Mag 31, 2014 | Psicologia |
traduzione ad opera di Ileana Sestito
La ricerca della 10 ° Conferenza internazionale sullo stress sul lavoro e la salute si concentra sui modi per ridurre lo stress e migliorare la salute dei lavoratori.
By Kirsten Weir
Più di 770 partecipanti provenienti da 39 paesi si sono riuniti a Los Angeles per discutere le ultime ricerche sui modi per migliorare la salute dei lavoratori alla 10 ° Conferenza Internazionale sullo stress sul lavoro e la salute, 16-19 maggio. Negli ultimi dieci anni, le conferenze dei co-organizzatori – APA, l’Istituto Nazionale per la sicurezza e la salute (NIOSH) e la Società per la Psicologia della Salute – hanno lavorato insieme per formare questo giovane ma fiorente campo. Nei suoi primi anni, la conferenza ha trattato per lo più questioni accademiche, come i fattori di rischio per lo stress sul posto di lavoro e la metodologia per studiarlo, ha detto Steven Sauter, PhD, consulente di NIOSH che ha co-presieduto la conferenza sin dal suo inizio nel 1990. Mentre quelli hanno continuato ad essere importanti temi di ricerca, gli incontri di oggi sono di portata molto più ampia. “Stiamo esaminando tutta una serie di fattori che riguardano la riduzione degli effetti dello stress sul posto di lavoro,” ha detto. Oltre ad esplorare la tutela della salute, i partecipanti alla conferenza stanno esaminando la promozione della salute, la progettazione dei servizi sanitari sul luogo di lavoro, il costo economico dello stress sul lavoro e i modi per diffondere questa conoscenza ai datori di lavoro. Tema della conferenza di quell’anno – “Promuovere e Proteggere la Total Worker Health” – ha illustrato questa visione più ampia della salute sul lavoro. In realtà, NIOSH ha coniato il termine “Total Worker Health” per far avanzare l’idea che fattori sia all’interno che all’esterno del luogo di lavoro possono contribuire alla salute e sicurezza dei lavoratori di oggi. “Il lavoro e la salute, sono importanti componenti della nostra vita, e non possono essere separate”, ha detto L. Casey Chosewood, alto ufficiale medico presso NIOSH, che ha presieduto una sessione sul Total Worker Health. “Quello che succede al lavoro non resta al lavoro, e ciò che accade in casa non rimane a casa.” Tradizionalmente, le misure di salute e sicurezza sul posto di lavoro non sono stati ben integrati con i programmi generali di promozione della salute. Cosa che sta finalmente cambiando, ha detto Chosewood. Oggi le aziende non sono solo stanno lavorando per rendere i loro spazi fisici sicuri per i lavoratori. Stanno inoltre incoraggiando i dipendenti a fare scelte sane, offrendo opportunità di educazione alla salute o controlli medici, al di fuori delle ore lavorative per esempio. “Il posto di lavoro è un luogo ideale per promuovere la salute”, aggiunge Chosewood. “La gente va a lavorare con la consapevolezza che stanno andando a eseguire delle direttive, ricevere istruzioni, essere parte di una squadra e di imparare nuove abilità. E ‘davvero un posto perfetto per gli interventi sanitari.” Mentre il Total Worker Health è stato il tema della conferenza di quell’anno, i relatori hanno discusso su una vasta gamma di argomenti durante l’evento. Di seguito sono riportati solo alcuni dei tanti argomenti messi in luce.
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Mag 30, 2014 | Psicologia |
Autore: Dott.ssa Chiara Pica
Le persone si lamentano in continuazione. Ci lamentiamo se piove, se fa troppo caldo, se fa troppo freddo, se c’è traffico, se non troviamo parcheggio, se c’è troppo da lavorare, se non troviamo lavoro, se la paga è insufficiente. Ci lamentiamo dei colleghi, del capo, dei dipendenti, del partner, di nostro figlio, dei nostri genitori, degli extracomunitari, dei razzisti, di quelli che arrivano in ritardo, di quelli che sono troppo pignoli, del commesso che ci ha trattato male, del calzolaio che ci ha fregato i soldi. Ci lamentiamo dei governi ladri, del consumismo (che siamo i primi ad alimentare, tra l’altro), della chiesa, di dio, del sistema sanitario corrotto, delle banche. Ci lamentiamo dei prezzi della benzina, della crisi, del cane del vicino che abbaia, dei dolori alla schiena, dello stress, dell’ansia, delle incombenze quotidiane. Ci lamentiamo delle feste, del natale, delle convenzioni, del canone rai, del vicino che getta le briciole sui vasi sciotolando la tovaglia e attirando i piccioni, dei negozi affollati, delle corse la mattina. Questa è la nostra vita: una lamentela continua che ci costringe ad attirare proprio quelle situazioni che ci danno più fastidio, in quanto nel mettere questa continua e logorroica attenzione su di esse forniamo loro ulteriore energia, materializzandole nella nostra vita nella famosa profezia che si autoavvera. La lamentela è una forma di inquinante mentale molto diffusa. Chi è abituato a lamentarsi, prova temporaneo sollievo nello sfogo, ma in realtà non risolve assolutamente nulla. La lamentela nasce dalla scelta, spesso inconscia, di essere passivi, di subire gli eventi, di rinunciare a dirigere la propria vita, dare la colpa a eventi esterni e ad altri delle proprie sofferenze e deresponsabilizzarsi totalmente.
Vi sono vari tipi di lamentele infatti:
1) quelle centrate sugli altri, che non fanno altro che deresponsabilizzarci appuntando solo agli altri le cause dei nostri problemi; 2) quelle centrate sulle situazioni, che ancora ci deresponsabilizzano in quanto lamentandoci di situazioni alle volte oggettivamente immodificabili continuiamo a ruotare attorno al problema immodificabile senza cercare soluzioni in ciò che invece è modificabile; 3) quelle centrate su di sè, volte a cercare la smentita da parte degli altri (ma no che dici, non sei affatto così) per poi di fatto non credere alla smentita stessa e continuare a crogiolarsi in un facile quanto comodo vittimismo (no non ce la posso fare, è inutile).
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Mag 29, 2014 | Psicologia |
Autore: Dott. Giovanni Iacoviello
vedi Blog dell’Autore
“Ci vuole coraggio per alzarsi a parlare. Ci vuole coraggio anche per sedersi ed ascoltare”
Winston Churchill
Quali sono le parole giuste da dire? Quali quelle più persuasive ad un colloquio con un nuovo cliente? Quali per un claim vincente per un prodotto? Che cosa interessa di più alla gente?
Di che cosa ha bisogno la gente?
Ognuno di voi sa per lo più di cosa ha bisogno. Non sempre si riesce a verbalizzarlo con chiarezza, anche quando se ne ha un’idea. Qualcuno vi vorrà convincere invece che molti dei vostri bisogni sono latenti, e quindi avrete bisogno del suo aiuto per individuarli. Altri riferendosi a persone pensanti e intenzionali preferiscono parlare di desideri e di consapevolezza. Soffermandoci un attimo con chi parla di bisogni, lo psicologo statunitense Abraham Maslow è divenuto famoso per avere ideato una gerarchia di bisogni umani, rappresentati da una piramide a cinque livelli. Alla base ci sarebbero quelli fisiologici e di sicurezza, mentre al terzo e al quarto quelli di affetto e di stima. Il fatto che questi siano bisogni o desideri, o la bontà delle teorie scientifiche di riferimento, in questa sede non ci interessa. E’ innegabile comunque in ogni tempo e cultura che questi due aspetti sono tra i più importanti per le persone. E’ più facile soddisfare questi aspetti lodando sé e il proprio prodotto, facendo notare che la nostra azienda è la numero uno e facendo sentire gli interlocutori piccoli e meschini, oppure informandosi su ciò che aiuta la gente a percepire il vostro affetto e la vostra stima, che siate un venditore, volontario, pubblicitario o imprenditore? Nel campo del giornalismo, qualcuno ha detto molti anni fa che ciò a cui si interessa di più la gente è se stessa.
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Mag 28, 2014 | Psicologia |
Autore: Dott. Antonello Schiaccitano
Convegno di Roma 17 maggio 2014 della Fondation Européenne pour la Psychanalyse
Mephistopheles. Der Geist der Medizin ist leicht zu fassen!
Ihr durchstudiert die gross- und kleine Welt,
Um es am Ende gehn zu lassen,
Wies Gott gefällt.
J.W. Goethe, Faust I, vv. 2011-2014
Mefistofele.È semplice da cogliere lo spirito
in medicina: studiare bene il mondo
in grande e in piccolo e infine lasciare
che vada a Dio piacendo.
J.W. Goethe, Faust I, vv. 2011-2014
Die letzte Maske des Widerstands gegen die Analyse, die ärztlich-professionelle, ist die für die Zukunft gefährlichste.
Freud a Ferenczi, 27.4.1929
L’ultima maschera della resistenza all’analisi, quella medico-professionale, sarà in futuro la più pericolosa.
Freud a Ferenczi, 27.4.1929
Ce qui spécifie une science, c’est d’avoir un objet.
J. Lacan, Le Séminaire. Livre xi. (1964),Seuil, Paris 1973, p. 13.
Una precisazione terminologica
Dico subito che con termini come “scienza” e “scientifico” non mi riferisco a quanto comunemente inteso con “scientismo” e “tecnoscienza”, cioè le pratiche intellettuali basate sull’adeguamento a una norma; non penso al cognitivismo o alle neuroscienze, né al comportamentismo o alle teorie della mente; tanto meno penso alla cosiddetta “scienza medica”, che ritengo una semplice applicazione tecnica di ritrovati scientifici alla cura delle malattie e al mantenimento della salute. Senza nulla togliere al freudismo, non intendo neppure la metapsicologia freudiana, rigidamente regolata dal principio di ragion sufficiente, o di causa ed effetto.
Con “scienza” intendo, invece, la pratica di un soggetto con un oggetto, entrambi sconosciuti all’antichità. Il soggetto è il soggetto del dubbio, che opera collettivamente su congetture, talvolta le confuta e mai le conferma. L’oggetto è l’infinito, che emerge nella storia dell’Occidente solo nel xvii secolo, dopo la fuorclusione della metafisica classica. In psicanalisi il soggetto della scienza abita l’inconscio freudiano, dove si confronta con l’oggetto infinito del desiderio, di cui ha conoscenza incompleta o, come si dice in psicanalisi, fantasmatica.
Tutto ciò per me è chiaro, ma per gli altri devo andare più piano. Farò un po’ di storia.
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Mag 27, 2014 | Psicologia |
traduzione ad opera di Ileana Sestito
Psicologi e ricercatori della comunicazione stanno studiando come Facebook abbia tanto successo e ci attira dentro
By Lea Winerman
Nel mese di ottobre, Facebook ha superato la soglia di 1 miliardo di utenti. Più di 500 milioni di questi utenti accedono al sito ogni giorno. Ma molti di questi stessi milioni si lamentano di Facebook come di un ruba tempo, abbiamo la tentazione di sprecare ore a leggere le minuzie della vita dei compagni di classe del liceo o giocare online a Scrabble quando potremmo spendere quel tempo in modo più produttivo sul lavoro, a scuola o del tempo con la famiglia e gli amici. Ma qualcosa ci tiene dentro il disegno , alimentando la crescita di Facebook che è partito da un piccolo sito che servì a degli studenti del college Ivy League nel 2004 per poi diventare un colosso a livello mondiale meno di 10 anni più tardi. Ora, psicologi e ricercatori della comunicazione stanno esplorando il motivo per cui il sito è così popolare ed esattamente ciò che otteniamo dai siti di social networking. “Quando abbiamo iniziato a fare questa ricerca, nel 2006, i racconti popolari intorno al social media erano tutti negativi, come ad esempio il laureato che ha perso un’opportunità di lavoro dopo aver postato una foto di se stesso che beveva una birra”, dice Nicole Ellison, una ricercatrice della comunicazione presso l’Università del Michigan. “Allora, eravamo curiosi di sapere ciò che i nostri studenti ne ricavavano dall’ utilizzo – perché se c’erano solo esiti negativi, non lo avrebbero usato.” Ellison e altri stanno scoprendo che Facebook serve a molti scopi. Può aumentare la nostra autostima, soddisfare il nostro bisogno di connessione e di auto-promozione, e aiutarci a mantenere relazioni offline. Allo stesso tempo, non tutti usano Facebook nello stesso modo, ed i ricercatori stanno scoprendo che l’uso di Facebook può interagire con le nostre caratteristiche personali in modi complicati. Il socievole, il solitario e il narcisistico tra noi possono rivolgersi a Facebook per soddisfare le diverse esigenze.
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