Il vizio del gioco, ovvero il gioco d’azzardo patologico

Autore: Dalila Borrelli

Vedi Sito Web http://www.sosazzardo.it/

Il DSM-IV definisce il gioco d’azzardo1patologico «un comportamento persistente, ricorrente, disadattivo di gioco d’azzardo che compromette il funzionamento personale, sociale e lavorativo dell’individuo».

Tale patologia, inserita nella categoria deiDisturbi del Controllo degli Impulsi, viene diagnosticata in base alla presenza dei seguenti criteri:

A. Persistente e ricorrente comportamento di gioco d’azzardo maladattivo, come indicato dai seguenti punti:

  1. il soggetto è eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo (ad es. è eccessivamente assorbito nel rivivere esperienze passate di gioco d’azzardo, nel programmare le future, nel pensare a come procurarsi il denaro necessario per giocare);
  2. ha bisogno di giocare con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata;
  3. ha tentato ripetutamente, senza successo, di interrompere o almeno di ridurre e controllare il gioco d’azzardo;
  4. è irritabile, inquieto quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo;
  5. gioca d’azzardo per sfuggire problemi o per alleviare un umore disforico (ad es. sentimenti di colpa, ansia, impotenza, depressione);
  6. dopo aver perso al gioco spesso torna un altro giorno per giocare ancora (rincorrendo le proprie perdite);
  7. mente ai membri della famiglia, al terapeuta o ad altri per nascondere l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo;
  8. ha messo a repentaglio o perso una o più relazioni significative, il lavoro od opportunità scolastiche o di carriera per il gioco d’azzardo;
  9. ha commesso azioni illegali come falsificazione, frode, furto, appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo;
  10. si affida ad altri per reperire il denaro necessario ad alleviare una situazione finanziaria disperata causata dal gioco d’azzardo;

B. Il comportamento di gioco d’azzardo non è meglio attribuibile ad un episodio maniacale.
(DSM-IV, 1994)

Spesso i giocatori d’azzardo patologici vengono considerati dei “viziosi”.
La scienza ci dimostra invece come si tratti di una vera e propria malattia, di una
dipendenza che – come altre forme di dipendenza quale ad esempio l’alcolismo – ècompulsiva, progressiva, cronica.

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Coach e Counselour a confronto

In cosa si differenziano il counseling e il coaching?

vedi Sito Web

 

È utile, riportare in parte la definizione della professione di counselor : “Ilcounselor è la figura professionale che, avendo seguito un corso di studi almeno triennale, ed in possesso pertanto di un diploma rilasciato da specifiche scuole di formazione di differenti orientamenti teorici, è in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali di origine psichica che non comportino tuttavia una ristrutturazione profonda della personalita’ (…)”.

Nonostante sotto certi aspetti il lavoro di Coach e quello di Counselor possano essere simili, il coach in nessun caso si occupa della soluzione di “disagi esistenziali di origine psichica“.

Il Coach è il professionista che aiuta le persone a incamminarsi lungo la strada del cambiamento, ritrovando le risorse interne necessarie a realizzare il proprio progetto di vita. Tale figura si pone come un veicolo di cambiamento e di crescita personale, che “trasporta” le persone da un punto di partenza alla meta desiderata.

Il Counselor in MCR è il professionista che utilizza appieno l’MCR, aiutando le persone a sciogliere le problematiche personali, spesso affiancando altre figure quali psicologi, medici, educatori professionali, assistenti e operatori sociali. Utilizza le proprie competenze di alto livello per agevolare l’autoconsapevolezza e lo sviluppo ottimale delle risorse personali, al fine di migliorare lo stile di vita in maniera soddisfacente e creativa.

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Professione Psicologo – Dall’inizio dell’attività all’apertura della Partita IVA

Autore: Dott. Stefano Sirri

vedi Sito Web http://www.humantrainer.com/

 

Questo articolo ha due obiettivi strettamente collegati:

  • dare un’idea abbastanza precisa dei costi iniziali per lavorare come Psicologo
  • sviluppare una proiezione lavorativa-economica dell’attivita’ libero-professionale.

Professione Psicologo: i presupposti.

Ci sono molte situazioni diverse: la zona geografica di appartenenza; il vivere e lavorare in grandi o piccoli centri; il livello di apertura verso lo Psicologo della cultura locale; l’aver realizzato, o meno, i primi passi; il livello di esperienza e formazione; ecc.In una situazione cosi’ eterogenea, dobbiamo forzatamente restringere il campo.L’articolo si sviluppa sulla situazione classica del neo-iscritto all’Ordine, che decide di aprire lo studio, e quindi dotarsi di partita IVA e commercialista.Sul versante spese, si valuta una forbice di possibili variazioni (es. l’affitto dello studio puo’ cambiare anche in modo forte a dipendenza di molti fattori) poi, i conteggi finali vengono effettuati considerando la media matematica tra i livelli minimi e quelli massimi di spesa.

Apertura della partita IVA.

Aprire la partita IVA non costa nulla.Oggi, per chi intraprende un’attivita’ libero professionale ci sono anche alcune agevolazioni (es. il forfettino).Tra queste, forse la piu’ interessante e’ la possibilita’ di usufruire del regime agevolato per tre anni (pagamento di un’imposta sostitutiva all’IRPEF pari al 10% del reddito).Ovvero paghiamo solo il 10% di tasse.

Per poterne usufruire servono 3 requisiti

  • Non aver svolto negli ultimi 3 anni nessun tipo di attivita’ professionale o d’impresa;
  • La nuova attivita’ non deve essere una prosecuzione di un’altra gia’ svolta in passato (se ho gia’ fatto lo Psicologo, anche da dipendente, non posso usufruire di questa formula);
  • Avere un reddito lordo inferiore ai circa 30.000 euro annui.

Essendo la maggiorparte dei neo-iscritti in questa situazione, nel calcolo finale prenderemo in considerazione questo caso.

Iscrizione all’Ordine degli Psicologi

Il costo di iscrizione all’ordine puo’ variare da regione a regione.L’Ordine nazionale ha fissato come entita’ minima 150 euro all’anno. In realta’ in quasi tutte le regioni la cifra che si paga e’ questa.Nei nostri conteggi, ipotizzeremo una variabilita’ dai 150-180 euro.

Commercialista

Il compenso di un commercialista puo’ essere calcolato in diversi modi, ed anche loro hanno, come noi, un compenso da tariffario minimo e massimo.Incrociando questi valori otteniamo una cifra che va dai 620 euro ai 1550 annui.

ENPAP: Spese previdenziali

Noi Psicologi abbiamo un ente apposito che si occupa della nostra pensione: ENPAP (Ente Nazionale Previdenza ed Assistenza Psicologi).All’ENPAP convergono 3 tipologie contributive:

  • 2% di ogni fattura emessa (quindi il 2% del lordo);
  • 10% del netto;
  • 60 euro di contributo maternita’.

Note sul punto 2 (10% del netto):
Il 10% del netto puo’ essere, se lo si desidera, aumentato fino alla soglia del 14% (non sono a conoscenza di nessun caso in cui sia successo).
Il minimo contributivo per noi Psicologi e’ normalmente fissato a circa 780 euro, e diminuito a circa 260 euro se si e’ iscritti all’Ordine da meno di 3 anni.

Essendo l’articolo focalizzato sul neo-psicologo, considereremo come base il caso del neo-iscritto all’Ordine.Il minimo a pagare diviene quindi 320 euro annuali (260 + 60 di contributo maternita’), viceversa, dipende direttamente dall’importo delle fatture.Nota:
In realta’ l’importo minimo per un reddito inferiore ai 1560 euro, e’ di 156 euro.

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IL Counseling nella Scuola

Autore: Claudio Bonipozzi

vedi Blog

 

La duttilità del counseling può aiutare e sostenere l’istituzione scolastica costruendo isole disopravvivenza dei processi educativi mediante l’attuazione di progetti per uscire dai circoli viziosi burocratici.

Una rapida ricognizione delle dimensioni innovative progettuali mostra già quanto counseling educativo si tenti di realizzare nell’ambiente scolastico senza però ancora pervenire alla consapevolezza che vecchie e nuove progettazioni costituiscono di già un nuovo modello implicito di relazione di aiuto educativo e che il successivo elenco delle attività di counseling (da potenziare)costituisce una concreta riforma del modello burocratico, passivo aggressivo.

L’esperienza maturata negli anni da parte dello studio associato “Prevenire è Possibile” al counseling individuale e di gruppo, ci ha permesso di costruire modelli di intervento semplici ed efficaci, differenziati a seconda dei bisogni, a cui sottende una visione educativa centrata sul miglioramento delle persone e sullo sviluppo delle loro potenzialità.

E’ questo il tratto comune delle differenti tipologie di interventi all’interno delle quali restaprimario il valore della persona e delle relazioni.

Le attività proposte sintetizzano le diverse linee guida dei decreti e delle circolari emanate in questi ultimi venti anni e sono:

– orientamento e formae mentis

– bilancio delle competenze

– peer education

– consulte studentesche

– accoglienza

– gestione delle assemblee

– prevenzione del bullismo

– educazione alla non violenza

– educazione alla salute

– prevenzione del disagio

– prevenzione della droga

– comunicazione educativa

– comunicazione didattica

– didattica personalizzata

– formazione al metodo di studio

– laboratori di recupero

– circoli di studio

– riunione dei bocciati

– obbligo formativo

– comunicazione aumentativa

– counseling psicomotorio

– counseling e disabilità

– consulenza organizzativa

– formazione agli insegnanti

– formazione personale Ata

– aggiornamento

– Analisi degli staff

– Ottimizzazione dei talenti

– Gestione delle Risorse Umane

– Prevenzione e recupero dello Stress, del Burn-Out e del Mobbing

– cooperative learning

– gestione del clima relazionale delle classi

– educazione all’affettività

– educazione all’innamoramento

– progetti per genitori

– artigianato educativo

– counseling famigliare

– dialogo interculturale

– dialogo interreligioso

Queste azioni rispondono alla necessità di migliorare la qualità relazionale, la qualità dell’apprendimento e la qualità educativa. Il counseling scolastico si fonda sullo sviluppo dell’educazione affettiva – relazionale a scuola, sulla comunicazione dei sentimenti e delle emozioni mediante quel insieme di atteggiamenti e di tecniche utili per ribaltare momenti di crisi, di incomprensione, di insofferenza, di delusione, di evitamento al fine di scongiurare l’innesco di conflitti, per mediarli e risolverli.

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Quanto rende il Lavoro di Psicologo? Ultimi Dati

Autore: Dott.Stefano Sirri

da Psico-Pratika – Mese di Giugno

 

L’ENPAP (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Psicologi) ha recentemente pubblicato gli ultimi dati disponibili relativi alla nostra cassa pensione, nei quali compaiono anche i redditi medi della nostra categoria. I dati disponibili sul sito dell’ENPAP riguardano gli anni che vanno dal 2007 al 2012 (ultimo anno disponibile).I dati riguardano tutti gli iscritti all’ENPAP: sono quelli degli iscritti all’Ordine che svolgono attività autonoma specificatamente come Psicologi.
Nel 2012 abbiamo 41.870 contribuenti, con un trend di crescita molto elevato (7-9% all’anno), che ha fatto crescere la categoria di oltre il 50% in pochi anni (nel 2007 avevamo solo 27.900 contribuenti).
Puntando la lente sui ricavi dell’attività professionale svolta da Psicologi, troviamo un dato all’incirca costante lungo tutto il periodo 2007-2012, cioè circa 19.000 euro lordi (che diventano circa 15.000 euro netti all’anno).
L’andamento del reddito medio è singolare, ovvero abbiamo un aumento nei primi tre anni (2007, 2008 e 2009) e una diminuzione negli ultimi 3 (2010, 2011 e 2012).

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