Autore: Dott. Luca Pedrazzoli
L’uso cosi’ diffuso della droga credo dipenda sia da un fattore esistenziale sia da un fattore culturale: un piacere insaziabile da trovare che va a colmare un senso di vuoto interno, apatico di pensieri, emozioni e sentimenti. La ricerca del piacevole desiderio va a colmare un dolore che lo fa cessare, dimenticare; una forma di scacciapensieri del disagio, del non guardarsi dentro, del non volere e/o potere avere consapevolezza delle proprie rappresentazioni interne spesso in conflitto con la percezione esterna della realta’. Spesso pero’ si crea una coazione a ripetere di questo immediato piacere diventando quasi una ossessione di un prodotto che ti libera da ogni male.
L’eroina, per intenderci, e’ un piacere anestetico, volendo prendere parte alla propria vita il meno possibile e non essere attivi con il proprio se’ e con le relazioni altrui . Sono talmente annoiati che preferiscono ad anastetizzarsi, al non esserci.
L’ecstasy invece crea euforia: un piacere immediato sia fisico che mentale; un sollievo dalle tensioni e dalle paure che il soggetto sente dentro di se’. Il rapporto con il proprio io e con gli altri e’ maggiore, disinibito dalle barriere inconsapevoli con una diminuzione dell’aggressivita’ e della paura: una sorta di esibizione del narcisismo proprio senza il timore di essere giudicati. Tendenzialmente sono soggetti che non hanno avuto successi nella vita, mancanti di comunicazione emotiva e di contatto fisico: usano la chimica per vincere la solitudine in questa societa’ di massa culturalmente legata all’apparenza.
La cocaina eccita, stimola il possibile annientando l’impossibile, inibendo quel processo del desiderio- proibizione. Sono soggetti spesso nevrotici e conflittuali con se stessi: voglio ma non posso, il permesso e il proibito. Sembra quasi una patologia dell’agire, della paura di sentire e vivere i moti interni; usando questa sostanza inibiscono il senso di colpa, la tristezza, il dolore morale e la loro unicita’. Si sentono persone fallite che non son in grado di agire ritenedosi soggetti inadeguati di compiere quell’azione pulsionale e motivante per loro. Sono soggetti depressi. Diciamo che non sono loro stessi, che inibiscono il mondo interno con la sostanza per risultare finti onnipotenti come vuole la societa’, una forma culturale che va a perdere il senso del limite. Bisogna indurre una forma culturale che accetti il concetto di anima e che non cerchi di negarla. Ogni essere deve avere un ruolo nel mondo e non si deve giudicare. Peccato che molti guardano e non osservano…
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