Separarsi: Elaborazione del Lutto ed Implicazioni Emotive

Autore: Dott.ssa Morena Romano

 

La fine di un rapporto significativo, tanto più se consolidato nella costruzione di un nucleo familiare, è caratterizzata dal passaggio dall’amore iniziale alla rabbia, alla tristezza, al senso di colpa e infine al senso di fallimento che compaiono una alla volta e in modo più o meno  intenso con il sopraggiunge della delusione e del disinvestimento nell’altro. La maggior parte delle potenti emozioni che le coppie separate provano, con tutto ciò che ne consegue,  possono essere attribuite alla gestione del lutto.  Un lutto non ancora e non del tutto elaborato, può trasformare la separazione in un campo minato, in cui i partners colti alternativamente da rabbia, amore e tristezza, possono passare all’atto e alla conflittualità più accesa. Anche le emozioni più violente come la rabbia sono spesso manifestazioni di lutto, perché gli scoppi di ira sono sovente dei disperati, ma indiretti, tentativi di uscire dal lutto, ristabilendo un contatto. Arrabbiarsi può essere un modo per vedere se si è ancora in grado di provocare una reazione nel proprio ex, per capire se egli è, in qualche modo ancora legato a noi.

Altresì il senso di colpa e la delusione per il fallimento del proprio progetto familiare, associata a sentimenti di astio e demoralizzazione, possono condurre gli ex partners ad agiti miranti a rivendicare il proprio tempo perduto precedentemente dedicato alla famiglia (soprattutto se derivato da rinunce personali e professionali), o a voler ottenere un risarcimento psicologico attraverso dolorose ed estenuanti battaglie legali o addirittura, con la tendenza ad estromettere l’altro dalla vita della famiglia e degli amici comuni o peggio da quella dei figli (alienazione parentale).

Emery, un autore che molto si è occupato delle implicazioni psicologiche e sociali della separazione e del divorzio, ha sviluppato un proprio modello esplicativo rifacendosi agli studi sulla morte,  ove è prevedibile una cristallizzazione nelle tre emozioni tipiche di questo passaggio: amore, rabbia, tristezza.

Il rimanere  invischiati nella fase dell’amore potrebbe condurre ad una negazione della realtà della rottura, tanto è vero che nella maggior parte delle separazioni c’è chi agisce e chi subisce, senza essere attore consapevole del processo. Il rimanere fissati  invece, in sentimenti di rabbia può condurre a mettere in atto comportamenti vendicativi e/o rancorosi, andando altresì a coinvolgere in maniera del tutto disfunzionale la prole, che vive così il dilemma dilaniante di doversi schierare da una parte o dall’altra, sostenendo la parte che appare più vulnerabile, indifesa o “attacata”.

Infine, rimanere bloccati nella fase della tristezza può dar vita ad esagerati sensi di colpa, di fallimento, di vergogna  e vissuti depressivi, che non permettono così di lasciarsi alle spalle quella fase della propria vita ed andare avanti.

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Il Primo Colloqio tra Paziente e Psicoterapeuta

Autore: Dott.ssa Maria Grazia Antinori

vedi Sito Web dell’Autore http://corsi-psicodiagnostica-psicoterapia.arpit.it/it/

Chiedere una psicoterapia è un’esperienza che può essere difficile e complessa, si tratta dimettersi in gioco in un’area privata e personale che presuppone incontrare uno sconosciuto a cui raccontare le proprie difficoltà, i limiti, le contraddizioni nella speranza di ricevere aiuto, consolazione, sostegno e soprattutto la possibilità di trovare la soluzione a sintomi e a conflitti psichici.

Il primo passo è sapere di avere un problema psicologico, riconoscere che da qualcosa che appartiene a sé deriva una difficoltà che rende difficile vivere con pienezza.

Il secondo passaggio presuppone la ricerca di uno psicoterapeuta scelto da un sito, da un elenco e naturalmente sull’indicazione di qualcuno, i criteri di scelta possono essere vaghi, inconsapevoli magari associati a qualche informazione parziale o motivi contingenti quali la vicinanza.

Dopo una fase d’incubazione si arriva alla telefonata per fissare il primo colloquio che è sempre un momento delicato in cui si incontra per la prima volta la persona dello psicoterapeuta. C’è attesa, tensione, ansia e anche curiosità per l’incontro e anche per le proprie reazioni soprattutto per chi è timido e vergognoso e si sente in difficoltà e spaventato dagli sconosciuti soprattutto se immagina di raccontargli i pensieri più intimi.

Già dalla telefonata il paziente si fa un’idea del terapeuta valutando la voce, il tono, le parole scelte, la cortesia e la disponibilità, sono tutti elementi importanti anche se non compresi sul piano razionale, che agiscono sulla reazione inconscia, rassicurando o spaventando.

Quando finalmente la persona arriva allo studio hanno valore elementi come il luogo, l’organizzazione della stanza e naturalmente la persona dello  psicoterapeuta, la sua età, l’aspetto, l’abbigliamento i modi, molte sfaccettature che condizionano e portano a sentirsi più o meno a proprio agio.

leggi intero articolo anche su http://corsi-psicodiagnostica-psicoterapia.arpit.it/it/il-primo-colloquio-tra-paziente-e-psicoterapeuta-a135/

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