Autore: Dott.ssa Ada Moscarella

http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/386186/viviani-la-setta-della-psicologa.html

 

Lo psicologo utilizza molti strumenti, ma quello di elezione è il colloquio. Questo dà adito a molte discussioni all’interno delle varie correnti psicologiche ed è molto probabilmente all’origine di molte delle squalifiche che riceve la nostra professione.

Dallo psicologo si chiacchiera. E si paga.

E perché devo pagare se posso chiacchierare col mio amico al bar?

Lo psicologo, naturalmente, sa che tutto fa, meno che chiacchierare; il colloquio psicologico ha tecniche contenutistiche e relazionali ben differenti e certamente più delicate. Un lavoro che non è mai svolto spontaneamente; ogni volta che poniamo una domanda o facciamo un’affermazione, valutiamo come e misuriamo gli effetti.

Quante volte intuiamo qualcosa ma ci è chiaro che la strada per arrivare a quella consapevolezza insieme al paziente sarà più lenta della nostra fulminea intenzione?

Anche per questa ragione valutare il lavoro di un collega può essere complicato e richiede prudenza; estrapolare un pezzo di colloquio può essere pericoloso, farci intendere addirittura intenti opposti.

Una volta dovevo fare il giro in reparto dagli alcolisti in disintossicazione. Di prima mattina la caposala era venuta a lamentarsi di uno dei ricoverati, che faceva storie e non voleva farsi dimettere. L’avevano tranquillizzato i medici, gli infermieri, i familiari, tutti gli avevano amorevolmente chiesto di tornare a casa, che il lavoro dei farmaci era ormai terminato. Lui no, si lamentava, non si sentiva sicuro, non si sentiva bene, non ne voleva sapere. Ascoltato il racconto della caposala, faccio una prima ipotesi, basata sulla conoscenza delle caratteristiche di personalità che più probabilmente si possono trovare negli alcoldipendenti. [Ai curiosi, rimando alle teorie sull’alcolismo di Bateson]: persone con questo tipo di dipendenza, hanno marcati tratti oppositivi. Entro nella sua stanza con questa ipotesi in tasca. Al mio ingresso (in camice) anche lui deve aver fatto la sua di ipotesi, ossia che io fossi lì come tutti gli altri a convincerlo alle dimissioni. Così iniziò l’elenco delle ottime ragioni per cui doveva restare in reparto almeno per tutto il fine settimana ancora.

Lo ascoltai, diedi credito a ogni sua motivazione, gliene aggiunsi persino altre e conclusi la mia visita dicendogli che io nei suoi panni e nelle sue condizioni avrei fatto di tutto per restare almeno UN’ALTRA SETTIMANA. Il risultato fu che alla fine del turno lo trovai dalla caposala che chiedeva come doveva fare per farsi dimettere il giorno appresso.

Faccio i miracoli io? Non credo. Non ancora, almeno…

Ho utilizzato le mie conoscenze teoriche, attraverso gli strumenti relazionali più efficacemente aderenti alla mia personalità. Le mie conoscenze teoriche erano:

  • Conoscenza del profilo di personalità degli alcolisti
  • Conoscenza della pragmatica della comunicazione umana

Le mie conoscenze personali erano:

  • Tollero bene i fallimenti
  • Non ricerco l’approvazione dei pazienti e nemmeno dei colleghi
  • Per quanto possa essere giovane, do sempre un’impressione di autorevolezza e credibilità.

Tutte queste informazioni, teoriche, relazionali, personali, mi hanno consentito di fare un intervento basato su una sorta di “amplificazione del sintomo”. Poniamo però che le Iene avessero avuto una microcamera e avessero semplicemente ripreso la mia conversazione col paziente. Avreste visto un filmato dove una dottoressa col camice insisteva con tutte le sue forze e con i toni più seri possibili per prolungare il ricovero. Da questa estrapolazione si poteva dire che io non stavo facendo affatto bene il mio lavoro e magari ipotizzare pure chissà quale secondo fine dietro a queste mie manovre. In questo senso posso capire le parole prudenti di un Presidente dell’Ordine. Quello che è stato mostrato dalle Iene, però, non ha proprio nulla a che fare con quello che ho raccontato finora. Quello che ci è stato mostrato nel servizio “La Setta della psicologa”. con invocazioni di angeli guida, baci e inginocchiamenti di fronte a simboli religiosi, non hanno a che fare con nulla che riguardi la psicologia e la psicoterapia.

Naturalmente, poiché non stiamo con i forconi in mano, qualsiasi sanzione verso la persona in oggetto seguirà le procedure già stabilite dal nostro Codice Deontologico, ma mai come in questo caso il danno alla nostra professione è stato fatto due volte.

La prima volta dalla pseudoprofessionista, che con il suo pessimo lavoro ha fatto in modo da tirar dentro anche una tecnica normalmente utilizzata come le costellazioni familiari (che nel filmato passano come un’invocazione satanica dei morti) ma soprattutto ha approfittato di persone in gravi difficoltà.

Ma la seconda volta il danno l’ha fatto il nostro Ordine Professionale, quello nazionale e quello emiliano poi. Il presidente del CNOP Palma sembrava Capitan Ovvio, con frasi sferzanti come Questa non è psicoterapia.

L’Ordine regionale dell’Emilia Romagna ha fatto un comunicato con sedicimila distinguo, quattordicimila incisi e millemila se. E’ ovvio che qualsiasi decisione disciplinare è preceduta da un iter, indagini e valutazioni. Non stiamo e non si può stare a caccia di streghe, armati di fiaccoloni fiammeggianti. Ma chi legge quel comunicato ha una pessima impressione; la sensazione che se ne ricava è che la priorità non sarà rivolta alla difesa del cittadino, ma alla tutela dei professionisti.

E non dico della categoria professionale di proposito. Non è una questione di cosa si vuole dire, ma ancora una volta di COME lo si dice. Non voglio nessuna crocifissione in sala mensa, il Codice Deontologico lo abbiamo, le procedure disciplinari ci sono, ma quello che trasuda da quelle righe è uno spirito corporativo che, sinceramente, non mi fa sentire a mio agio…

[Aggiornamento 24 Maggio 2013:  riporto dal sito parmaonline (qui l’articolo intero)

Il consiglio dell’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna, riunito in sessione straordinaria per discutere il caso della “setta della psicologa ”, ha disposto ieri sera l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti della psicologa di Parma. “In considerazione della particolare gravità dei fatti venuti all’attenzione del consiglio che paiono suscettibili di recare serio pregiudizio sia all’utenza sia all’intera categoria, l’Ordine ha inoltre disposto la sospensione cautelare dell’Iscritta dall’esercizio della professione, con decorrenza immediata. Intanto, proseguono gli accertamenti”.]