Ago 30, 2013 | Psicologia |
Autore: Dott.ssa Sonia Piana
La professione di psicologo oggi non è più solo volta alla cura di disturbi mentali specifici o all’analisi di problematiche esistenziali; essa è sempre più importante nell’ambito della riabilitazione, del recupero o mantenimento delle funzioni residue in varie tipologie di pazienti; si va da persone che hanno subito lesioni cerebrali per cause differenti, ad anziani con Alzheimer o altri soggetti con patologi degenerative (Corea di Huntington, ad esempio).
Mazzucchi (1999) afferma che la riabilitazione cognitiva è “lo studio delle opportunità riorganizzative assunte dal cervello che è stato leso; essa parte dal presupposto che le capacità neuroplastiche del nostro cervello, presenti dopo la lesione, siano guidabili per ottimizzare il trattamento riabilitativo orientato al raggiungimento del massimo grado possibile di autonomia e di indipendenza attraverso il recupero e/o la compensazione delle abilità cognitive e comportamentali compromesse; tale provvedimento risulta essere finalizzato, pertanto al miglioramento della qualità della vita del paziente ed al reinserimento dell’individuo nel proprio ambiente”.
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Ago 29, 2013 | Psicologia |
Buonasera a tutti,
come promesso il Blog tornerà attivo da oggi con il suo consueto ritmo giornaliero con nuovi spunti di riflessione e di condivisione dei nostri collaboratori.
Un augurio di buon rientro a tutti.
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Ago 2, 2013 | Psicologia |
Il Blog va momentaneamente in vacanza e, augurandovi una splendida estate, vi da appuntamento a fine Agosto con nuovi e interessanti articoli.
Un enorme ringraziamento a tutti i collaboratori che quest’anno hanno contribuito ad arricchire con i propri scritti il nostro Blog (https://www.giuseppelatte.it/oldblog/) con costanza e con sempre nuovi spunti di ricerca e riflessione.
Vi ricordo che chiunque fosse interessato a pubblicare e condividere articoli su tematiche psicologiche non esisti a contattarci.
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Ago 1, 2013 | Psicologia |
Autore: Dott. Roberto Solinas
Il filosofo sofista Protagora pensava all’uomo come “misura di tutte le cose”. Certo, quando parliamo di autostima, l’idea di noi stessi è il punto di partenza irrinunciabile.
La famiglia è un luogo teoricamente protetto. Il bambino acrobata, inizia a cercare lì un equilibrio e a provare esercizi al suo interno. Il comportamento degli adulti influenza l’autostima dei figli. In seguito, la scuola forgia o produce danni insinuando progressivamente la competizione e l’aspettativa prima velata, poi palese. In una parte di persone, il linguaggio dell’insegnamento non ispira ma guasta, perché espone al sarcasmo e all’umiliazione. Dove la scuola non piace, non riesce e non serve, frattura e limita l’acrobata. Tutto l’ambiente nel suo complesso ha un ruolo importante in questa progressiva costruzione mentale.
Mentre parlo di autostima parlo inevitabilmente di me stesso. La mia domanda decisiva a cui cerco risposta è: chi sono? La valutazione degli altri mi influenza. L’acrobata verifica, si esercita, apprende nuove acrobazie. Mentre si presenta in modo sempre più impeccabile costruisce la sua identità sociale. Se l’acrobata è convincente e la finzione è continua, può arrivare a convincere se stesso, oltre agli altri. Guarda gli specchi che lo circondano e segretamente guarda il suo specchio per domandarsi: mi piaccio?
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