Autore: Dott.ssa Manuela Gianantoni

 

Partendo dal presupposto che la persona cosiddetta “normale” non esiste, parleremo di nevrotici o psicotici  ben compensati, i quali nel momento in cui si squilibrano, si scompensano seguendo  sempre lo stesso schema. Diverso è il caso della personalità borderline, al confine fra nevrosi e psicosi.

Una personalità assolutamente instabile, che in quanto tale può scivolare, se tutto va bene nel  versante nevrotico, ma se lo stress cui viene sottoposta  è troppo intenso scivola nel versante  psicotico.  Da queste zone può comunque  rientrare, per scivolare ancora in un versante o nell’ altro.

L’ instabilità caratterizza quindi il borderline che è instabile nel tono dell’ umore, nell’immagine di sé,  è incapace a fronteggiare lo stress e questo lo porta a vivere esperienze psicotiche,  vive di una rabbia intensa e inappropriata per cui perde il controllo,  si infuria, arriva allo scontro fisico, è imprevedibile quando ha reazioni esasperate di fronte al rischio, reale o presunto, di essere abbandonato. La sua rabbia  gli preclude ogni possibilità di mantenere rapporti affettivi stabili, l’ impulsività lo porta a interrompere bruscamente le relazioni poiché passa velocemente dalla idealizzazione alla svalutazione dell’ altro. E’ incapace di controllare e regolare l’ intensità delle proprie reazioni comportamentali. E’ sempre in  conflitto tra dipendenza ed autoaffermazione. L’ambivalenza affettiva gli provoca un’ intensa aggressività verso coloro dai quali dipende a causa del potere che avverte in loro.

L’impulsività, l’ aggressività, hanno un ruolo centrale nel borderline che, se stressato, passa all’atto rapidamente, senza la pianificazione della propria condotta, senza riuscire ad avere  una valutazione razionale e consapevole delle  conseguenze.

L’ impulsività si manifesta nel sesso, nel cibo, nell’abuso di sostanze, nella guida spericolata, negli atteggiamenti automutilanti, nei comportamenti suicidari.

Nei momenti di forte stress il borderline manifesta sintomi dissociativi durante i quali ha la sensazione di non essere presente a se stesso e dei quali, a posteriori, non ricorda nulla. I sintomi dissociativi , i gesti automutilanti e  impulsivi, rappresentano un tentativo di regolare una emozione troppo intensa che non può essere gestita altrimenti.  E’ come se si “ anestetizzasse” nel momento in cui le emozioni che prova sono troppo intense per essere esperite.

Secondo l’ ottica psicoanalitica il borderline presenta una forte debolezza dell’Io e del Super-io, l’ istanza moralizzatrice, l’ impossibilità di tollerare l’ angoscia e  di controllare gli impulsi.  Nega la realtà,  vive in un delirio di onnipotenza, usa massicciamente la svalutazione dell’ altro.

Si presenta in modo molto seducente e dolce, ma porta in sé incubi e illusioni che nascono da ricordi male elaborati.

 In realtà il borderline ha un ottima memoria degli eventi, ma li spoglia del significato affettivo, per cui li ricorda a seconda dell’ umore del momento. L’ incapacità di trattenere la memoria affettiva dell’ evento fa si che il borderline  possa entrare in confusione e rifugiarsi quindi nella bugia.

Il borderline ha subìto un danno  nella fase pregenitale (da 0 a 4/5 anni ) perciò non riesce ad entrare nella fase edipica, fase in cui da una relazione duale madre- figlio si passa alla triangolazione, cioè al rapporto a tre fra madre, padre, figlio.

Non gli è stato permesso di individuarsi, cioè di percepire una differenziazione  fra sé e l’altro.

Il vissuto simbiotico fra madre e figlio,  indispensabile per il neonato nel primo anno di vita, diviene patologico se si protrae oltre nel tempo, perché impedisce l’ identificazione di sé del bambino e il cammino verso la sua autonomia.

La madre del futuro borderline gratifica il bimbo quando questi ha una condotta dipendente e sottomessa, ma lo minaccia di abbandono quando egli si comporta in modo indipendente ed esplorativo.

L’onnipotenza materna renderà impossibile l’ instaurarsi della relazione tra il bimbo e il padre, motivo per cui il futuro borderline non entrerà mai nella triangolazione edipica.

E’ per questo che spesso il borderline, quando uccide,  non elimina solo la donna, ma spesso anche i figli.

Il rapporto può essere solo a due , come fu con la madre, anche se in forma ambivalente, conflittuale e perversa.

Affinchè  la relazione madre-figlio risulti sana e costruttiva, la madre deve permettere al padre di entrare nella diade, così da consentire al figlio di percepire  la differenza dei sessi.

Poi, gradualmente, i genitori dovranno essere in grado di tollerare la separazione del figlio affinchè questi possa conquistare l’autonomia e l’integrità psichica.

Carenze relative al raggiungimento di questa autonomia portano alla patologia borderline, una patologia in cui si riesce  a stabilire solo relazioni affettive caratterizzate dalla possessività, in cui  il borderline fa di tutto per gestire l’ altro secondo i propri bisogni.

Il borderline stabilisce relazioni in cui l’altra persona deve sottostare a regole molto rigide, a volte inaccettabili e che solo lui deve dettare: è lui che vuole condurre il gioco in un braccio di ferro spesso distruttivo, sicuramente perverso.

Le relazioni che tenderà ad instaurare, verranno create ad arte tramite il lamento, il vittimismo, tecniche di seduzione molto convincenti e nel suscitare la compassione delle persone, specie quelle dell’ altro sesso.

E’ un grande manipolatore.

Il borderline convive con sentimenti cronici di vuoto. Questo fa sì che egli  tenti delle soluzioni attraverso la compensazione, usando droghe, cibo, sesso ed acting out, cioè passaggi all’ atto,  per cui un pensiero aggressivo viene subito concretizzato, senza riflettere sulle conseguenze che ci potrebbero essere, nel tentativo di controllare i picchi emozionali.

Vano rimane comunque il tentativo del borderline di allontanare il senso di vuoto da se’.

Poiché il borderline non ha un senso di sé equilibrato, non può averlo neppure nel valutare gli altri,  di cui distorce il valore e le intenzioni.

La patologia borderline è relativa al legame con la persona amata, la madre per prima e poi le donne amate in età adulta, donne che vengono vissute come inconsistenti e sempre in procinto di sparire.

Il dramma infantile relativo al rapporto con una madre vissuta come altalenante, porta il borderline a vivere un senso abbandonico in una perenne lotta contro l’angoscia, per il disperato attaccamento e attacco alla persona amata, fortemente cercata e altrettanto fortemente disprezzata.

Vivendo nel costante timore di un potenziale abbandono, manipola gli altri per proteggersi dalla separazione .

Tende a vivere una forte promiscuità sessuale,  bisognoso  di  protezione e di rassicurazione, sceglie  una donna che ha la funzione di contenerlo.

Gli sforzi disperati che fa per evitare l’abbandono portano ad azioni impulsive, automutilanti, al suicidio, all’omicidio, al femminicidio nello specifico.

IL borderline mal sopporta le frustrazioni del presente,  poiché risvegliano il ricordo delle antiche frustrazioni infantili.  Avendo un Super-io debole,  passa con facilità dal pensiero all’atto, in modo inatteso e spesso incomprensibile. Questo accade quando sopravviene il pensiero, reale o immaginario, che la persona amata possa abbandonarlo.

Dunque, volendo rispondere alla domanda iniziale, se è vero che gli uomini uccidono in momenti di raptus improvvisi e imprevedibili, potrei dire che se è stata diagnosticata nell’uomo una personalità  borderline , i raptus improvvisi sono da mettere in conto, quindi sono prevedibili , in particolar  modo se  l’uomo è sottoposto a  forte stress che per il borderline è strettamente correlato alla paura, reale o presunta, di essere abbandonato.