L’Alessitimia: Ovvero “L’Arte di non Provare Emozioni”

Autore: Dott.ssa Morena Romano

 

Il concetto di alessitimia è stato elaborato da Nemiah e Sifneos, i quali analizzando i pazienti affetti da malattie psicosomatiche hanno osservato difficoltà a descrivere i propri sentimenti ed emozioni, tanto da non averne consapevolezza, associata ad una attività fantastica povera.

Altre ricerche hanno permesso di individuare ulteriori caratteristiche di questa che potremmo definire una vera e propria sindrome:

  • Difficoltà a descrivere ed identificare le proprie emozioni
  • Difficoltà nel distinguere tra sentimenti e sensazioni corporee legate all’attivazione emotiva
  • Processi immaginativi e attività onirica limitati
  • Stile cognitivo concreto, orientato verso l’esterno
  • Stile lessicale privo di intensità emotiva e mancanza di riferimenti a vissuti emotivi
  • Rigidità psicomotoria e povertà nel repertorio mimico-gestuale
  • Iperadattamento e tendenza al conformismo
  • Tendenza a sviluppare relazioni superficiali o per contro di dipendenza
  • Scarsa capacità di contatto con le proprie emozioni e tendenza a rispondere a eventi stressanti con comportamenti impulsivi o inadeguati (ad esempio uso eccessivo di cibo, alcool o altre sostanze)
  • Tendenza ad accusare disturbi fisici di fronte a situazioni di disagio psicologico
  • Commorbilità con tratti isterici ed ossessivi

L’alessitimia può rappresentare lo sfondo premorboso di molte patologie di tipo organico come i disturbi cardiovascolari, respiratori, gastrointestinali  e dermatologici, in quanto l’incapacità di riconoscere ed esprimere adeguatamente le proprie emozioni potrebbe favorire una involuzione di tali stati emotivi ed una loro “scarica” diretta sul corpo.

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Una Traduzione di un Articolo per Voi..

articolo tradotto da Desantila Tusha

William James e il sesto senso 

Nonostante il suo lavoro in laboratorio, W.J ha condotto molti esperimenti per quanto riguarda il meccanismo del movimento brusco della testa, o detto in parole più semplici la vertigine, studi questi poco conosciuti nel circolo della psicologia.

 

By DR.Katharine S.Milar

 

Durante tutta la sua vita W.J., filosofo ad Harvard e psicologo, ha sofferto del cosi detto seasickness, conosciuto come il mal di mare. Forse è stata questa la ragione per qui lui era molto interessato nel funzionamento del canale semicircolare dell’orecchio interno, che condusse lui a realizzare personalmente degli esperimenti nell’orecchio interno e a studiare il problema che riguardava la vertigine. Anche se James è stato il primo fondatore del laboratorio di psicologia in America, lui non era tanto appassionato per i lavori sperimentali. Anche se questi lavori furono inusuali e degno di nota per lui.

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Finalità della Psicoterapia. Perché Rivolgersi ad un Esperto Possa Risultare un Esperienza Risolutiva e di Cresita Personale.

Autore: Dott.ssa Morena Romano

 

Molto spesso ci troviamo di fronte a situazioni che ci risultano non solo difficili e dolorose, ma veri e propri vicoli ciechi, in cui avvertiamo che il ventaglio di scelte a nostra disposizione è relativamente ridotto, se non inesistente. In questi frangenti possiamo provare un malessere generalizzato ovvero veri e propri sintomi psicofisici quali alterazioni dell’umore, ansia, depressione, stanchezza cronica, ritiro, solitudine, apatia, rabbia, sconforto, o al contrario compulsione ad agire come compensazione  di un vuoto interiore che non si colma, alterazione del comportamento alimentare, uso/abuso di sostanze psicoattive (farmaci, alcool, droghe), difficoltà relazionali e sessuali, disturbi psicosomatici.

Contestualmente, di norma tendiamo ad attribuire la colpa di tali segnali alle situazioni esterne: una relazione sentimentale inappagante o la mancanza di una relazione; un’attività professionale  insoddisfacente, mal retribuita o l’assenza di un attività lavorativa; insomma un desiderio non realizzato, un bisogno non soddisfatto.

Tuttavia è necessario rendersi conto che come gestiamo la nostra vita e quello che da essa otteniamo dipende inequivocabilmente da come noi percepiamo noi stessi e le nostre potenzialità, da come noi ci poniamo nei confronti di noi stessi e del mondo esterno.

Se impariamo a conoscere le nostre potenzialità, i nostri più intimi desideri e sentimenti potremo scoprire nuovi orizzonti, riconoscere i nostri limiti oggettivi (in quanto esseri umani unici,irripetibili ma fallibili) e conquistare una libertà soggettiva affrancata da condizionamenti sociali, culturali e familiari.

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