Autore: Carla Cerrini

in Figure Emergenti – Rivista della Scuola Gestalt di Torino Num. II – Gennaio 2012 (http://www.scuolagestaltditorino.it/wordpress/wp-content/uploads/2011/08/Newsletter-gennaio-20121.pdf)

 

Un partecipante ai seminari di Tantra per coppie li ha definiti una “rieducazione ad esserci”. “Esserci nella sessualità” essere presente con tutto se stesso, consapevole di sé e dell’altro/a è un desiderio legittimo. Nondimeno c’è chi avverte il bisogno, apparentemente contraddittorio, di imparare come si fa ad essere spontanei, a provare il piacere, a condividerlo con il partner.

Certamente l’ educazione sessuale che qualcuno ha ricevuto non è servita a questo scopo. Molte spesso si tratta solo di una informazione sulla sessualità e sulla procreazione. Cosa diversa sarebbe una ”educazione sessuata”. Dovremmo pensare all’educazione dell’essere umano come sessuata, piuttosto che trattare la sessualità come un capitolo a sè stante. Purtroppo non ho notizie che nelle istituzioni preposte all’educazione esista un’educazione sessuata, se non in gruppi e associazioni privati. Il Tantra è una “educazione sessuata”.

I dati raccolti con la prima domanda del questionario somministrato ai partecipanti prima dei seminari(1), evidenziano i motivi per cui hanno scelto di venire ad un gruppo di Tantra. Li riporto di seguito in ordine decrescente rispetto alla frequenza delle risposte:

  • desiderio di conoscere meglio la propria sessualità – n° 60;
  • affrontare i temi inerenti la relazione di coppia- n°41;
  • curiosità-n° 33;
  • affrontare i temi inerenti la sessualità di coppia -n°27;
  • attrazione per la meditazione- n°21;
  • assecondare il desiderio del partner di partecipare- n°9.

E’ interessante soffermarsi sulla prima e sull’ultima risposta, quella numericamente più rappresentata e quella meno rappresentata. Prima di accettare le coppie come partecipanti ai seminari, le invito sempre ad un colloquio preliminare durante il quale non emerge mai o molto raramente la motivazione di conoscere meglio la propria sessualità. Di solito uno dei due partner palesa un disagio sessuale e l’altro/a , con maggiore o minore benevolenza, si dichiara disposto a partecipare al seminario o alla terapia per risolvere il “problema del compagno/a” che purtroppo, male anche per lui/lei, si ripercuote nella vita di coppia.

Osserviamo i dati raccolti. Il primo, non previsto, emerge solo quando ai partecipanti, seduti comodamente in un luogo accogliente e dopo cinque minuti di ascolto del respiro ad occhi chiusi, viene consegnata la penna e il questionario ed è lasciato loro quanto tempo desiderano per riempirlo.

Osservando la frequenza della motivazione meno rappresentata “ assecondare il desiderio del partner di partecipare”, si vede che la situazione è completamente rovesciata: quello che appariva il motivo di circa il 50% dei futuri partecipanti è diventato l’ultimo.

La prima volta che ho letto i dati raccolti mi meravigliai. Possibile che solo cinque minuti di contatto con se stessi capovolgessero la situazione? Mettessero in evidenza qualcosa che prima non appariva? Qualcosa che quelle persone, consapevoli o inconsapevoli, avevano proiettato come un problema sul compagno/a. Sì, una volta di più ho visto quanto sia potente il contatto, così come è imprevedibile ciò che rivela.

E del resto chi vorrebbe ammettere di non sapere abbastanza di se stesso e della propria sessualità? Di aver bisogno di aiuto per riscoprirsi come “animale sessuato”? Non è un’ammissione facile, va contro molti introietti sociali e può minare l’autostima, specie maschile. Ci aspettiamo che la spontaneità della spinta erotica e ben venga anche quella affettiva e amorosa, siano sufficienti a guidarci insieme al partner verso la soddisfazione dei nostri bisogni e desideri.

L’acquisizione della consapevolezza di questa difficoltà è l’inizio del percorso, il secondo passo è apprendere come ascoltare se stessi e il partner nel contatto quando si condivide con lui/lei la sensualità e la sessualità. E’ una educazione all’intimità, a stare in contatto con emozioni e sensazioni intense rimanendo consapevoli.

Questo approccio è opposto all’ idea diffusa nella nostra cultura di cercare stimoli sempre più intensi per elicitare il piacere, come voler alzare il volume di una radio “per sentire di più”. Al contrario la proposta del Tantra è quella di “abbassare il volume” per ritrovare con il partner il bisbiglio sopito della bellezza, della gioia, del piacere, regali donati per diritto di nascita a tutti gli esseri umani.

(1) Cerrini C., “Consapevolezza e intimità: la creatività nella sessualità di coppia”. Atti del II Convegno della Società Italiana Psicoterapia della Gestalt, Torino 10,11,12 Ottobre 2008, Angeli, Milano, 2011.