Autore: Dott.ssa Simona Esposito

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Torniamo a parlare di amore, ma non di quello sano, intero, ma di quello considerato dipendente, simbiotico, patologico. Di pari passo ai disturbi come l’ansia, la depressione e lo stress negli ultimi anni mi capita spesso di incontrare persone che soffrono di dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva,”love addiction” è una situazione psicologica nella quale una persona, all’interno di un rapporto sentimentale, mostra difficoltà a conservare la propria individualità e a porre un limite psichico tra se stessa e l’altro. La dipendenza non per forza deve essere connotata come negativa, essa fa parte della nostra esistenza, dipendiamo da persone, relazioni, oggetti, comportamenti, tutti mezzi per soddisfare bisogni, desideri e raggiungere obiettivi, ecc. ma saper dipendere in maniera sana dagli altri e appoggiarsi senza perdere la propria individualità, è difficile e rappresenta una conquista molto importante. L’amore come simbiosi, che dura nel tempo, è un ideale di rapporto molto diffuso e radicato; spesso l’amore viene associato all’idea di essere una cosa sola con il partner. La simbiosi nelle relazioni amorose è come una droga potente e come tale all’inizio si presenta come un paradiso esclusivo, poi diventa dipendenza e crea crisi di astinenza quando manca, infine se praticata a lungo diventa devastante e lascia segni e ferite difficili e lunghe da curare. La relazione simbiotica assume aspetti morbosi ed è caratterizzato da una gelosia folle. Le persone che ne vengono coinvolte si nutrono del partner invece di instaurare e curare un rapporto come terzo campo da cui nutrirsi insieme. Il partner rappresenta la droga, l’anestetico per distogliere l’attenzione dal vero problema che andrebbe sanato.

La parola simbiosi indica nel linguaggio quotidiano una relazione caratterizzata da accordo, sinergia, funzionalità. Due persone sono in simbiosi di solito quando procedono insieme verso una meta comune e senza incontrare intoppi significativi lungo il cammino. Questo vale ed è funzionale nella fase dell’innamoramento dove la coppia sperimenta un certo grado di dipendenza e fusione; ossia i confini tra “IO” e “TU” sfumano. Trascorsa la fase iniziale con lo stabilizzarsi del rapporto, con la maggiore conoscenza reciproca il desiderio di simbiosi tende a diminuire ed ognuno ritorna alla propria individualità rispettando quella del proprio partner. Nella dipendenza affettiva, invece, il desiderio fusionale perdura inalterato nel tempo creando un modello relazionale distruttivo. Vi è la tendenza di trascorrere, così, tutto il tempo libero con l’altro, non vengono sviluppati hobby propri  cercando di seguire gli interessi del partner, non vengono coltivate amicizie proprie, ecc. i partners giungono, quindi, a vivere come se fossero un unico essere vivente. Il dipendente fa fatica a mettere dei confini fra se stesso e gli altri, si relaziona sempre da uno stato di bisogno, si attacca, tende a manipolare l’altro, nutre aspettative, teme l’abbandono, la separazione, la solitudine. Manifesta una vera e propria ossessione dell’altro, la gelosia esasperata, frutto di forte insicurezza verso se stessi e gli altri, e l’ossessività. Troppa energia vitale è impiegata nell’amare o nel ricevere amore e approvazione. Ha un atteggiamento negativo verso di sè, nutre un forte senso di inadeguatezza. La dipendenza affettiva si fonda sul rifiuto,  si cercano inconsciamente relazioni nelle quali ci si sentirà infine rifiutati, oppure si mettono in atto comportamenti che ci porteranno a confrontarci con l’abbandono. A volte la persona amata è rifiutante, sfuggente o irraggiungibile, per esempio sposata o non   interessata alla relazione.  In  entrambi i  casi quello che seduce è la lotta: la dipendenza si alimenta del desiderio di essere amati proprio da chi non ci ricambia in modo soddisfacente, e cresce in proporzione al rifiuto, anzi se non ci fosse quest’ultimo, il presunto amore non durerebbe. La persona che ha una dipendenza affettiva di solito soffoca ogni desiderio e interesse individuale per occuparsi dell’altro ma inevitabilmente viene  delusa e il suo amore prende la forma del  risentimento. Allo stesso tempo non riesce ad interrompere la relazione, in virtù di ciò che definisce “amare troppo”, non rendendosi conto che questo comportamento distrugge l’amore che richiede invece autonomia e reciprocità.

 Vivere una relazione simbiotica crea l’illusione di far parte di qualcosa che offre protezione, accoglie e aiuta, ma non si tratta di una situazione rilassante e serena, anzi, essa esige continue conferme e un adeguamento al proprio partner poiché la persona che vive un rapporto simbiotico ne teme la fine. Quando la relazione dipendente finisce, il soggetto molto probabilmente potrebbe sentire un sentimento di disgregazione con tendenza alla disperazione, come se una parte di sè fosse inevitabilmente andata persa e unico palliativo e soluzione sarà trovare subito una relazione sostitutiva per ristabilire il legame appunto dipendente, ossigeno indispensabile per la propria sopravvivenza. “Quando finisce un amore o veniamo tradite non soffriamo solo per la perdita dell’oggetto d’amore, ma soprattutto per il fatto che allontanandosi da noi l’altro ci comunica il nostro non valore [… ] Quando l’altro se ne va rimaniamo senza il nostro valore che avevamo depositato in lui “ (Morganti, 2006).Ciò ci spiega come nel rapporto simbiotico non può essere tollerata la separazione, poiché la presenza del partner va a confermare o disconfermare il proprio senso di identità.

Come una vera e propria dipendenza  anche nelle relazioni affettive emergono dei sintomi e sono:

Ebbrezza : il soggetto  prova una sensazione di piacere quando sta con il partner, che non riesce ad ottenere in altri modi e che gli è indispensabile per stare bene.

Tolleranza: il soggetto cerca dosi di tempo sempre maggiori da dedicare al partner,  riducendo sempre di più il  proprio tempo autonomo e i contatti con l’esterno.

Astinenza: il soggetto sente di esistere solo quando c’è l’altro, la sua mancanza lo getta in uno stato di allarme. Pensare la propria vita senza l’altro è inimmaginabile. L’altro è visto come l’unica fonte di gratificazione, le attività quotidiane sono trascurate, l’unica cosa importante è il tempo trascorso con l’altro.

Incapacità di controllare il proprio comportamento: una riduzione di lucidità e capacità critica che crea vergogna e rimorso e che in taluni momenti viene sostituita da una temporanea lucidità, cui segue un senso di prostrante sconfitta e una ricaduta nella dipendenza, che fa sentire più imminenti di prima i propri bisogni legati all’altro. Questi processi si colorano di rabbia e senso di colpa

Inoltre, a differenza delle droghe, che sono più facilmente disponibili, si può generare una paura ossessiva di perdere la persona amata, espressa con gelosia e possessività, che si alimenta smisuratamente ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce.

Le cause alla base della dipendenza affettiva vanno ricercate nell’esperienza individuale di ciascun partner, di sicuro il punto di partenza è la scarsa autostima. La dipendenza affettiva ha origine nelle difficoltà vissute nell’infanzia, in particolare nel rapporto con i genitori, ad esempio: esperienze di abbandono, separazione dei genitori, perdite, oppure violenze fisiche e psichiche, maltrattamenti ecc. che hanno lasciato un segno doloroso nella mente del bambino che, una volta raggiunta l’età adulta, cercherà qualcuno in grado di fornirgli quel senso di autostima che manca. Le persone dipendenti da bambini hanno ricevuto il messaggio che non erano degni di essere amati o che i loro bisogni non erano importanti. Queste persone di solito provengono da famiglie in cui i bisogni emotivi sono stati trascurati in virtù dei bisogni materiali. La crescita copre la ferita, ma la lascia aperta. Attraverso l’identificazione con il partner le persone dipendenti cercano di salvare se stessi e colmare le proprie carenze affettive, ricercano nel partner, in maniera più o meno consapevole, ciò che non hanno avuto a sufficienza nell’infanzia: la simbiosi madre-bambino. Quindi si attribuisce alla relazione amorosa un ruolo simile a quello vissuto con i genitori, nel tentativo di cambiare il finale. Questo desiderio fusionale vissuto da adulti non può però essere soddisfatto, in quanto l’infanzia è ormai trascorsa. Di conseguenza, il partner non può colmare pienamente quel vuoto d’amore di cui si potrebbe aver avuto bisogno in passato. L’assenza della possibilità di sperimentare una sensazione di sicurezza nell’infanzia genera il bisogno di controllare l’altro, nascosto dietro un’apparente tendenza all’aiuto. Il dare se è eccessivo può nascondere un bisogno ed un intento manipolatorio anche se spesso  inconsapevole, il richiedere, invece, riguarda il vuoto interiore, l’amore che cerca compensazione, compensazione affettiva  che a volte può diventare anche compensazione economica, è un amore che cerca supporto, una spalla, un appoggio. Nessuno di questi amori è sano, per poter costruire una sana relazione è importante essere consapevoli di se stessi, valorizzando le proprie specificità, è fondamentale ricreare uno stato di individualità, autonomia e distanza. Spesso è la speranza in un cambiamento impossibile che fa sopravvivere il problema e che tende a cronicizzarlo, soprattutto in un contesto relazionale in cui si sono consolidati dei copioni da cui è difficile uscire. Così, paradossalmente, l’inizio del cambiamento arriva quando si raggiunge il fondo e si sperimenta la disperazione, che rappresenta la possibilità di sotterrare le illusioni che hanno nutrito a lungo il rapporto patologico. E’ questo il momento in cui si è più disposti a chiedere aiuto, e può essere l’occasione per iniziare un percorso psicologico di cambiamento, finalizzato alla costruzione di legami sentimentali più appaganti. Mediante un fiducioso lavoro psicologico, dunque, possono giungere indicazioni fondamentali per ricollocare finalmente se stessi al centro della propria vita.

Come faccio a capire se vivo una relazione dipendente? Di seguito alcuni esempi per riconoscerti:

  • Controlli il partner attraverso telefonate, messaggi, e attenzioni che all’apparenza sembrano affettuose ma mascherano controllo e gelosia sfrenate. Lo controlli anche con il malcontento continuo
  • Tutto deve essere fatto insieme e tutto sotto controllo mascherando questo bisogno come il piacere di fare le cose insieme
  • Isoli il partner facendogli credere che ci sei solo tu e che il mondo è un nemico contro cui combattere uniti
  • Isoli il partner usando anche mezzi esaltanti come sballi emozionali continui ed il sesso in modo manipolatorio
  • Tendi ad appropriarti della vita dell’altro come se fosse la tua
  • Ogni altra persona che possa intromettersi nel vostro rapporto è vissuta come un nemico
  • Ti aspetti che il partner legga nella tua mente e realizzi i tuoi desideri e se ciò non avviene rimani deluso e spesso giungi a disprezzarlo
  • Ti aspetti che il partner si pieghi a principi rigidi e fissi che tu credi universali e immutabili
  • Percepisci il partner secondo il tuo umore del momento e lo identifichi con quello che tu senti
  • Qualsiasi cosa faccia il partner per te non va bene e non è mai abbastanza
  • La gelosia, la vendetta, la rabbia sono il fuoco che alimenta gli alti e bassi della relazione e dopo grandi sfuriate e grandi riappacificazioni romantiche si ricomincia da capo sulle montagne russe.
  • Rifuggi la quotidianità e le buone abitudini come una noia.
  • La smania di possesso insaziabile ti fa credere che l’altro è una tua proprietà e viene spesso messo alla prova come garanzia del suo amore. Come lo è costringerlo a prendere decisioni che non condivide e che a volte non piacciono neanche a te.
  • Manipoli e ricatti l’altro attraverso altre persone, attraverso la salute (non sto bene), il denaro, l’amicizia (sono sola/o), i figli.
  • Ecc…