CAMBIAMO l’ENPAP

L’immagine dell’Ente va ricostruita. Dopo l’ acquisto del palazzo di via della Stamperia 1 finito su tutti i giornali e telegiornali a seguito della vicenda dei 18 milioni di euro volatilizzati in un giorno la nostra immagine non è delle migliori. Politicamente poco importa che ciò sia avvenuto per dolo, per ingenuità, per sbadataggine o per sfortuna. Altri dovranno fare chiarezza. Politicamente è importante un cambiamento radicale, è opportuno che amministrazioni e sigle coinvolte non vengano riconfermate. Dobbiamo pretendere TRASPARENZA attraverso la pubblicazione dei bilanci, dei verbali e delle delibere.

E’ necessario mantenere un comportamento che segua valori come:

Partecipazione, Collaborazione, Democrazia, Onestà, Etica, Equivocità.

Cambiamo l’apparato ENPAP, farraginoso e dispendioso, che prevede un elefantiaco apparato gestionale con costi iperbolici (ben oltre il milione di euro annui) che paghiamo tutti noi.

Cambiamo il rapporto con gli iscritti. Uno dei problemi dell’Ente è la sua lontananza rispetto agli iscritti (ciò viene dimostrato dal disinteresse dei colleghi nella partecipazione al voto). Ma si tratta dei soldi di tutti noi. E come si fa a recuperare tale rapporto? Coinvolgendoli. Già da oggi si può prevedere nei regolamenti che le più importanti scelte di indirizzo o di spesa vengano sottoposte, via mail, ad una consultazione (obbligatoria ancorché non vincolante) con gli iscritti. Se prima di decidere del palazzo di via della Stamperia tale consultazione fosse stata fatta gli amministratori sarebbero stati molto più accorti nelle loro mosse. L’Ente deve essere trasparente, gli atti (tutti) pubblicati sul sito, gli iscritti devono poter esprimere il loro parere in qualunque momento.

Cambiamo per il nostro diritto ad una vecchiaia. Nonostante il fatto che il nostro Ente sia molto ricco, le pensioni, certamente a seguito di leggi nazionali ma anche di scelte gestionali, sono e saranno irrisorie. Dobbiamo utilizzare tutta l’autonomia che l’Ente possiede (dosando meccanismi previdenziali ed assistenziali) per far sì che nessun collega possa andare in pensione con una cifra che si collochi al di sotto del livello di povertà.
Cambiamo per attuare il tessuto solidaristico della professione. Quelli dell’ENPAP sono i nostri soldi. Devono rendere! È compito degli amministratori farli rendere e non devono essere investiti come farebbe una qualunque finanziaria. Dare vita inoltre a Fondi Pensione per il rafforzamento di forme di previdenza complementare.

No ad investimenti che non siano più che limpidi sul piano etico.
Cambiamo, partecipando al nostro futuro. L’astensionismo dei colleghi ha da sempre consentito a pochi gruppi organizzati di dirigere l’Ente a loro piacimento. Arrivando all’assurdo di far gestire la Cassa dei liberi professionisti dal sindacato (che come noto ha in generale interessi, seppur legittimi, diversi).

Cambiamo, per  attuare la nostra autonomia. Nella triste vicenda mediatica dell’acquisto della sede siamo apparsi, vero o non vero che fosse, compromessi con forze politiche ed istituti bancari che in qualche misura ci avrebbero condizionati o raggirati. Ognuno di noi è impegnato nel sociale e nella politica e questo appartiene a noi  singoli professionisti. Il nostro Ente di previdenza è invece espressione di tutti noi e proprio per questo deve restare completamente autonomo.

Cara collega, caro collega che ci leggi, questa volta fai uno sforzo, vai a votare e vota per te, per i tuoi di interessi. Se fai la libera professione, se lavori nel tuo studio con i tuoi pazienti, o se fai il formatore o se lavori nei tribunali o nelle aziende, sappi che il tuo astenerti consegnerà la gestione dei tuoi soldi a chi ha in mente il modello sanitario della professione, a chi ha già un trattamento pensionistico assicurato dallo Stato e vede la pensione ENPAP come integrazione del proprio reddito pensionistico garantito.