Autore: Dott. Roberto Solinas

 

Il filosofo sofista Protagora pensava all’uomo come “misura di tutte le cose”. Certo, quando parliamo di autostima, l’idea di noi stessi è il punto di partenza irrinunciabile.

La famiglia è un luogo teoricamente protetto. Il bambino acrobata, inizia a cercare lì un equilibrio e a provare esercizi  al suo interno. Il comportamento degli adulti influenza l’autostima dei figli. In seguito, la scuola forgia o produce danni insinuando progressivamente la competizione e l’aspettativa prima velata, poi palese. In una parte di persone, il linguaggio dell’insegnamento non ispira ma guasta,  perché espone al sarcasmo  e all’umiliazione. Dove la scuola non piace, non riesce e non serve, frattura e limita l’acrobata. Tutto l’ambiente nel suo complesso ha un ruolo importante in questa progressiva costruzione mentale.

Mentre parlo di autostima parlo inevitabilmente di me stesso. La mia domanda decisiva a cui cerco risposta è: chi sono? La valutazione degli altri mi influenza. L’acrobata verifica, si esercita, apprende nuove acrobazie. Mentre si presenta in modo sempre più impeccabile costruisce la sua identità sociale. Se l’acrobata è convincente e la finzione è continua, può arrivare  a convincere se stesso, oltre agli altri. Guarda gli specchi che lo circondano e segretamente guarda il suo specchio per domandarsi: mi piaccio?

Se identifico i miei punti deboli,  se lavoro per attenuarli, se li accetto,  se sento serenità e forza, se non cerco subito spiegazioni rassicuranti, se non ho bisogno di continue conferme sul mio valore, se non mi abbatto per l’insuccesso, alcune forme di fiducia prenderanno corpo.

Immagina l’acrobata Autostima che si muove sopra un cavo, sospeso lungo un continuum dove ad un capo c’è uno smisurato megalomane e dall’altro uno sfiduciato rinunciatario. Chi sarà pronto per l’arena del gioco della vita?

L’essere umano si muove tra queste due estremità. La riflessione di noi acrobati su noi stessi si fa strada intimamente e non richiede né comprensione né consenso. Avviene automaticamente. Oggi per tutti l’autostima fonda l’esistenza. Eppure molti saggi (Krishnamurti, Lao Tse , Aurobindo) che non amano le definizioni ci chiedono: perché  dovremmo stimarci ? Non basta osservarci in silenzio?

La nostra idea segreta si può modificare anche più volte nel corso della vita. L’acrobata perde e trova cercando fiducia, equilibrio e armonia.

Cambiare la disistima è un lavoro splendido e difficile. Non solo gli altri determinano la nostra autostima, un acrobata che ha una interiorità profonda, entro certi limiti, ne fa a meno.

Il lavoro sull’autostima influenza l’assertività  e il porsi  efficacemente, il pensare e l’agire anche con spirito critico. Chi prova  autostima può resistere alle mode, alle influenze, agli ordini, alle pressioni, al conformismo. Autostima e valori personali sono pure sempre connessi.

Chi prova autostima  compie le acrobazie più belle, ma sempre in equilibrio e consapevole. Inoltre si accetta, è responsabile, afferma sé stesso, ha obiettivi mantenendo l’integrità personale.

Autostima e leadership spesso si accompagnano, eppure l’autostima non riguarda solo la performance, ma anche il Sé e l’Io più profondo.

Infine l’autostima non è autoreferenziale, ma si alimenta  e ha necessità anche di relazioni.

Chi crede nella psicoterapia pensa che gli uomini possono essere aiutati a cambiare, pensa che io posso se credo di potere, pensa a strategie per sorgere ed evolvere. Una cosa sono i miei risultati fino ad oggi, altro è il mio potenziale. Intanto faccio una lista o uno schema di cose buone che ho fatto nella vita. Subito dopo mi propongo degli obiettivi realistici da perseguire. Tanti piccoli passi possibili.

Il lavoro sull’autostima  affronta pragmaticamente il tema di chi sono e dove voglio andare. L’impatto dell’autostima agisce continuamente dentro di noi. La strategia giusta è operare quando l’idea di noi stessi è minuta, strisciante , nascostamente o naturalmente  a terra. Qui il sentire dell’acrobata è tristemente cosciente del suo ridotto valore. E’ fondamentalmente rassegnato. Qui la vita è sconfitta da un senso di fallimento. Qui, la rinunzia è avvenuta ancor prima di avvenire. Qui l’acrobata compie esercizi modesti e prova un senso di frustrazione permanente. Non sa fino a dove può spingersi, non sa a cosa può aspirare. Qui l’acrobata è incerto sui suoi voli, così prende e pretende per sé poco e riduce al minimo i rischi. Al limite, si accompagna a persone di maggior valore o a gruppi per godere di luce riflessa o esaltarli.

All’opposto, all’altro capo  non esiste una  persona che sperimenta  troppa autostima. In pratica, vediamo solo un’ostentazione compensatoria nel suo comportamento. Qui, l’Acrobata cade tra progetti impossibili, tra sopravvalutazione, arroganza , irrealismo ed autoinganno. Il lavoro psicoterapeutico si orienterà sull’esame di realtà e lo sviluppo di una osservazione e una rappresentazione più chiara e concreta in luogo di illusoria speranza.

Qualunque sia la nostra posizione attuale, qualunque siano i guasti prodotti da noi stessi o dagli altri; l’autostima è un campo di fiori possibili.