Autore: Dott.ssa Ada Moscarella

vedi Sito internet dell’Autore http://senzacamice.wordpress.com/2013/04/08/dolce-attesa/

 

Quello che mi ha stupito sempre e mi stupisce ancora quando mi rivolgo ad alcuni “enti” è la percezione assolutamente diversa del tempo che io ho rispetto a loro.

Sarà che dopo un po’ di tempo il libero professionista interiorizza una sorta di norma super-egoica che recita più o meno così

ogni minuto che non lavori è di certo un minuto che non guadagni

che non riesci proprio a concepire di avere un appuntamento alle 9 e di essere ricevuto alle 11 come fosse normale…

Delle volte, devo dire anche con un certo astio, è capitato anche di non essere ricevuta affatto; dopo aver fissato un appuntamento con la segreteria, chiamato per la conferma, essermi recata sul posto e aver infine atteso un’ora intera.

Come se non fossi lì.

Quando accade è inevitabile: inizi a fare l’elenco di come avresti potuto spendere meglio quelle quattro ore perse tra andare, tornare, aspettare. All’elenco segue una serie di male parole a cui è più utile far seguire un’autocritica su dove, come e fin quanto si investe il proprio tempo. L’ostinazione deve essere una qualità del libero professionista, certo, ma bisogna conservare lucidità e vigilanza affinché il suo bussare a ogni porta con coraggio e un po’ di faccia tosta non diventi autistico dondolare con la testa sul muro.

Ma c’è un fenomeno ancora più fastidioso di questo disconfermare alla leggera. Quella distorsione temporale per cui, quando vieni accolto nell’ufficio, magari ascoltato addirittura, vieni travolto da richieste un tantino irreali come

Portami tutto ENTRO DOMANI

Ti infervori un attimo, perché tu hai rincorso per una settimana, stirando sorrisi su una sedia dietro una porta, e si è dato per scontato che tu potessi attendere.

Una volta entrato, scopri poi che l’attesa dall’altra parte è proprio una faccenda mal tollerata e tu vieni ritenuto sicuramente dotato di grandi superpoteri.

Anche libera va bene.

Soprattutto di lavorare di notte.