La Paura d’Amare. Un Esempio Clinico.

Autore: Dott.ssa Maria Grazia Antinori

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Paola, trent’anni, subito dopo la maturità si trasferisce a Roma per cercare di realizzare la passione per lo spettacolo, vorrebbe diventare un’attrice teatrale. E’ minuta, graziosa, timida, elegante nel portamento anche se imprecisa e brusca, nei movimenti.
Quando la incontro per una richiesta di psicoterapia psicodinamica, è ansiosa, tesa, sorride in modo forzato, quasi chiedendo scusa. E’ preoccupata per il trascorrere del tempo, per la sua vita ancora indefinita, l’esperienza teatrale è stata deludente, si è resa conto che recitare, mostrarsi, la espone ad una tensione che non riesce a tollerare.
 Il suo cruccio è però un altro, nonostante l’età adulta non ha mai avuto un rapporto sessuale. A partire dall’adolescenza ha conosciuto e frequentato molti ragazzi, ma sono state esperienze inconcludenti, gli approcci sessuali l’hanno lasciata spaventata e delusa. Ha tentato di interpretare il ruolo della donna seduttiva, che attira gli uomini con la promessa di una disponibilità sessuale che è in realtà inesistente, nascondendo così la più autentica ricerca di affetto e di rassicurazione (Ferenczi  1933 ).
La paziente non è consapevole del copione che mette in scena come attrice e regista, si crede sfortunata, ha una visione molto negativa degli uomini che trova opportunisti, alla ricerca della mera soddisfazione sessuale.
Convinzioni radicali
Paola ha sviluppato la fantasia di avere un’imperfezione fisica, è convinta d che la sua vagina sia troppo piccola, da bambina, tanto da non poter accogliere un pene. E’ questo il suo grande segreto che la porta a fuggire il maschile che però desidera. E’ proprio all’assenza del rapporto di coppia, la causa a cui la paziente attribuisce la sua l’infelicità e senso di vuoto.
Spesso l’ansia prende la forma di terrori ipocondriaci   attivati dai più piccoli fastidi fisici, basta un lieve dolore muscolare a suscitarle le più tetre previsioni. La paziente si dispera, cerca l’aiuto ed il conforto dei suoi genitori che sveglia in qualsiasi momento della notte.
Paola è molto arrabbiata con i suoi genitori, li ama e li odia, è vero che la sostengono in ogni suo progetto, ma li considera la causa dei suoi fallimenti.
Ha deciso di trasferirsi in un luogo lontano anche per allontanasi da loro che trova giudicanti ed invasivi, ma lontani affettivamente. Suo padre è un uomo insoddisfatto, almeno come lo ricorda la piccola Paola, frustrato nel lavoro   scarica le delusione sulla moglie e la figlia che giudica deboli e incapaci e troppo emotive, apprezza invece il modello di donna in carriera, androgena, dura e decisa con attributi maschili.
Spesso la piccola Paola, ha assistito a scene violente in cui il padre ha preso a male parole la madre, e forse anche alzato le mani. Paola, si è chiaramente identificata con quella che considera la forza maschile del padre, vorrebbe essere dura, impermeabile ai sentimenti, capace di gestire gli altri, senza bisogno di sostegno esterno e allo stesso tempo annullare ogni tipo di ansia, timidezza, bisogno che considera debolezze prettamente femminili.
Si potrebbe dire che si è identificata con l’aggressore, che nel suo caso è la figura paterna, tratta se stessa come farebbe il padre, cerca di entrare nel personaggio della donna-con-attributi. La creatività, la sensibilità, sono misconosciute ed aggredite dalla stessa Paola che del resto, maltratta ed aggredisce la madre, come ha visto fare dal padre( A. Freud, 1961 ).
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L’Amore Genitoriale Immaturo e le sue Conseguenze sull’Identità Femminile. Un Caso Clinico.

Autore: Dott.ssa Maria Grazia Antinori

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L’amore di un genitore verso un figlio è  un valore indiscutibile e senz’altro positivo,  ma questo assunto non è sempre confermato dall’osservazione clinica. Possono essere molte le ragioni che trasformano un’intenzione positiva e generosa, in un meccanismo deleterio, perché non sempre  l’affetto è abbastanza  rispettoso per  l’identità separata dell’altro.

Riprendendo il titolo di un famoso libro dello psicanalista Bruno Bettlheim, ”l’amore non basta”; è  infatti necessario che il sentimento di un genitore per essere positivo ed evolutivo per i figli, debba essere temprato e   tollerante   dei limiti e  delle separazioni che inevitabilmente segnano il processo di crescita di un essere umano.

La storia di Teresa è un racconto drammatico,  paradigma di tante altre situazioni di cui ricalca i meccanismi incestuali, così come li descrive lo psicanalista Racamier. L’incestualità  è una  modalità psichica e relazionale caratterizzata dalla confusione generazionale che porta a un’amalgama  indistinta fino dall’uso inconsapevole dei figli come sostegno del narcisismo mancante dei genitori.

Vera ha iniziato da circa un anno e mezzo una psicoterapia psicodinamica, alle soglie dei trenta anni ha finalmente trovato il coraggio di affrontare i nodi che limitano la sua vita.

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Fate da Soli!

Autore: Dott.ssa Emanuela De Bellis

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L’autogestione come pratica educativa

Il lavoro con la fascia d’età pre-scolare (dai 3 ai 6 anni) offre notevoli risorse per la promozione e lo sviluppo di una serie di competenze trasversali, come la flessibilità, la coordinazione, l’organizzazione dello spazio, l’autonomia; queste competenze vanno a costruire come una sorta di “scaffali”, all’interno dei quali saranno inseriti, dall’età scolastica in poi, i contenuti dei vari ambiti.
Spesso però si sottovalutano le possibilità metodologiche applicabili in questa fascia quando, invece, alcuni processi di sviluppo trovano un terreno fertile proprio a quest’età; sostengo anzi che alcune competenze, come l’ascolto, o la sintonizzazione, possano essere sviluppate in maniera completa solo prima dell’entrata alle elementari.

Nella mia esperienza di psicopedagogista musicale, negli anni ho cercato di affinare sempre di più la capacità di apprendimento autonomo da parte del bambino, che permette uno sviluppo delle competenze maggiore rispetto a un apprendimento molto guidato.
In altre parole, dopo una prima fase di esplorazione dello stimolo (che può essere una musica registrata, un canto, un ritmo o dei suoni che si susseguono), in cui io stessa mostro modi diversi di esperienza, chiedo direttamente ai bambini di proporre idee. Da un lato, questo permette a me di arricchire sempre di più il mio bagaglio di prospettive (non c’è niente come la mente di un bambino per ribaltare il senso di un movimento o di un suono!); dall’altro, i bambini si abituano ad utilizzare il pensiero in maniera creativa per sviluppare nuove strategie, adattandole spontaneamente allo stimolo proposto.

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Infanzia e Benessere : la Natura come Influenza questa Relazione?

Autore: Dott.ssa Luciana Bonaccorsi

 

Il contatto con il “verde” infonde svariati benefici psico-fisici e soprattutto nell’infanzia può  influenzare comportamenti e modalità di apprendimento. La nascita degli asili nei boschi risale agli anni cinquanta, in Danimarca, una mamma di nome Ella Flautau, decide di creare un piccolo asilo familiare per aiutare altre mamme lavoratrici che vivevano in condizioni di ristrettezze economiche. L’idea piace a diversi genitori del vicinato e nasce così l’idea di un asilo nella natura che prenderà il nome di Skogsbornehaven o Naturborneahaven,oggi più conosciuti con il nome tedesco di Waldkindergartens, essi si trovano nei boschi (wald), e sono centri educativi (kindergartens, letteralmente “giardini per bambini”) per bambini in età prescolare, e che nel giro di pochi anni si diffonderanno in tutto il nord Europa, in molti di questi si ritroveranno dei principi “steineriani” o altre pedagogie alternative. Nei Waldkindergartens i bambini trascorrono buona parte delle giornate all’aperto e in caso di forte maltempo ricorrono di solito ad una casetta di legno, giocano tutti insieme e sono lasciati il più possibile liberi nella scelta e nella creazione dei giochi, nel movimento e nell’esplorazione dello spazio e nella gestione delle relazioni con l’ambiente e con il gruppo, vengono fatte spesso uscite durante le quali visitano fattorie vicine, laboratori artigianali, musei; sperimentando in ogni istante il delicato equilibrio tra libertà e disciplina, le regole sono poche e semplici (ad esempio, rimanere ad una distanza dalla quale si sentano chiamare dagli operatori), il rapporto tra bambini ed educatori è generalmente di uno a cinque e la sicurezza dell’ambiente viene sempre tenuta sotto supervisione dagli  educatori stessi. Nella natura i bambini ritrovano il loro spazio per muoversi, correre, giocare e ridere, per attraversare fossi o fare giochi d’equilibrio sui tronchi, toccare e annusare fiori e bacche, lasciarsi cadere nell’erba alta o in mucchi di fogli secche, scoprire il verso del picchio, degli altri uccelli o lo scricchiolio delle foglie, riconoscere orme e d’inverno catturare i fiocchi di neve con le mani, dedicarsi per lungo tempo all’osservazione di insetti e altri piccoli e grandi animali. La filosofia dei waldkindergartens si può riassumere in quattro principi basilari: 1) la natura, stimola nei bambini la fantasia, la curiosità e la creatività con le opportunità di gioco che offre. 2) Il contatto diretto con l’ambiente naturale fa si che si riconosca il suo valore. 3) Il bosco offre un ambiente ideale per muoversi in libertà, sviluppando sicurezza e fiducia in se stessi. 4) Nel gioco libero i bambini imparano a relazionarsi e risolvere i conflitti.

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Le Condotte Alimentari nell’Infanzia

Le Condotte Alimentari nell’Infanzia

Autore: Dott.ssa Emanuela De Bellis

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I problemi alimentari di cui soffrono i bambini sono molto diversi da quelli sperimentati dagli adolescenti a dagli adulti, molto più conosciuti attraverso i mass media.

Esiste un grande numero di disturbi alimentari individuati in bambini anche molto piccoli (3-4 anni) che hanno cause diverse, diverse caratteristiche, e necessitano di differenti forme di trattamento.

Esistono molte varianti del comportamento alimentare normale che possono preoccupare pur non essendo un vero problema: ad esempio, nella fase pre-scolare troviamo manie alimentari, alimentazione selettiva, alimentazione restrittiva; quali di questi comportamenti devono suscitare preoccupazione? La differenza tra disturbo alimentare e condotta disfunzionale, sebbene netta nell’ambito della psicodiagnosi, rimane sfumata nella vita di tutti i giorni: tra un’alimentazione sana ed equilibrata e un disturbo alimentare permane un’enorme area grigia, i cui contorni restano sfocati. Ogni variazione alimentare di per sé è un fatto transitorio, ma più il cambiamento persiste più esiste la  possibilità che diventi problematico, soprattutto se è associato a vissuti emotivi spiacevoli (Tullini, Righi, 2008).

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