Autore: Dott.ssa Serena Costantino

 

“Le conseguenze psicologiche della perdita del lavoro e una visione alternativa”

Se parliamo dell’amicizia,  dell’amore, dalle decisioni che riguardano la nostra vita, “dipende da noi”, “dobbiamo essere noi”, a sforzarci per migliorare e uscirne, fin qui tutto ok. Ma se parliamo del lavoro diventa una cosa esterna, una cosa la cui soluzione dipende dalla crisi, dal governo o da chiunque che sia altro da noi. Ebbene non c’è niente di più sbagliato, anche il lavoro è un aspetto della nostra vita come tutti gli altri e in quanto tale abbiamo la possibilità di scegliere. Se uno perde il lavoro non è necessariamente negativo; siamo abituati a vedere le cose in bianco e nero tralasciando gli altri colori.  Davanti a un licenziamento c’è un’altra strada che si può adottare oltre a quella di spararsi, deprimersi o “vivere aspettando che qualcosa cambierà”, e cioè si può e cioè si può vedere la crisi come un opportunità di tirare fuori il potenziale intrinseco in ognuno di noi e grazie a questo vedere oltre. Noi vediamo un numero limitato di possibilità o non ne vediamo affatto, perché ci mettiamo dei limiti: facendo questo passaggio di andare oltre si inizia a prendere in considerazione la possibilità di “fare altro”. Nella società di oggi la ricerca di lavoro diventa ricerca di valore: del proprio valore di essere umano, di essere capace di far fronte alla crisi, di inventarsi il lavoro. La chiave di volta è la fiducia, in sé stessi e nella propria vita, pazienza e perseveranza completano il tutto per far sì che la crisi diventi un meraviglioso trampolino di lancio verso nuovi orizzonti.