Le abilità da Bambini Influenzano lo Staus socio-economico da Adulti?

Autore: Linda Confalonieri

 

I partecipanti che avevano migliori abilità di lettura e prestazioni matematiche da bambini, nell’età adulta avevano un reddito più elevato, un migliore alloggio e migliori posti di lavoro.

Secondo una nuova ricerca pubblicata su Psychological Science, il rendimento in matematica e l’abilità di lettura all’età di 7 anni possono correlare con lo status socioeconomico alcuni decenni più tardi, indipendentemente da intelligenza, dal tipo di educazione e dallo status socioeconomico nell’infanzia.

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Disturbo da Attacchi di Panico: Il ruolo della Terapia di Mantenimento

Autore: Silvia Carlucci

 

Una terapia di Mantenimento (M-CBT) applicata in seguito alla CBT in fase acuta per il Disturbo di Panico con Agorafobia (DP/A), permette di mantenere i risultati ottenuti con la CBT fino a 21 mesi dalla fine del trattamento, previene le ricadute e riduce la compromissione del funzionamento sociale e lavorativo in pazienti che avevano precedentemente risposto alla CBT in fase acuta.

Il disturbo da Attacchi di Panico è molto diffuso tra la popolazione generale e comporta un alto grado di severità clinica, un alto rischio di cronicizzazione e di disabilità, elevati costi sociosanitari e una globale riduzione della qualità della vita di chi ne è affetto.

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Genitori (Im)Perfetti Riconosciamo Le Difficoltà Dei Genitori Per Aiutare Meglio i Figli

Autore: Dott.ssa Marika Fellini

 

Ritengo fondamentale sottolineare in apertura di dibattito il fatto che l’alleanza con il genitore deve essere considerata come una risorsa fondamentale per il lavoro clinico con i bambini, perché è lui che vive quotidianamente con loro, li ha a cuore come nessun altro e li può aiutare meglio se viene aiutato lui stesso a capire.

Non a caso, in campi molto diversi, due illustri personalità dei nostri tempi hanno recentemente proposto questo stesso tema dei limiti e delle imperfezioni inevitabili del vivere: Bettelheim nel suo “Un genitore quasi perfetto” (che insiste proprio sul “quasi” per correggere l’idea di un ideale di perfezione inesistente) e Rita Levi Montalcini nel suo “Elogio dell’imperfezione”.

Forse il pensare di essere onnipotenti è uno dei rischi che viviamo noi uomini del ventesimo secolo, abituati come siamo nel nostro mondo occidentale ad avere sempre più risposte dalla tecnologia, che interviene in aiuto nella maggior parte dei bisogni spiccioli quotidiani e che spesso utilizziamo come risorse onnicomprensive e salvifiche.

Eppure quando ci troviamo davanti ai normali problemi emotivi della vita purtroppo nessuna tecnologia può intervenire ad aiutarci e siamo dunque costretti a confrontarci con la limitatezza delle nostre risorse.

Ecco perché è importante aiutare il genitore a uscire dall’empasse che si instaura quando sopraggiunge una problematica: egli sperimenta sentimenti di colpevolezza nel momento in cui si rende conto di non poter aiutare e sostenere il suo bambino, che soffre nonostante il suo amore.

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I Bambini e Le Regole… a Cosa Servono i No!!!

Autore: Dott.ssa Morena Romano

 

Le regole servono al bambino per sperimentare i propri confini, i limiti, il rapporto tra l’Io e l’Altro da me ed, in definita, infondono sicurezza e fiducia nell’ambiente che si tradurrà successivamente in autostima e sicurezza di sé.

I limiti fanno parte della  vita. In qualsiasi fase ci si trovi (dalla prima infanzia all’età adulta) è necessario attenersi a regole stabilite (all’interno della famiglia, della scuola, del posto di lavoro, ecc…). È fondamentale fare esperienza dei limiti, ma “nella giusta misura”. Darne troppi o non darne sono atteggiamenti opposti, che spesso possono essere dannosi per il bambino. Quando si pongono troppi limiti si rischia di ostacolare le necessarie esperienze dirette sulla realtà, fondamentali per sviluppare autonomia e competenze.

Non porre limiti, invece, impedirà al bambino di comprendere/interiorizzare ( “mettere dentro” la sua testa)  i confini tra ciò che è lecito e ciò che non è lecito fare.

Il bambino piccolo desidera andare, toccare, curiosare e non sa che non tutto ciò che vorrebbe fare è socialmente accettabile o comunque possibile (spesso il bambino non ha neppure il senso del pericolo…). Deve apprenderlo con il tempo, gradualmente.

Se il genitore interviene dando dei limiti al bambino, questo compito gli sarà facilitato.

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