Autore: Enrico Franceschini

in La Repubblica.it – Scienze

 

Si moltiplicano le ricerche sul tedio e i suoi effetti. Perché curarlo o prevenirlo può cambiarci la vita. Gli universitari usati come “cavie”. I compiti: guardare pesci o contare le lettere di un testo.

 

LONDRA – Per Pascal, “non c’è niente di più insopportabile”. Per Schopenhauer, era “la morte in vita”. E per Alberto Moravia, che le dedicò un romanzo (sin dal titolo), rappresentava lo sfacelo del mondo borghese. Ma anche se tutti sanno più o meno definirla, uno stato di insoddisfazione, di fastidio, di inerzia, più difficile è spiegare cosa provochi la noia, quali effetti ne conseguano ed eventualmente come curarla. Nell’epoca di Twitter, smartphone e tablet, non dovrebbe esserci nemmeno il tempo di annoiarsi. Eppure statistiche e psicologi indicano che è un diffuso malessere.

 

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