Film (Dicembre 2014): Big Hero 6

Film (Dicembre 2014): Big Hero 6

Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

vedi Blog dell’Autore

È strano come a volte il ricordo della morte sopravviva molto più a lungo della vita che essa ha rubato.

Arundhati Roy

bh6Non tutti i film per bambini parlano solo ai bambini. Di certo non Big Hero 6 che, nella sua ora e mezza, affronta notevoli temi, elargisce risate, emoziona e spaventa anche un po’.

Il film Disney, che nasce da un fumetto della Marvel sconosciuto ai più, ci racconta la storia di un ragazzino, Hiro Hamada, genio della robotica, che si viene a trovare in una situazione delicata. Prima riesce ad entrare nel mondo della tecnologia grazie al sostegno del fratello, Tadashi, che lo salva così da una adolescenza di pericolose competizioni clandestine a botte di lotte tra robot, le bot fights, poi, sempre grazie alla spinta fraterna che lo porta a pensare di utilizzare meglio le sue risorse, entra nel San Fransokyo Institute of Technology, fin dentro al “covo dei geeks”, amici di Tadashi, che subito lo sostengono e aiutano. Sono Gogo, Honey Lemon, Wasabi e Fred tutti ragazzi geniali e pronti a dare una mano.

Purtroppo, proprio il giorno della vittoria di Hiro, grazie all’invenzione dei micro-bot, che ne sancisce l’entrata nella scuola, una tragedia uccide il fratello. La morte di Tadashi sarà l’inizio di una discesa nel desiderio di colpevoli e di vendetta che porterà il ragazzino a capire i veri valori della vita, l’amicizia, il perdono.

In questo sarà aiutato da un personaggio fatto per far innamorare gli appassionati del genere animazione, il “progetto” Baymax, creato da Tadashi, creatura goffa e morbidosa, nata per aiutare e far venire voglia di averne uno in casa da abbracciare nei momenti bui. Si tratta di un vero e proprio robot gonfiabile, grande grosso e ingenuo, sicuro solo della sua missione quella di fare del bene in qualità di “operatore sanitario personale”. L’amicizia con questa creatura, insegnerà a Hiro molto sulla vita, sulle relazioni, sul sentimento devastante della vendetta e lo porterà a vivere un passaggio fondamentale, dall’infanzia ad una nuova maturità.

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Pensiero in-azione

Autore: Sara Bini

vedi Blog dell’Autore

 

Between the conception -Tra il concetto
And the creation – E la creazione
Between the emotion – Tra l’emozione
And the response – E la risposta
Falls the Shadow – Cade l’Ombra (T.S.Eliot – Gli uomini vuoti)
 
Si sente dire sempre più spesso, e non del tutto a torto, che i nostri pensieri ‘creano’ o in qualche modo influenzano fortemente la nostra realtà personale e collettiva. Per quanto possa essere stata manipolata, semplificata  e forse anche un po’ svilita, questa idea è già una potente conquista per l’umanità attuale, abituata in gran parte a credere che la realtà sia modificata solo dalle azioni concrete.
Tale visione materialistica ha dato ampiamente i suoi frutti, buon e meno buoni, lasciando aperte molte questioni. Perciò molti individui oggi si chiedono come mai benché si impegnino -cioè agiscano- tanto per raggiungere un obiettivo, magari neppure stratosferico, le loro azioni non solo non portano a buon fine ma producono perfino il risultato opposto a quello sperato.
 
Forse siamo stati poco addestrati a indagare spassionatamente e senza moralismi i moventi delle nostre azioni. Se lo facessimo, potremmo notare che molte di esse sono in realtà re-azioni ad azioni altrui oppure alle nostre stesse immagini mentali, permeate dalle nostre emozioni.
Casomai fossimo nel momento critico esistenziale delle domande di senso -e non solo di sesso, droga o rock’n’roll, per quanto degne di tutto rispetto- imparare a discernere il tipo di emozione alla base di ciò che facciamo è un buon punto di partenza per iniziare a trovare qualche risposta.
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Due è ancora meglio di Uno? L’Amore al Tempo dell’Io-Individuo

Due è ancora meglio di Uno? L’Amore al Tempo dell’Io-Individuo

Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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L’individualismo – l’abbiamo visto anche troppo – è soltanto un rifugio provvisorio; noi non siamo soli; non possiamo astrarci gli uni dagli altri, e, ben prima della suprema uguaglianza della morte, ci trasporta il medesimo destino. Dipende da noi soli il rendere questo comune destino favorevole o nefasto. Se non viviamo insieme, come gli organi di uno stesso corpo, appassiremo e imputridiremo insieme, come quelle foglie senza linfa, così indipendenti le une dalle altre, così individualiste, ma che il medesimo vento d’autunno strappa e rivoltola a suo piacere.
Gustave Thibon

Siamo un mondo di Uno. Difficile poter dire il contrario, a dispetto dei film che continuano a parlarci d’amore e grandi storie. Eppure, si nasce in relazione con gli altri, dai propri genitori ai pari, si vive nella relazione e in quella si costruisce quello che siamo. Quando arriva la relazione amorosa, è “solo” una nuova e preziosa relazione dopo altre ugualmente/diversamente importanti e in quella mostriamo, investiamo quanto abbiamo imparato ad essere. Non l’immodificabile modo in cui siamo, ma la parte che abbiamo imparata essere noi, una possibilità al posto delle altre. Ebbene, sempre più, questa possibilità parla il linguaggio dell’Io, del Mio.Cosa hai da offrirmi?”, “Come ti sembro?”,”Mi amerai?”Sono domande che facciamo pensando a noi stessi, non al Noi che siamo con l’altro.

Una vecchia pubblicità portò alla “storia” quanto meno del marketing, lo slogan “Du gust is megl che One“. Ma oggi il Due sembra solo il numero goffo che viene dopo l’Uno.

Sempre di più ci si allontana dal senso del Noi, dell’essere in due in una relazione capace di provare empatia per le emozioni di chi abbiamo di fronte. La coppia, lungi da essere una creatura scintillante, almeno dopo i primi fuochi d’artificio, è fatica e ascolto dell’altro. La coppia parla un linguaggio che è la somma dei singoli monologhi ma è scritto in un plurale che non accetta, se non causando sofferenza, di essere sottomesso ad uno solo IO.

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Dove si Incontra lo Psicologo?

Autore: Dott.ssa Simona Saggiomo

 

Questa domanda sembra di semplice risposta, ma nel corso della mia professione sto pensando a come costruire il luogo  di terapia con il paziente, e non è così semplice. Ho cominciato a farmi domande rispetto al dove, quindi al luogo di incontro del colloquio con la persona e se ci penso non è sempre avvenuto in studio.

La Scuola di Specializzazione ha in più aggiunto delle varianti, così, per far diventare tutto più complesso, ma anche più affascinante.

Alla telefonata che segue la richiesta di un colloquio per un problema, si spiega la strada per arrivare allo studio, questo è il primo setting che terapeuta e paziente incontrano : l’indirizzo. Quando andai in terapia la prima volta mi informai del posto in cui il mio psicologo esercitava : era a Torino, in una via centrale, un po’ caotica e ricordo che in sala d’attesa, oltre all’agitazione normale, osservavo l’arredamento, l’accoglienza, e se le sedie fossero comode. Ecco il secondo aspetto : far sentire a proprio agio la persona che entra in studio. Esistono molti tipi di studio a seconda del tipo di terapia che si intende seguire : se si accolgono bambini ci vuole uno spazio – gioco adatto all’età di riferimento, se invitiamo famiglie intere oltre lo spazio, è utile un divano o delle poltrone, se invece si seguono solo individui è facile incontrare solo due poltrone, una di fronte all’altra. Insomma: anche l’arredo non è così scontato, ma funzionale al tipo di terapia che si intende fare.

Il mio primo studio aveva una scrivania e due poltrone, ma dopo la Scuola ad indirizzo sistemico relazionale, la scrivania ha cambiato funzione: se prima era un divisorio tra me e il paziente, oggi è il luogo dove appoggiare carta e penna; tra me e i miei pazienti adesso c’è uno spazio diverso a seconda delle necessità: quindi qual è la sua funzione? E’ utile per la propria espressività corporea, sia del terapeuta, che dei pazienti. Nel momento in cui si usano delle tecniche espressive, è importante poter avere un luogo dove poter rappresentare anche altro.

Ciò che sto imparando è  per comprendere le problematiche della persona anche il corpo può aiutarci, quindi un tappeto e altre sedie possono essere altrettanto funzionali per invitare altre persone o per esprimere ciò che le parole non possono dire. Un esempio che porto sempre sono le “Sculture”, usate in terapia per visualizzare  e rivivere un problema anche dal punto di vista fisico, che poi verrà elaborato in seguito.

Il settimg quindi non è così scontato : incontrare l’altro presuppone che noi terapeuti nella testa abbiamo chiari alcuni aspetti : lo studio e la sua organizzazione per garantire la privacy sia emotiva che fisica.

Ma cosa succede quando si incontrano pazienti al bar o in luoghi affollati? Cosa succede quando si aiutano le persone in una tenda da capo?O quando si è in una sala d’attesa?

Ciò che ho imparato è che interventi diversi necessitano  setting diversi e queste opportunità sono da cogliere per aiutare persone colpite da eventi differenti: l’importante è avere chiaro in mente che cosa si vuole fare e come, perché non tutti i pazienti vengono in studio e quindi non possiamo restare rigidi e convinti che quello sia l’unico modo per fare terapia. Sempre che di terapia stiamo parlando. Vediamo alcuni esempi.

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Il Goal Setting un Percorso per Programmare Obiettivi di Successo

Autore: Dott.ssa Monica Monaco

Vedi Sito Internet www.benessere.com

Una delle principali caratteristiche che distingue le persone che hanno frequentemente successo, che riescono nei loro intenti, che si sentono soddisfatte di se stesse, da coloro che non riescono, anche a dispetto della propria volontà e dell’impegno, a perseguire efficacemente le proprie scelte quotidiane, è la presenza di obiettivi ben scelti e idoneamente espressi. A partire dall’osservazione dell’importanza di sapersi porre adeguate mete, è stato formulato un programma ideale per la scelta degli obiettivi, che è possibile imparare ad applicare nel contesto di tutti i principali campi della propria vita disegnando percorsi, passo dopo passo, per inseguire piccoli e motivanti cambiamenti, raggiungendo gradualmente grandi risultati. Nasce così il Goal Setting o G.S., laProgrammazione degli Obiettivi, un percorso per pianificare e sviluppare degli obiettivi personalizzati, che consente di adattare anche programmi preesistenti alle proprie esigenze, ai propri ritmi ed ai propri impegni.

leggi intero articolo su http://www.benessere.com/psicologia/arg00/goal_setting.htm

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