Creazioni di Squadra

Autore: Dott. Giovanni Iacoviello

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“Le idee sono il risultato di un bricolage”

Steven Johnson

A volte nel nostro team lavoriamo per dimostrare di valere di più di altri, in una situazione di competizione. Spesso cerchiamo quindi di far valere a spada tratta la nostra idea, ritenuta “più giusta” di quella altrui. Ma potremmo fare a meno dell’aiuto degli altri? Riusciremmo, per usare una metafora sportiva, a fare punto da soli?

Andare avanti guardando indietro: dallo sport alla vita e al lavoro.

Lo psichiatra Matteo Rampin e i fratelli Bergamasco, giocatori di Rugby, spiegano in un libro a sei mani(Andare avanti guardando indietro, 2011) la filosofia del rugby fatta di regolamenti, orgoglio e umiltà, disciplina ed etica dei giocatori, presa spesso ad esempio anche in campo aziendale e formativo. Come spiega in un’intervista a Famiglia Cristiana Matteo Rampin: “Conta molto la questione della lealtà e dello spirito di squadra, che qui sono assolutamente centrali: se non ci si fida dell’altro, il gioco non progredisce, e così se non mettiamo l’altro nelle condizioni di potersi fidare ciecamente di noi […] Dovendo passare il pallone solo all’indietro (è la regola principale del gioco) ogni atleta sperimenta un dato elementare: siamo davanti agli altri solo perché qualcuno ci sorregge, ci spalleggia, ci protegge. Senza l’apporto di tutto il gruppo non saremmo capaci di far nulla”. E’ la stessa filosofia che regna nella vostra squadra o azienda?

Sospensione del giudizio per il comune obiettivo di produrre nuove idee.

Perché non criticare i colleghi ad una riunione quando stanno dicendo una palese ‘cavolata’? Per lo studioso di creatività Edward De Bono (Creatività e pensiero laterale, 1970) “un’idea sbagliata in una certa fase può condurre a una giusta in seguito”. L’autore porta l’esempio di Lee de Forest, che “scoprì l’utilissima valvola termoionica seguendo l’erronea idea che una scintilla elettrica alterasse il comportamento di un getto d’acqua”. Spesso critichiamo gli altri perché riteniamo di essere possessori del vero, ma come sottolinea De Bono “la necessità di essere sempre nel vero è il maggiore ostacolo esistente verso le nuove idee. E’ preferibile avere varie idee anche se qualcuna di queste è errata piuttosto che essere sempre nel vero senza avere alcuna idea”.

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Parlando di Endometriosi – Intervista con la Sessuologa

Parlando di Endometriosi – Intervista con la Sessuologa

Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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Il sesso induce le persone a unirsi. Si potrebbe dire che si tratta di un unione fisica, non spirituale, ma non è vero. Il lato spirituale della vita può essere separato da quello fisico solo a rischio di distruggere l’unità e l’integrità dell’individuo. L’atto fisico del sesso comprende l’esperienza spirituale dell’identificazione con il partner e della sua coscienza.

Alexander Lowen

Pollicino ha già parlato, e lo farà ancora, di endometriosi. Una malattia che diventa compagna di vita per moltissime donne e di chi con queste donne vive, soffre, fa l’amore. Perchè quando si presenta sintomatica, l’endometriosi sa essere crudele. Sa intromettersi in tutti gli aspetti della vita. Oggi parliamo di quello sessuale insieme con una psicologa, sessuologa, la Dr.ssa Laura Salvai. Attraverso le sue parole vogliamo rendere più visibile il dolore nascosto di milioni di donne che vedono trasformarsi in malessere e frustrazione la loro vita sessuale. Inoltre, la Dr.ssa Salvai farà parte del team di professioniste che sta lavorando con Pollicino alla creazione di un ebook sul tema.

Domanda. Perché, parlando di  endometriosi, si finisce con il parlare di sessuologia?

Risposta. L’endometriosi é una delle principali cause della dispareunia, che consiste in un persistente o ricorrente dolore genitale che si verifica durante i tentativi di penetrazione, oppure durante la penetrazione e i relativi movimenti del pene in vagina. L’endometriosi é una patologia ginecologica e dunque una causa organica di dolore sessuale, ma esistono anche dispareunie di origine psicogena. Il dolore sessuale é alla base di molte disfunzioni sessuali: disturbo dell’orgasmo, disturbo dell’eccitazione, disturbo del desiderio. Per questo motivo l’endometriosi é una problematica di grande interesse sessuologico.

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Il racconto di un’esperienza professionale significativa…

Autore: Dott.ssa Laura Canis

 

L’aggressività di Cristina, dodicenne con un disturbo in evoluzione verso la personalità borderline

Conosco C. circa 2 anni fa. É una ragazzina dodicenne cresciuta in un nucleo familiare monogenitoriale, ed è stata da me seguita durante un periodo di 13 mesi, secondo un progetto di affido. Tale progetto prevedeva che C. venisse affiancata durante le ore pomeridiane da un’educatrice, il cui ruolo era quello di aiutarla nei compiti e nelle principali attività quotidiane, quali ad esempio apparecchiare la tavola, preparare il pranzo, svuotare lo zaino… cercando di promuovere in lei una sempre maggiore autonomia. Oltre all’educatrice, il progetto coinvolgeva altre figure professionali: uno psicologo, presso cui C. si recava settimanalmente, una neuropsichiatra infantile ed alcuni esponenti di un’associazione onlus della città, il cui ruolo era quello di governare il progetto dall’alto ed indicare, giorno dopo giorno, in base all’evoluzione della situazione, le linee guida e comportamentali che ciascuno doveva seguire per la buona riuscita del progetto stesso, ed infine un assistente sociale, il cui ruolo era fondamentalmente quello di occuparsi delle questioni più burocratiche e finanziarie.

C. mi viene presentata come avente problematiche di tipo affettivo – relazionali, accompagnate da un lieve ritardo mentale, ma ben presto mi rendo conto che presenta in modo ricorrente anche altri aspetti quali l’aggressività e l’ambivalenza, riconducibili ad una patologia in evoluzione di tipo borderline. Ben presto mi rendo conto che la sfida è la modalità con cui C. sollecita il mondo esterno ed in particolare le persone con le quali intrattiene una relazione significativa, probabilmente con la finalità di “testare” queste persone, per vedere fino a che punto possa spingersi, fino a che punto queste persone siano disposte a continuare a volerle bene. Pare che queste sfide non vengano messe in atto nei confronti di chiunque ma solo nei confronti di chi, ai suoi occhi, soddisfa una duplice condizione: intrattenere con lei una relazione significativa e darle la certezza di poter attuare atteggiamenti di sfida senza per questo mettere a repentaglio la relazione.

In diverse occasioni mi sono infatti trovata ad affrontare una ragazzina fortemente aggressiva nei miei confronti, ma che passata la fase di acting out scoprivo puntualmente non essere effettivamente arrabbiata con me, quanto piuttosto semplicemente incapace di riconoscere la realecausa del suo malessere.

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La simbiosi come una droga

Autore: Dott.ssa Simona Esposito

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Torniamo a parlare di amore, ma non di quello sano, intero, ma di quello considerato dipendente, simbiotico, patologico. Di pari passo ai disturbi come l’ansia, la depressione e lo stress negli ultimi anni mi capita spesso di incontrare persone che soffrono di dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva,”love addiction” è una situazione psicologica nella quale una persona, all’interno di un rapporto sentimentale, mostra difficoltà a conservare la propria individualità e a porre un limite psichico tra se stessa e l’altro. La dipendenza non per forza deve essere connotata come negativa, essa fa parte della nostra esistenza, dipendiamo da persone, relazioni, oggetti, comportamenti, tutti mezzi per soddisfare bisogni, desideri e raggiungere obiettivi, ecc. ma saper dipendere in maniera sana dagli altri e appoggiarsi senza perdere la propria individualità, è difficile e rappresenta una conquista molto importante. L’amore come simbiosi, che dura nel tempo, è un ideale di rapporto molto diffuso e radicato; spesso l’amore viene associato all’idea di essere una cosa sola con il partner. La simbiosi nelle relazioni amorose è come una droga potente e come tale all’inizio si presenta come un paradiso esclusivo, poi diventa dipendenza e crea crisi di astinenza quando manca, infine se praticata a lungo diventa devastante e lascia segni e ferite difficili e lunghe da curare. La relazione simbiotica assume aspetti morbosi ed è caratterizzato da una gelosia folle. Le persone che ne vengono coinvolte si nutrono del partner invece di instaurare e curare un rapporto come terzo campo da cui nutrirsi insieme. Il partner rappresenta la droga, l’anestetico per distogliere l’attenzione dal vero problema che andrebbe sanato.

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