Autore: Dott. Roberto Solinas

 

“La natura delle cose ama celarsi” recitava il grande filosofo Eraclito… E molti secoli più tardi “il gigante” Schopenhauer riprendeva: “Il mondo è la mia rapppresentazione”. E ancor più vicino a noi la programmazione neurolinguistica ci inflazionò dell’assioma meno originale “la mappa non è il territorio”…Quale spazio spetta alla realtà?  Quale alla percezione? Quale alla rappresentazione? In che dimensione ci troviamo? Vi sono molte dimensioni?

Tra gli svariati quesiti che la mente crea, una incessante moltitudine di parole ci sommerge e ci circonda. E La parola non descrive affatto la realtà, non ne è capace, non può farlo che malamente e approssimativamente. La parola è creatrice. Crea il mondo e genera ed evoca sempre nuovi mondi.

L’immensità delle parole incide la mente degli uomini. Noi siamo degli inarrestabili generatori di pensieri, anche sforzandoci non riusciamo ad arrestarne il flusso. Malgrado qualsiasi volontà si continuano ad affacciare.

Anche la qualità, e il tipo delle nostre relazioni dipende dalla qualità del nostro dialogo interiore. Dentro noi stessi, sappiamo in ogni momento se stiamo agendo in modo etico oppure no. Ciò deriva, al di là delle apparenze, dai nostri reali profondi valori, dal nostro sacro Io più riposto. La certezza è rivelata da precise sensazioni di pienezza, benessere e fiducia. Sensazioni opposte ci parlano della fretta, del non essere realmente presenti, dell’abuso e della violenza celata.

Pure il corpo ci riconosce istantaneamente attraverso calore e freddezza, distensione o tensione. Le domande che fanno bene aprono ed espandono, quelle che fanno male contraggono. Provengono dalla consapevolezza sommersa con la forza dell’essere. Da tutto ciò fuoriesce chi sei… E inizi a scoprire le ragioni del tuo agire e delle sue forme intrecciate. E tu chi sei veramente…?

Oltre a capire chi sei diventa interessante avere chiaro cosa ti circonda.  E’ chiaro, ciò che appare evidente ad una mente attenta. E’ distinto ciò che non si confonde con altro. Ma intorno a noi le cose non sono affatto chiare e distinte.

Noi siamo al contrario dolosamente e premeditatamente confusi. Siamo deliberatamente circondati, assorbiti, permeati, segretati, abbindolati.  Spesso subiamo bellamente  ignavi.

Il punto d’inizio di tale manipolazione è la denominazione suggestiva. Qui siamo oltre la porta, oltre la zona grigia, oltre il confine.

Ne siamo invasi.

Nessuno, naturalmente, ha nulla da eccepire.

Per capirla faccio un esempio da scolaretto. A cosa ti fa pensare Banca d’Italia? Semplice mi dirai, alla banca dello Stato. Certo, giusto, ma le cose non stanno così…Eppure la denominazione è inequivocabile.

Ancora qualche esempio. Ne faccio tre dolorosi, spero mi perdonerai, ma desidero tu abbia oltremodo tutto chiaro.

Io muoio. Posso farmi cremare. In pratica mi bruciano e mettono quello che rimane del mio corpo in un contenitore. Il termine cremazione è suggestivo. Di me resta polvere o cenere non crema. Tuttavia, per sostenere gli affari, mi danno un’ultima carezza…

Abbiamo una montagna di rifiuti da smaltire. Ci pensa l’inceneritore. Tuttavia, come sai, l’operazione comporta problemi…e allora nell’ultima sua generazione l’inceneritore diviene un termovalorizzatore.

Qui la parola creatrice genera il concetto di incenerire per produrre energia e valorizzare.

Cremare, incenerire, termovalorizzare.  Splendido! Almeno dal punto di vista linguistico.

L’operazione di designare le cose in termini suggestivi è semplice e potente. Le cose appaiono chiare e naturali.

L’ovvietà impone la percezione desiderata. La denominazione agisce sulla percezione.

Come sai, le persone difficilmente hanno la possibilità di acquisire e capire tutte le informazioni necessarie e spesso non hanno le conoscenze per valutarne le implicazioni…Quindi, se non ho accesso alle fonti ed ho difficoltà di analisi e sintesi…il risultato è semplice.

Dimensioni fortissimamente alterate create ad arte.

Basta  poco…