Autore: Dott.ssa Margherita Barbarito

 

Il rapporto di coppia è un sistema complesso di relazioni che si intersecano su diversi piani e che coinvolgono numerose sfere della vita dell’individuo. La vita di coppia viene influenzata da molteplici fattori e il  primo tra tutti risulta essere la relazione con le famiglie di origine che inizia ad esercitare la sua influenza fin dalle prime fasi di formazione del sistema coppia.

Ogni relazione di coppia necessariamente ha inizio con la scelta di un partner ed è fondamentale chiedersi quali fattori influenzino tale scelta. 

Perché si sceglie un partner? E’ una domanda a cui non è facile dare una risposta. Si ritiene che i motivi principali siano legati ad alcuni bisogni fondamentali dell’uomo che si esprimono attraverso i suoi sistemi motivazionali, in particolare quello dell’attaccamento-accudimento e quello sessuale. Il primo bisogno è legato alla ricerca di sicurezza e al bisogno complementare che ne deriva di provvedere all’accudimento delle persone molto deboli. La ricerca della sicurezza attraverso l’attivazione del sistema dell’ attaccamento, è espressa da una serie di comportamenti che ci accompagnano fin dalla nascita e che hanno le loro basi filogenetiche nell’oggettiva vulnerabilità del neonato, che è obbligato a far ricorso alla figura di accadimento per il soddisfacimento dei sui bisogni elementari e per la propria sopravvivenza. Il secondo bisogno è legato alla conservazione della specie attraverso la funzione riproduttiva, finalità originaria dell’attività sessuale anche se quest’ultima è diventata nell’uomo sempre più indipendente dalla funzione assegnatale, pur conservando un notevole valore nel mantenimento della relazione. In ogni caso, sia per quanto riguarda l’esigenza di sicurezza, sia per quanto riguarda una progettualità procreativa all’interno della relazione, il requisito indispensabile è l’esistenza di una fiducia di base nei confronti della persona con la quale viene stabilita la relazione. Diventa determinante a questo scopo la qualità del legame che si è creato con chi originariamente si è preso cura di noi: quanto più è stata soddisfacente la relazione originaria, tanto più si potrà sviluppare un atteggiamento di fiducia nei confronti delle nuove relazioni; quanto più quella è stata ambivalente, ambigua e scarsamente soddisfacente riguardo ai bisogni personali fondamentali, tanto più si osserveranno comportamenti ambigui, ambivalenti o evitanti da parte di chi ha avuto questo tipo di esperienza.

La scelta del partner è una strana mescolanza tra mito familiare, mandato inerente a esso e ricerca del soddisfacimento di bisogni più strettamente personali. Il prevalere dell’uno o dell’altro è determinato non solo dalla forza relativa di ciascuno di essi, ma anche dal tipo di relazione esistente con la famiglia di origine. Stierlin (1978) definisce il “mandato familiare” come il compito più o meno esplicito assegnato a ciascun membro della famiglia riguardo a una serie di ruoli da ricoprire e di scelte da fare, derivante dal mito e dalla storia della famiglia. Tale mandato rappresenta l’anello di congiunzione tra il mito familiare e il modo in cui questo si esprime attraverso le aspettative dei singoli membri della famiglia ed in particolare dei genitori. Quando il mito familiare prevale sui bisogni individuali la spinta a realizzarlo è tale da sostenere la convinzione che esso esprima il tipo di legame più idoneo a soddisfare le esigenze personali. La scelta del partner diventa espressione di un processo di “attenzione” e “disattenzione” selettiva, tale per cui si presta più attenzione alle caratteristiche che corrispondono alle aspettative presenti nel mandato familiare, sia esplicite che implicite.  Nel caso in cui, invece, ci sia una ribellione più o meno cosciente al mandato familiare si prediligono caratteristiche opposte a quelle da esso previste, pur persistendo un’insoddisfazione sul piano affettivo. Questo risulta ancora più evidente in quelle situazioni in cui vi è stata una storia familiare particolarmente tormentata o infelice con un carico notevole di aspettative compensatorie, per cui il contesto, il contenuto, le modalità della relazione verranno ad acquistare per essi un valore di “imprinting percettivo”. La scelta del partner si basa quindi su un gioco di “vuoti” e di “pieni” che proprio attraverso la loro interazione dinamica permette che il rapporto prosegua ed evolva o, viceversa, si interrompa. Il tipo di influenza espressa dal mito familiare dipende dalla forza e dalla ricchezza di quest’ultimo: quanto più sarà “articolato” tanto maggiori saranno le possibilità di sviluppo e di scelta, quanto più forte sarà una delle sue componenti, tanto più essa avrà il predominio sulle altre nella richiesta di soddisfazione. Il partner quindi diventa il mezzo principale di trasmissione e di elaborazione del mito e della storia familiare e proprio come i miti è espressione di una struttura che si costruisce e si modifica nel tempo. È evidente dunque che la scelta del partner coinvolge solo in apparenza due persone: in realtà il rapporto che si instaura presuppone una struttura elementare di tipo triangolare, che viene di volta in volta confrontata con altre strutture triangolari appartenenti al contesto attuale o passato e che fanno da termine di riferimento per quanto riguarda le caratteristiche del rapporto stesso. Si possono quindi riconoscere due dimensioni lungo le quali si effettua il confronto, una orizzontale in cui si collocano i legami di pari livello “gerarchico” (fratelli, sorelle, partner ecc.) e uno verticale trigenerazionale in cui si pongono i legami tra diversi livelli gerarchici (nonni, genitori, figli ecc.).

Quando si costituisce una coppia quindi non avviene semplicemente l’incontro tra due individui, bensì due sistemi inizialmente distinti entrano in contatto determinando una  complessa interazione. Il rapporto con le famiglie di origine diventa dunque la chiave di comprensione della relazione di coppia. Molti sono stati gli autori che si sono interessati all’influenza della famiglia di origine sulla relazione di coppia.  Murray Bowen ipotizza alcuni meccanismi mediante i quali i rapporti che appartengono al passato possono condizionare il presente stato della coppia. Uno di questi meccanismi è il processo di proiezione familiare che consiste nelle modalità attraverso le quali il livello di differenziazione del sé familiare viene trasmesso a ciascuno dei figli, e quindi dei coniugi, in maniera diversa. In un gruppo di fratelli, alcuni riescono ad acquisire un livello di differenziazione superiore rispetto a quello dei genitori, altri ne sviluppano uno minore, e altri ancora ne ottengono uno uguale. I figli che si sono dovuti accontentare di un livello di differenziazione più basso sono anche più esposti all’immaturità parentale rispetto agli altri più fortunati. Hanno maggiori difficoltà nel separarsi senza problemi dai genitori (smooth separation), e in casi estremi non se ne separano affatto. In questi casi il condizionamento della famiglia di origine può giungere fino a impedire la possibilità di matrimonio o a consentire una costituzione della coppia solo apparente. Inoltre, questi coniugi avranno una minore capacità di separare i sistemi delle emozioni e dei sentimenti da quello intellettuale e le loro vite saranno governate dai sentimenti più di quanto avvenga per quelle dei fratelli. I coniugi più liberi da un attaccamento emotivo irrisolto con i propri genitori sviluppano livelli di differenziazione più elevati rispetto ai genitori. Una quota maggiore della loro energia vitale è investita nei loro obiettivi e riescono ad avere la libertà di esperire il mondo tanto da soli che all’interno di una  solida relazione di coppia. Il grado di indifferenziazione determina il grado di interdipendenza tra pari. Maggiore è il grado di indifferenziazione meno spazio apparterrà a ognuno al di fuori della relazione e maggiore sarà la richiesta della presenza dell’altro, finalizzata in alcuni modi accettabili a mantenere il proprio funzionamento. Maggiore sarà la dipendenza, minore sarà la tolleranza di ognuno alla diversità dell’altro e peggiore sarà l’ansia che si può generare quando appariranno delle differenze inevitabili. Attraverso il processo di trasmissione multigenerazionale questo meccanismo viene trasmesso di generazione in generazione producendo movimenti, in lato e in basso, attraverso i differenti rami della famiglia.

All’inizio della relazione tutte le coppie fanno una specie di metaforica contrattazione per determinare non solo se ci sarà o meno il matrimonio ma anche per stabilire le regole della relazione stessa. Jackson (1977) ha chiamato questo importante contratto, che è in gran parte sottinteso, “quid pro quo coniugale”. Quando due persone si incontrano, immediatamente si scambiano dei segnali sulla definizione che ciascuno dà alla relazione; questo insieme di tattiche comportamentali viene modificato dal modo in cui l’altro risponde alla definizione del primo. La definizione a cui si arriva, e cioè la definizione di come ciascuno è in relazione all’altro, può essere chiamata “quid pro quo”. Quid pro quo – letteralmente qualcosa per qualcos’altro – è l’espressione della natura legale del contratto, in cui ciascuna parte riceve qualcosa in cambio di qualcosa che dà, definendo in questo modo i diritti e i doveri delle parti. Secondo il punto di vista relazionale di Jackson (1977), una relazione sana presuppone un processo attivo di ricerca e definizione dei compiti relazionali attraverso la contrattazione del quid pro quo coniugale. La riuscita o il fallimento di una relazione dipendono dal funzionamento o meno di regole di collaborazione che devono essere espresse da ogni coppia in considerazione delle inevitabile differenze e somiglianze tra i partner. In una relazione di coppia i due individui devono poter collaborare in un gran numero di compiti e regole di relazione che una coppia si dà per affrontare questi compiti stabiliscono il grado di sanità o disfunzionalità della coppia stessa. La costruzione dei ruoli e delle regole di relazione è un processo circolare di influenza reciproca nel tempo. Nessuna coppia inizia un rapporto a partire da zero; ciascun individuo ha un sistema di credenze e di aspettative nei confronti della relazione di coppia che si è strutturato a partire dalle esperienze nella famiglia di origine e da altre esperienze di coppia, il tutto poi immerso nella cultura di una specifica comunità e società. Le coppie sviluppano una costruzione della realtà condivisa: le premesse di base che gli individui portano nella relazione vengono modellate reciprocamente, rinforzate o modificate nel tempo attraverso la loro esperienza insieme.