Autore: Dott.ssa Sara De Maria
vedi Sito Internet dell’Autore http://www.sarademaria.it/introduzione-alla-pratica-del-training-autogeno-2/
Nell‘articolo precedente ho introdotto alcuni principi base del rilassamento e nello specifico del Training Autogeno. In questo articolo vorrei portare la vostra attenzione alla concentrazione passiva.
E’ importante conoscere questi principi che di volta in volta vado a raccontarvi per comprendere a fondo cosa si intende per “rilassamento che cura”, che è ben diverso da “momenti spontanei di relax”.
La concentrazione passiva è l’atteggiamento mentale che si ottiene durante il rilassamento profondo, è uno stato mentale caratterizzato dalla ricerca di ciò che accade dentro di noi quando rivolgiamo l’attenzione all’interno del nostro corpo e osserviamo cosa accade. Che sensazioni mi sta dando il corpo? La mia mente dov’è? Com’è il mio respiro in questo momento? Il mio cuore come batte?
E’ come stare nel silenzio della nostra casa ad ascoltare i piccoli rumori altrimenti impercettibili, bisogna fare molta molta attenzione.
Andiamo per gradi.
Nell’articolo precedente ho descritto come, a partire da una posizione facilitante, si può raggiungere un determinato atteggiamento mentale mediato dalla rappresentazione di una formula, intenzione od oggetto. Tenere ferma la mente su un oggetto non è facile ma è possibile diventare abili in questo attraverso la pratica quotidiana.
E’ un vero e proprio allenamento che inizia con pochi istanti per poi diventare sempre più duraturo. La difficoltà è proprio in questo tipo di concentrazione, appunto la concentrazione passiva, perchè non siamo abituati a cercarla attivamente nè a mantenerla.
La mia insegnante di Raja Yoga una volta (in realtà è un suo cavallo di battaglia) mi disse che la mente è come una scimmia pazza, salta di qua e di là e tenerla ferma è molto difficile; è questa l’immagine con cui vorrei lavorare con i miei corsisti. Proviamo ad immaginare di voler tenere ferma la nostra scimmia, non è certo con la costrizione che raggiungeremo il nostro intento ma forse avremmo maggiore successo se la impegnassimo in qualcosa di interessante, arricchente e gradevole. Qui arriva la complicità, nel caso del Training Autogeno, delle formule mentali; sono sette da inserire una in coda all’altra di settimana in settimana. E’ per questo che per un buon apprendimento, secondo le regole di Shultz, occorrono almeno 8 settimane di allenamento in modo da diventare abili a raggiungere e mantenere a lungo la nostra concentrazione passiva.
Avviso gli aspiranti trainer che non è così facile, la nostra scimmia abituata a saltare qua e là inizialmente apporrà qualche resistenza, la nostra mente metterà in atto degli stratagemmi per tornare allo stato di veglia che è abituata ad avere durante il giorno. (se sei interessato ad approfondire concetti sugli stati alterati di coscienza puoi leggere questo mio articolo). La motivazione è molto semplice: la nostra mente sta facendo il suo lavoro, cioè ci sta tenendo svegli e attenti verso ciò che accade fuori impedendoci di andare in uno stato di trance troppo duraturo che potrebbe crearci dei danni se non fossimo, e in realtà lo siamo, in una situazione protetta.
Faccio una esempio per rendere questo passaggio più chiaro: chi di noi guida ha sicuramente sperimentato, almeno una volta, che in sosta davanti ad un semaforo rosso la nostra mente inizia a vagare senza meta, va in trance, fino a quando qualcosa scatta nella nostra mente e riporta l’attenzione al semaforo che pochi istanti dopo diventa verde e noi torniamo vigili e pronti a ripartire. Questo è un caso in cui la mente fa il suo lavoro.
Il lavoro più impegnativo dell’apprendimento del training autogeno sarà imparare a tenere la mente sulla formula e riportarla lì ogni volta che saremo distratti da pensieri o scariche autogene che hanno proprio la finalità di riportare la mente ad uno stato di veglia. Ogni volta che arriveranno pensieri distraenti il nostro atteggiamento mentale sarà di questo tipo: “grazie per il suggerimento ma sto andando in un’altra direzione”.
Solo così potremo allenarci a mantenere sempre più a lungo la concentrazione passiva che ci porterà verso lo stato autogeno.
In questo articolo abbiamo imparato cos’è la concentrazione passiva, nel prossimo vi racconterò come la mente non sa distinguere tra ciò che è reale da ciò che non lo è e come questo principio sia una delle basi dell’efficacia del training autogeno.
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