Autore: Dott.ssa Ada Moscarella

 

Alla fine ti sei scoperto psicologo delle Terre dell’Ovest, hai sentito che anche per te non è questo il giorno.

E hai deciso che tentare di diventare uno psicologo ne vale la pena.

Sin da subito mi è sembrato profondamente ingiusto non dare seguito al mio post precedente (Tutta la vita davanti: ti conviene iscriverti a psicologia?) e non dire qualcosa a chi, nonostante tutto, più o meno consapevole di cosa l’aspetta, ha deciso di intraprendere questo percorso.

Scrivo consapevole del fatto che i percorsi di vita sono talmente personali e le motivazioni così soggettive che non mi sento di dare suggerimenti come se io fossi chissà chi.

Partirò come sempre dalla mia esperienza personale, per lasciare al massimo qualche spunto di riflessione…Queste sono le idee che hanno fatto e fanno star bene me; le idee che mi danno la spinta a continuare ancora questo percorso di vita.

Chi si iscrive adesso a psicologia non vivrà, ahinoi, una condizione politica, sociale e occupazionale molto diversa da quella in cui sono io, insieme ai miei colleghi, adesso.

Per questa ragione penso che il primo spunto di riflessione sia:

quali sono le tue “fantasie lavorative”? Come ti immagini la tua professione di psicologo?

La fantasia che al momento mi sembra avere più possibilità di realizzazione è quella della LIBERA PROFESSIONE.

Che è “libera” perché tutti gli aspetti organizzativi dipenderanno dalla tua volontà (personale ed economica), è “professione” perché se vuoi davvero tentare di farla, devi investire sulla competenza.

La libera professione è una prospettiva angosciante perché dà, soprattutto all’inizio, un vissuto di forte instabilità; ma è pure il campo in cui i raccomandati hanno la vita più breve. Il medico di base del quartiere può fare al figlio psicologo tutti gli invii che vuole, ma se i pazienti non ottengono risultati, non c’è babbo che tenga. Questo può sollevare un po’ l’umore…

Sì, questo post è pieno di riferimenti colti

La libera professione, inoltre, mette nudi e crudi non solo di fronte a cosa SAI, ma anche a cosa sai FARE e pure a cosa ti sai INVENTARE.

Credo che SAPERE, FARE e INVENTARE sono tre parole che se ben bilanciate già durante gli studi universitari possono predisporre al meglio nei confronti del lavoro.

Sono anche le tre parole che, secondo me, devono guidare le scelta circa la formazione post-laurea.

Purtroppo la formazione post-universitaria e la specializzazione in una o più aree (psicodiagnosi? psicologia giuridica? psicoterapia? selezione del personale? ecc ecc) è un passaggio troppo spesso inevitabile.

Credo che se si decide di frequentare un corso di formazione o specializzazione post laurea, ci sono tre domande che bisogna porsi per orientare la propria scelta.

Alla fine del corso:

– Cosa saprò?

– Cosa saprò fare?

– Come potrò utilizzare questa competenza e in quali ambiti?

Conoscere e approfondire la teoria dei gruppi è alla portata di qualsiasi laureato.

Saper condurre un gruppo con dei bambini non è invece così scontato.

Avere l’intuizione di proporre dei gruppi esperienziali per bambini che hanno subito un lutto, in piena “Terra dei Fuochi”, è un’idea che non era venuta in mente a nessuno e che ci siamo inventati con l’Associazione Legami (Il Cerchio della vita) .

Più di tutto, però, ti invito a riflettere sulla COMPETITIVITA’ e la COLLABORAZIONE.

Se la tua attitudine è quella di pensare che se hai una buona idea è bene tenerla tutta per te, non credo avrai vita molto lunga.

Credo nella collaborazione perché una buona idea condivisa, ragionata, pensata, discussa con altri può diventare un’idea grandiosa ed è soprattutto destinata a resistere nel tempo.

Praticamente ogni giorno colleghi mi scrivono per chiedermi come avviare un blog, come disegnare una locandina, come scrivere un progetto, cosa chiedere al commercialista, come scrivere una fattura, come avviare un’associazione…

Non so di certo fare tutte queste cose, ma credo di non aver mai lasciato qualcuno senza un’indicazione, foss’anche il nome di un altro collega o di un amico che poteva dargli una mano.

Eppure è tutta concorrenza, si dirà…

E io vi dirò che se lo faccio, non è né per bontà né per altruismo. [Forse un po’ per narcisismo sì :P ]

La verità è che io credo che più colleghi lavorano e si promuovono bene e meglio è per la psicologia. E meglio è per la psicologia e meglio è per me!

Forse sono ottimista, ma credo fortemente in questo circolo virtuoso! Questo blog, alla fine, è nato esattamente per questa ragione.

Ce li ho…

In fondo anche Frodo, da solo, senza l’hobbit grasso Sam, non sarebbe mai arrivato a gettare l’Anello del potere nelle fiamme del Monte Fato.

E la razza degli uomini sarebbe caduta al Fosso di Helm (Elm in napoletano :P ) o al Nero Cancello se ciascuno non avesse messo da parte i propri individualismi.

E la vera conclusione di questo post è proprio questa.

Sono una nerd! :D