Autore: Dott.ssa Valeria Esposito

 

Cos’è lo stress?
Qui il riferimento è allo stress cronico definito anche “distress”, ossia la condizione dell’organismo sollecitata da uno stimolo o “stressor”. Tale reazione allerta molteplici sistemi: fisiologici,biologici e psicologici, finisce con lo strutturarsi e consolidarsi oltre lo stimolo determinando stati di allarme, irritabilità e ansia.

È sempre negativo?
No, è stato individuato uno stato acuto più sano e benefico di stress, l’”eustress”, che ci permette di sentirci energici e vitali, in cui la reazione dell’organismo allo stimolo raggiunge un picco, durante il quale l’individuo mette in campo concentrazione, forza e abilità per risolvere con efficacia il compito per poi ritornare in una condizione di inattivazione, calma e benessere.

Può generare malattie?
H. Seyle già nel 1925 individuò una serie di sintomi aspecifici e generici riscontrabili in una fase iniziale di quasi tutte le malattie: la sindrome generale di adattamento (Sga). Lo stress produce modificazioni a carico di tutti gli organi: sistema nervoso vegetativo, sistema endocrino, sistema immunitario. Il perdurare di uno stato di stress cronico stimola solo alcuni funzionamenti connessi a stati di allarme vigilanza e controllo e ne inibisce altri connessi alla calma, alla tranquillità e al riposo, indispensabili ad un sano equilibrio psicofisico dell’individuo.

Perché ci stressiamo?
Lo stress pone l’organismo in una condizione di forte attivazione destinata a produrre risposte di varia natura: cognitive , emotive, fisiologiche e comportamentali. Tali risposte emergono dalle risorse e dal patrimonio consolidatosi, in ognuno di noi, a partire dal proprio sviluppo e dalle relazioni con l’ambiente. Quando tale patrimonio presenta delle alterazioni si determinano condizioni in cui eventi del tutto normali vengono vissuti come allarmanti e pericolosi.

Si può evitare?
È possibile modificare stili di comportamento che alimentano i circuiti dello stress cronico. Ci si può educare al riequilibrio di funzioni vitali per ripristinare condizioni di maggiore benessere quando queste si polarizzano solo su determinate posizioni di una certa coloritura emozionale, quella della preoccupazione, della paura, dell’aggressività senza riuscire più a mantenere una naturale alternanza.

Quale intervento è possibile?
L’intervento non può che essere integrato perché tiene conto delle interrelazioni che vi sono tra più livelli e piani per agire sull’unità indissolubile mente-corpo. Sarà orientato verso funzionamenti di fondo biologici e fisiologici al fine di determinare una profonda modificazione dei circuiti radicati dello stress.

Quanto conta l’atteggiamento positivo nell’evitare lo stress?
Non è una questione di atteggiamento teso ad evitare lo stress quanto la capacità di comprendere i nostri bisogni profondi e i nostri funzionamenti così da rimodulare un equilibrio alterato, un respiro affannoso, una postura irrigidita un movimento limitato. La possibilità di attraversare esperienze piene, di riequilibrio ci consente di recuperare il respiro profondo, morbidezza dei movimenti e favorire la percezione di zone diventate contratte e poco sensibili.