Autore: Dott. Gianpaolo Bertoni

 

In Italia, i servizi di salute mentale per adulti danno giustamente priorità ai disturbi più gravi, vale a dire quelli “psicotici”. Tuttavia, tengo a sottolineare che il carico di sofferenza  che arreca i disturbi d’ansia è maggiore, ad esempio, di quello della schizofrenia, e questo per due motivi: innanzitutto, perché tra i disturbi d’ansia ve ne sono alcuni che causano molti disagi nella vita quotidiana, e poi perché tali disturbi sono molto più frequenti di quelli psicotici.

Per questi motivi, e non solo, desidero affrontare la tematica dei disturbi d’ansia.

Immagino che tutti voi abbiate sentito parlare dell’ansia, e che ognuno di voi non solo si sia “creato” una sua definizione, ma anche che l’abbia provata sulla sua pelle numerose volte; nonostante ciò, ritengo che sia particolarmente utile precisare alcuni punti chiave.

Innanzitutto, partirei da una sua definizione: l’ansia può essere definita come la “preoccupazione per un possibile pericolo o evento negativo futuro, accompagnata da umore depresso e da uno stato di tensione fisica”.

Se noi rileggiamo attentamente la suddetta definizione, noteremo che la preoccupazione è inerente ad un “possibile pericolo o evento futuro” dunque, che potrebbe verificarsi come no; quindi, coloro che soffrono di un disturbo d’ansia si preoccupano di situazioni di cui, solitamente, ognuno di noi è consapevole che possano verificarsi ma ciò desta soltanto un po’ di preoccupazione in quanto sono, per la maggior parte dei casi, fuori dal nostro controllo. Diversamente, nei soggetti ansiosi il livello di preoccupazione è tale per cui ciò ha delle notevoli ripercussioni nella loro quotidianità, vale a dire in ambito scolastico, lavorativo, sportivo, sociale, sulla qualità del sonno, sull’alimentazione, sull’individuo nel suo complesso.

Di per sé, l’ansia, e non l’essere ansiosi, è una sensazione normale, fa parte della nostra quotidianità: infatti, livelli moderati sono spesso utili per migliorare le nostre prestazioni in qualunque ambito, e livelli piuttosto elevati possono essere considerati normali quando sono coerenti con determinate situazioni.

Tuttavia, il problema subentra quando il nostro livello d’ansia è talmente elevato che non ci permette di svolgere ciò che dovremmo fare, in poche parole ci blocca.

In particolare, le persone con disturbi d’ansia non si lamentano soltanto di essere troppo spesso ansiose, ma chiedono aiuto in quanto hanno paure specifiche e ricorrenti che si rendono conto essere eccessive o irragionevoli, paure che le portano ad evitare tutte le situazioni che possono confermare i loro timori: vi sono coloro che hanno paura di avere un collasso fisico nel Disturbo di Panico con e senza Agorafobia, di ricevere un giudizio negativo nella Fobia Sociale, che accada qualcosa di male a sé o ai propri cari nel Disturbo d’Ansia Generalizzato, di arrecare danno a sé o ai propri cari nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo, di essere esposti a un danno, molto poco probabile, nelle Fobie Specifiche, mentre temono il ricordo di passati pericoli nel Disturbo Post-Traumatico da Stress.

Come se non bastasse, molto spesso chi soffre di un disturbo d’ansia può sviluppare sia sintomi di altri disturbi d’ansia, sia un Disturbo dell’Umore, come ad esempio un Disturbo Depressivo Maggiore.

Tengo a sottolineare che l’essere umano è “programmato” per evitare le situazioni spiacevoli o pericolose dunque, il fatto che un individuo ansioso eviti le situazioni ansiogene è assolutamente normale; tuttavia, il continuare ad evitarle non lo aiuterà a superare il disturbo d’ansia, bensì a mantenerlo.

Dunque, immagino che vi starete chiedendo come sia possibile uscirne! Un modo c’è, anzi due combinati tra loro!

Il primo consiste nel decidere di intraprendere una psicoterapia, possibilmente presso uno psicoterapeuta di indirizzo cognitivo-comportamentale; infatti, questo approccio continua a dimostrarsi il più efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia in quanto agisce direttamente sui “processi di pensiero”, sull’“ansia anticipatoria”, vale a dire le preoccupazioni, più o meno razionali, che emergono al pensiero di non poter evitare la situazione ansiogena, e che determinano l’aumento dell’ansia che raggiungerà livelli molto elevati, nonché sui “comportamenti di evitamento”, vale a dire il fatto che la persona eviti di affrontare le situazioni che generano ansia.

Il secondo è dato dall’eventuale assunzione, ovviamente dietro attenta valutazione medica, dei cosiddetti farmaci ansiolitici; questi ultimi possono essere senz’altro utili nelle cosiddetta “fase acuta”, vale a dire la fase nella quale l’individuo presenta una situazione grave dal punto di vista dei sintomi, per dirla in breve quando trascorre più tempo a rimuginare che a lavorare o a fare qualunque altra cosa tuttavia, i farmaci non costituiscono, da soli, il trattamento ideale e ciò per un motivo molto semplice: ovviamente, riducono sia il livello d’ansia nell’arco della giornata, sia l’ansia anticipatoria tuttavia, non potranno mai ridurre le paure di fondo di ciascun disturbo dunque, qualora l’individuo non voglia farne uso per tutta la vita, essi dovrebbero affiancare un percorso psicoterapico.