Autore: Dott. Giovanni Iacoviello

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La funzione sociale delle nostre idee.

 

Nessun uomo è un’Isola,
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.

John Donne

E’ l’era dell’individualismo o della condivisione? Ma a chi deve vendere beni e servizi, che importa?

La comunicazione è un’azione individuale o sociale?

Se la comunicazione è interpersonale, il mittente può prescindere dagli interlocutori? Parlerà unicamente delle sue esigenze o terrà conto dell’utilità massima che può avere lo scambio reciproco di informazioni (magari con buona attenzione ai feedback dei clienti)?

La derivazione della parola comunicare è latina, e indica un’azione con la quale si mette “in comune” qualcosa: è uno scambio quindi. La mia idea è al tuo servizio, e magari se mi dici che c’è qualche vizio di forma in ciò che ti fornisco non mi offendo, ma lo considero un dono di preziose informazioni che mi aiuteranno a condividere con te qualcosa di più mirato ai tuoi bisogni.

“Ci vogliono almeno due cervelli per fare una mente”.

La frase è di uno dei padri fondatori della psicologia sociale, George Herbert Mead, e indica come la mente, per quanto si possa pensare nei suoi aspetti intimi e introspettivi, non abbia ragione di esistere se non nella sua dimensione sociale. Tutti dobbiamo avere a che fare con gli altri. Abbiamo pensato solo agli aspetti economici e tecnici del nostro prodotto o servizio, o anche al lato interpersonale e allo scambio di conoscenze con i nostri interlocutori?

Il filosofo Herbert Paul Grice negli anni ’70 aveva elaborato dei principi di teoria della conversazione, lemassime conversazionali, basati sulla cooperazione degli individui che conversano. Abbiamo intessuto la comunicazione d’impresa o il rapporto con fornitori e clienti con prassi che facilitino tale cooperazione?

Dall’individualismo al collaborativismo.

Anni fa (fine anni ’90) una rivista di business individuò il passaggio, nelle realtà aziendali, dall’individualismo al collaborativismo. I manager che pensavano per sé e non sapevano fare “gioco di squadra” non facevano carriera, rispetto a quelli che sapevano valorizzare ogni membro del team e costruire una rete, e che sapevano “passare la palla”. Pare che oggi si possa dire la stessa cosa anche fuori dall’azienda, facendo gioco di squadra anche con clienti e fornitori, o costruendo partnership con altre aziende.

L’epoca della condivisione.

Già da alcuni anni si narrano nei social media e negli ambienti di web marketing storie di promozione e di business che hanno alla base la condivisione. E’ come se i clienti del nostro tempo avessero bisogno di una prova per fidarsi di noi, data dal mettere a disposizione qualcosa per gli altri senza paura di rimetterci. E’ come se dicessero a chi si affaccia sul mercato o a chi promuove in qualche modo la sua idea, con le parole del cantante italiano Jovanotti: “mi fido di te, cosa sei disposto a perdere?”.