“L’importanza di Dire Grazie”

Autore: Dott.ssa Serena Costantino

 

Importante, fa bene imparare a ringraziare, le persone quando ci fanno un favore, i commessi nei negozi, al ristorante o nei posti dove ci si reca per avere delle cose che magari paghiamo, è bello dire “grazie” anche per qualcosa che ci è dovuto. Sviluppare un forte senso di gratitudine porta grandi benefici, insegna a non dare niente per scontato, anche con i propri genitori che sono i primi verso i quali provarla, dato che ci hanno dato la vita. E non si deve commettere l’errore di credere che tutto ci è dovuto anche l’amore bisogna guadagnarselo!  Diventa tutto più carico di valore e di ottimismo se si prova gratitudine nel cuore…essere grati di tutto anche di un bicchiere d’acqua, e anche dei più piccoli “passi in avanti” e si riesce a vedere il lato positivo in ogni cosa perché c’è….Allenarsi a provare gratitudine non solo a forza di “grazie” ma proprio sforzandosi ogni giorno di non lamentarsi arrivando a considerare la lamentela un “colabrodo” che fa crollare l’umore e da solo fastidio alle orecchie. Solo così non si smette mai di gioire in ogni giorno, con il sole e con la pioggia, con i soldi e senza, nella gioia e nel dolore avendo sempre un grazie nel cuore.

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Le Determinanti Psicosomatiche di tre Diverse Patologie. Psicodiagnosi in Ambito Pediatrico

Autore: Dott.ssa Maria Grazia Antinori

vedi Sito Internet dell’Autore http://corsi-psicodiagnostica-psicoterapia.arpit.it/it/

 

XVII INTERNATIONALE CONGRESS OF RORSCHACH AND PROJECTIVE METHOD. SETTEMBRE 2002, PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE.
 S. Ricci; M.G. Antinori; B. Puglia, M. Mosconi; C. Rotondo.
  Il presente lavoro si riferisce ad un gruppo di trenta bambini seguiti presso l’Ospedale Pediatrico “ Bambin Gesu’ di Palidoro per una problematica organica che ha richiesto un approfondimento psicodiagnostico.
Nei reparti di Urologia, Pediatria e Auxologia, un aspetto importante del lavoro è l’interdisciplinarietà tra le figure professionali. Pediatri, psicologi ed infermieri costituiscono un’equipe che si impegna a decodificare e contestualizzare il sintomo per giungere ad una diagnosi ed a una terapia che tenga contro anche del contesto psicologico e relazionale.
   L’ottica psicosomatica presuppone il cogliere l’interazione tra il corpo e la mente e considera la patologia organica in relazione alla personalità del bambino e alle dinamiche familiari.
   I bambini ricoverati presso il “Bambin Gesù” vengono seguiti nelle visite quotidiane di reparto, oltre che dai medici e dagli infermieri, anche dallo psicologo.
Per i bambini in Day Hospital, è lo stesso medico curante che individua i casi in cui è necessario un approfondimento psicologico che consiste in alcuni colloqui ed osservazioni dello psicologo con il bambino e la coppia genitoriale. Al bambino è inoltre somministrata una batteria di test che comprende il Rorschach, i Reattivi grafici,il Wartegg, il Bender e ,in alcuni casi, la Wisc-R, l’ORT, il TAT,il CAT e le Favole della Duss.
   I risultati dei reattivi vanno a completare la cartella clinica che già comprende l’anamnesi e le osservazione sulle dinamiche emotive e relazionali del bambino e della sua famiglia. Ai genitori viene restituita, al termine della consultazione, una risposta che evidenzia la dinamica e le eventuali problematiche del bambino e del nucleo familiare.
Gli psicologi del “Bambin Gesù” si occupano di circa 20/25 casi mensili, hanno quindi un polo di osservazione privilegiato delle patologie psicosomatiche.
   L’equipe degli psicologi dell’Ospedale è inoltre coadiuvata dall’Associazione ARPIT di Roma che ha contribuito all’elaborazione di parte delle psicodiagnosi e del presente lavoro.
   A partire da Freud si sono sviluppate diverse correnti di pensiero psicoanalitiche rispetto la psicosomatica , nel nostro lavoro ci riferiamo in particolare al gruppo IPSO di Parigi ,istituito da Pierre Marty, che a Parigi ha fondato un ospedale di sola medicina psicosomatica e il gruppo romano di psicosomatica che fa capo all’istituto di Neuropsichiatria infantile di Roma.
   Attraverso l’esperienza clinica con bambini con malattie psicosomatiche, emerge con evidenza come il linguaggio corporeo espliciti la patologia delle dinamiche profonde, relative alle prime relazioni oggettuali ed il ruolo importante svolto dall’ambiente emotivo ed affettivo, nello sviluppo della malattia stessa.
    L’ipotesi teorica di riferimento , è che si determini una rinuncia alla mentalizzazione di certi aspetti dell’esperienza psichica che vengono demandati al corpo attraverso la malattia che ,in sé, rappresenta anche un tentativo estremo di integrazione, una sorta di soluzione ad una relazione fusionale-simbiotica, indifferenziata.
 Per la presente ricerca, sono stati selezionati trenta bambini, suddivisi in gruppi di dieci, con diagnosi di enuresi, iposomia e cefalea censiva.
leggi articolo anche su http://corsi-psicodiagnostica-psicoterapia.arpit.it/it/le-determinanti-psicosomatiche-di-tre-diverse-patologie-psicodiagnosi-in-ambito-pediatrico-a119/
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“Le Conseguenze Psicologiche della Perdita del Lavoro e una Visione Alternativa”

Autore: Dott.ssa Serena Costantino

 

“Le conseguenze psicologiche della perdita del lavoro e una visione alternativa”

Se parliamo dell’amicizia,  dell’amore, dalle decisioni che riguardano la nostra vita, “dipende da noi”, “dobbiamo essere noi”, a sforzarci per migliorare e uscirne, fin qui tutto ok. Ma se parliamo del lavoro diventa una cosa esterna, una cosa la cui soluzione dipende dalla crisi, dal governo o da chiunque che sia altro da noi. Ebbene non c’è niente di più sbagliato, anche il lavoro è un aspetto della nostra vita come tutti gli altri e in quanto tale abbiamo la possibilità di scegliere. Se uno perde il lavoro non è necessariamente negativo; siamo abituati a vedere le cose in bianco e nero tralasciando gli altri colori.  Davanti a un licenziamento c’è un’altra strada che si può adottare oltre a quella di spararsi, deprimersi o “vivere aspettando che qualcosa cambierà”, e cioè si può e cioè si può vedere la crisi come un opportunità di tirare fuori il potenziale intrinseco in ognuno di noi e grazie a questo vedere oltre. Noi vediamo un numero limitato di possibilità o non ne vediamo affatto, perché ci mettiamo dei limiti: facendo questo passaggio di andare oltre si inizia a prendere in considerazione la possibilità di “fare altro”. Nella società di oggi la ricerca di lavoro diventa ricerca di valore: del proprio valore di essere umano, di essere capace di far fronte alla crisi, di inventarsi il lavoro. La chiave di volta è la fiducia, in sé stessi e nella propria vita, pazienza e perseveranza completano il tutto per far sì che la crisi diventi un meraviglioso trampolino di lancio verso nuovi orizzonti.

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Il Quid Pro Quo Coniugale – Coppie Sane e Coppie Disfunzionali

Autore: Dott.ssa Margherita Barbarito

 

Sulle montagne dell’Atlante, in Marocco, le tribù berbere si riunivano ogni anno da secoli in occasione del “mercato delle spose” dove gli uomini vanno a cercarsi una moglie. Secondo l’usanza, le donne disponibili passeggiano per il mercato con le guance dipinte di rosso e un velo in testa che rivela lo status: scende a coprire il viso se si tratta di una vergine, è tirato su se chi lo porta è una vedova o una divorziata. Tutte portano al braccio una coperta tessuta con le proprie mani. Allorchè un uomo incontra lo sguardo di qualcuna che lo interessa, la donna mette in mostra la coperta. Così i due si scrutano indirettamente mentre parlano dei pregi della coperta e lui decide se vuole comprarla e lei se gliela vuol vendere. Se non si trovano d’accordo la ricerca riprende. Quando invece l’interesse è reciproco, i due si mettono a contrattare il prezzo della coperta e se raggiungo un accordo, la coppia va dall’ufficiale di stato civile che legalizza la loro intenzione di sposare. A quel punto le famiglie possono venir coinvolte nella contrattazione della stima del valore delle pecore e di altri beni di entrambe le parti e la coppia comincia a pensare a dove e come vivrà.

In ogni cultura le coppie fanno una specie di metaforica contrattazione all’inizio della relazione per determinare non solo se ci sarà o meno il matrimonio ma anche per stabilire le regole della relazione stessa. Jackson (1977) ha chiamato questo importante contratto, che è in gran parte sottointeso, “quid pro quo coniugale”.

Quid pro quo – letteralmente qualcosa per qualcos’altro – è un espressione della natura legale del contratto, in cui ciascuna parte riceve qualcosa in cambio di qualcosa che dà, definendo in questo modo i diritti e i doveri delle parti. Jackson paragonava il matrimonio a un contratto che “definisce i diritti e i doveri dei coniugi e in cui a ciascuno può essere detto di fare X perché l’altro fa Y”. Viene messo dunque in discussione il modello della famiglia normale, tradizionale dove diritti e doveri dei coniugi sono prescritti e limitati dai ruoli sessuali determinati biologicamente. Secondo il punto di vista internazionale di Jackson (1977) una relazione sana presuppone un processo attivo di ricerca e definizione dei compiti relazionali attraverso la contrattazione del quid pro quo coniugale. La riuscita o il fallimento di un matrimonio dipendono dal funzionamento o meno di regole di collaborazione che devono essere espresse da ogni coppia in considerazione delle inevitabili differenze e somiglianze tra i partner. In una relazione di coppia i due individui devono poter collaborare in un gran numero di compiti: guadagnare dei soldi, occuparsi della casa, condurre una vita sociale, avere rapporti sessuali, fare i genitori presumibilmente per un lungo periodo di tempo. Le regole di relazione che una coppia si dà per affrontare questi compiti così fondamentali stabiliscono il grado di sanità o disfunzionalità della coppia stessa.

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Elezioni Ordine degli Psicologi della Toscana

Colleghe e colleghi  della Toscana, i giorni delle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi  della Toscana si possono dire oramai prossimi (19/20/21 dicembre 2013), spesso ci siamo astenute/i nelle altre tornate di votazione; vuoi per il malcontento, vuoi perché sentivamo e sentiamo  l’Ordine come qualcosa di lontano ed  assente. Come accade nel macro giustamente accade nel micro. Io, Giuseppe Latte, oggi sono a chiedervi di Cambiare. Cambiamo noi se vogliamo che cambi intorno a noi. Il primo passo da fare è l’andare a votare, il presentarsi numerosi al voto superando di gran lunga il quorum sarà il  far sentire la nostra presenza. L’Ordine siamo tutti noi, questa nostra affluenza sarebbe un segnale importantissimo. Chi votare? Questo lo lascio a voi. Io insieme ad un altro collega ed altre otto colleghe, pur presentandoci come indipendenti ma avendo obiettivi comuni, ci siamo raggruppati definendoci in Cambiare – Candidati Indipendenti. Il nostro programma parla di cambiamento, questa è la sintesi: Ricostruire l’immagine dell’Ordine degli Psicologi. Ristabilire la presenza efficiente, puntuale e tempestiva dell’Ordine nei confronti degli Iscritti. Ritrovare attraverso l’Ordine l’identità dello psicologo e la sua dignità professionale. Promuovere una maggiore dignità e spazio applicativo alla nostra categoria professionale. Rendere più significativi e predominanti la prevenzione e la promozione. Evidenziare i diversi settori della psicologia e garantirne la dignità nel mondo del lavoro. Ripristinare il collegamento perduto fra l’Università e l’Ordine. Ripensare la durata e la modalità di erogazione dei tirocini. Garantire una maggiore collaborazione tra l’Ordine e gli enti, le scuole, le istituzioni, le aziende, il governo, le associazioni, la comunità. Contribuire a costruire una collaborazione tra l’Ordine Nazionale ed altre associazioni e istituzioni psicologiche. Cambiare le modalità degli ECM. Noi se ce ne darete la possibilità vogliamo attuarlo. A voi la scelta.

Giuseppe Latte

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