta acqua, c’è tanta luce solare, ed i nostri amici sono al calduccio e a proprio agio. Tutti gli animali che si sono ammalati ritrovano la salute ed il vigore, quelli che sono stati feriti tornano intatti e forti, proprio come ce li ricordiamo quando li sognano ricordando i bei giorni passati assieme. Gli animali sono felici e contenti, salvo per una cosa: manca loro qualcuno che è stato veramente speciale per loro, dal quale hanno dovuto separarsi. Tutti loro corrono e giocano insieme, ma per ognuno di loro arriva un giorno in cui si fermano e guardano lontano all’orizzonte. I loro occhi lucenti sono all’erta, i loro corpi palpitanti. Allora si staccheranno dal gruppo, volando sull’erba verde, con le zampe che li condurranno sempre più velocemente. Vi hanno avvistato, vi hanno riconosciuto. Voi ed il vostro amico del cuore vi ritroverete, per non separarvi mai più. Una pioggia di baci vi ricoprirà il viso, la vostra mano potrà accarezzare di nuovo l’adorata testolina, e potrete guardare di nuovo negli occhi il vostro amico del cuore, che è stato fisicamente lontano da voi ma non è mai stato lontano dal vostro cuore. E allora attraverserete insieme il Ponte dell’Arcobaleno…” (http://www.dogwelcome.it/OLD/ponte.html).