Autore: Dott.ssa Marzia Cikada

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Il Web è solo uno strumento. Non dobbiamo incolparlo del nostro atteggiamento superficiale nei confronti del mondo in cui viviamo. La sua virtù è la brevità e la molteplicità delle informazioni; non ci può anche fornire concentrazione e profondità.
Alberto Manguel, La biblioteca di notte, 2006
 

Scegliere. Postare. Attendere. Attendere. Attendere. E se poi non piace a nessuno? Allora si cambia il modo di scrivere, si postano foto sempre più intime, si dicono cose cool anche se non sono vere, ci si “da un tono”, si cercano quei quindici minuti di visibilità che possano far bene, far sentire di essere presente, di avere degli amici, di piacere. Succede tutti i giorni, ogni minuto a, probabilmente, tutte le età!

Il numero di Like, che vengono messi ad un proprio “status” su facebook ormai è il segno di quanto si piace, di quanto si sia significativi. Significativi, sì, ma nel mondo veloce e volatile del web. Eppure, si usano anche scorciatoie per poter attirare più l’attenzione. La regola? Far “rosicare” gli altri! Se qualcuno scrive “che invidia!” come commento ad un tuo post, bene, hai vinto! Perchè nei social, vige la vecchia saggezza popolare, quella che diceva che “chi non ebbe invidiosi non ebbe fortuna” e la paura di essere ignorati e non invidiati spinge a cercare apprezzamenti in tutti i modi. Oggi sono gattini dormienti, domani una foto di bimbi sorridenti o una vecchia foto di qualche anno fa, rivista e corretta o una notizia bomba magari non vera. D’altronde, su Facebook, è come in amore: non esistono regole.

E il corpo si rallegra o rattrista proprio come il nostro volto mentre vediamo crescere o diminuire il numero dei like. Il nostro cervello, infatti, agisce diversamente nei casi in cui si sia soddisfatti o meno. Se abbiamo abbastanza like, il centro della ricompensa si attiva, rilascia quindi la sensazione che proviamo a vedere aumentare commenti positivi e dita alzate. Queste sensazioni producono benessere, ce lo dice una ricerca dell‘Università di Berlino, riportata dalla rivista  Frontiers in Human Neuroscience.Quindi i Like metterebbero all’erta e poi attiverebbero una serie di reazioni chimiche che fanno si vivano sensazioni piacevoli, piccole scosse che inducono poi la persona a ricercare quella sensazione di star bene che tanto fanno bene all’autostima.

Potrebbe essere quindi quel sentirsi bene che spinge le persone a vivere legate alSocial, alla ricerca di approvazioni e like, fino alla dipendenza, fino a non riuscire a fare molto d’altro se non attendere, attendere un segnale da qualcuno, un “amico”, che dica che quello che si è fatto, detto, fotografato gli piace. Il bisogno di connettersi, di stare in contatto con gli altri, di aggiornare in maniera continua il proprio profilo è legato anche a questo, al bisogno di approvazione, di piacere e alle sensazioni che questo provoca.Come una droga che si nutre di piacere e poi non riesce più a non piacere, neppure per uno status. Quindi si cancellano le frasi che non trovano attenzione e si ripensano quelle nuove, si postano foto alla ricerca di quel riscontro nei confronti degli altri che rende tollerabile il tutto.

Essere sicuri di provocare reazioni positive negli altri porta però a camuffarsi, a rendersi altro, sempre sorridenti, pronti, con la battuta giusta e il trucco ben fatto nei selfie, sempre in mezzo alla movida giusta, a far quanto è importante fare.Dobbiamo apparire e invece siamo, dobbiamo stupire e invece spesso siamo banali, dobbiamo accattivare e invece siamo semplicemente umani. Questo porta le persone, specialmente le più fragili, quelle che sperano di trovare una nuova vita online, una vita piena di conferme e senza le fragili debolezze di cui sono piene le giornate di tutti, amentire a sé e agli altri, cercando di confezionare il profilo adatto a piacere, che dia poi come risultato, una volta che tanti “amici” l’abbiano premiato con molti like, un ego più forte, più soddisfatto di sé, capace di creare invidia e non più di viverne in continuazione, spiando i profili degli altri, sempre così pieni di meraviglia.

Ma questo allontana dal prendersi cura della propria vita reale, porta ad isolarsi, a nutrire le proprie giornate di fasulli momenti che non appartengono realmente a sé stessi. Ci si trasforma in altro, dando meno attenzione al proprio mondo, quello fatto di relazioni, amici, lavoro e che magari non funziona come ci piacerebbe. Ma un profilo non può prenderne il posto. Quella realtà distorta che dipende dal numero di amici, di commenti, di like e che ha bisogno che tu sia sempre connesso, sempre presente per non perdere la priorità, la visibilità, l’esserci che si è costruito, quella realtà non è poi così reale, non può far star bene profondamente ma svanisce in fretta e si ha bisogno di darle in pasto sempre più e più attenzione, parole, foto, finzione luccicante perchè possa ridarci quella sensazione di star bene che altrimenti mancherebbe.

What's on your mind

Un video che gira molto online, “What’s on your mind?” ce lo riporta in immagini, ci fa vedere come possiamo rincorrere un falso immaginario da “vincente” ma la vita bel frattempo ha bisogno di noi e solo noi possiamo sistemare quanto ci riguarda. Fingiamo di essere felici perchè gli altri possano invidiarci, vederci per quello che non siamo ma vorremmo essere. Si gioca ad apparire piccole divinità dalla vita favolosa, ci si inventa, si bara alla ricerca di un Like che però non valeun sorriso reale, quello che dovremmo farci allo specchio non solo nonostante tutte le nostre imperfezioni e piccole infelicità ma insieme a loro. Quello è il solo selfie che dovremmo scattarci e non necessariamente per darlo in pasto ad un mondo sempre più social e meno human ma per non dimenticarci di noi.

Passata la sensazione di tristezza per una vita normale, occupiamola meglio che riusciamo, parliamo con gli amici che conosciamo, facciamo progetti, sogniamo, cambiamo, sbagliamo, vestiamo anche male e togliamoci qualche sfizio, accettiamo i difetti e respiriamo prima di invidiare le foto al mare del collega, speriamo che si diverta invece e attiviamoci per poter comprare i biglietti di quel viaggio che abbiamo sempre voluto fare.

Pollicino:  Il profilo depresso perchè ha pochi “Like”

L’Orco : Il bisogno di approvazione che diventa dipendenza da Facebook e amici 

L’arma segreta : Accettare l’imperfezione della vita e dirsi “mi piaci” allo specchio senza invidiarsi per questo