Autore: Dott.ssa Roberta Lubrano

 

Nel Teatro Danza Funzionale lo spazio diventa il luogo in cui ognuno si mette in gioco, in un rapporto comunicativo circolare e modulato, relativo alle proprie capacità espressive e relazionali.

Lo Spazio è un aspetto fondamentale del setting terapeutico: il modo in cui viene utilizzato ci dà indicazioni diagnostiche sulla persona e, in seguito, guida l’intervento terapeutico. Infatti, è un costrutto fondamentale non solo del teatro e della danza, ma anche di tutte quelle tecniche che traggono origine da queste arti e che vengono applicate nell’ambito terapeutico e riabilitativo.

Nel T.D. Funzionale, lo spazio diventa il luogo in cui ognuno può realizzare il Mostrarsi, in un  rapporto, come si diceva, comunicativo circolare, in quanto coinvolge tutti e si rivolge a tutti i partecipanti, e modulato, in quanto può essere regolato il modo in cui si esprimono le polarità del movimento (Rispoli, 2004). L’uso dello spazio, inoltre, si modifica a partire dal lavoro proposto e dalla fase del percorso che si attraversa. Inizialmente il conduttore o  il terapeuta osserva come la persona occupa lo spazio in modo del tutto spontaneo, in seguito guida la persona a sperimentare altre modalità di Stare, occupare, essere presente nello spazio per attuare il cambiamento. Durante gli incontri di laboratorio Funzionale, in questa fase secondaria di ricostruzione, vengono date consegne precise sulle direzioni da attraversare e sui vari punti possibili dello spazio da occupare, in modo che, a mano a mano,  vengano recuperate le EBS carenti. Così facendo le EBS possono essere sentite, mostrate e giocate nella piena congruenza con uno “spazio diverso” riconosciuto e riconoscibile oggettivamente anche dagli altri.

Quindi, si può utilizzare lo spazio “occupato” sia come indicatore diagnostico sia come indicatore di un processo di cambiamento che sta avvenendo nella persona, osservandone la disposizione spaziale, la preferenza accordata ad alcuni punti dello spazio piuttosto che ad altri e la loro evoluzione. Questo è possibile poiché si riscontra uno stretto parallelismo e una rispondenza tra uno “spazio fisico” ed uno “spazio psicologico”.

Sulla base della classificazione di Laban (Laban, 1950) che distingue lo spazio in generale, quello che comprende l’ambiente in cui ci muoviamo, e lo spazio intorno al corpo, che chiama “chinesfera” o “Spazio del Sé”, il T.D Funzionale ha una sua precisa definizione di Spazio.

I concetti di spazio che si utilizzano in T.D. Funzionale sono:

  1. lo spazio generale, al di fuori della nostra immediata portata, in cui ci muoviamo portandoci sempre dentro il nostro spazio personale (per es. il setting, la casa, il lavoro).
  2. la chinesfera o spazio personale immediatamente attorno al nostro corpo che ha come centro l’ombelico, in cui si sperimentano lo spazio raggiungibile, ossia le possibilità di allungamento degli arti senza muoversi dal posto in cui si è (spazio della sfera nel contorno);
  3. lo spazio interiore, quello dentro di noi, in cui sperimentiamo movimenti piccoli, entro il nostro confine (spazio interno della sfera);
  4. lo spazio fuori, quello immediatamente fuori la chinesfera raggiungibile superandone il confine , con guizzi, salti ed allungamenti nelle tre dimensioni (spazio esterno alla sfera).

Elementi per l’analisi dello spazio (generale)

Di seguito vengono elencati gli elementi di base per l’analisi dello Stare e del Movimento nello Spazio.

  • Livelli: alto, medio e basso. Il movimento che ha luogo in ciascuno di questi livelli ha un preciso significato psicologico e un preciso utilizzo terapeutico; il livello basso, a terra, è regressivo e va usato con molta attenzione; il livello alto, in piedi è il più “adulto”, evolutivamente successivo; il livello medio è il livello della crescita evolutiva del bambino, in cui passa dalla posizione prona o supina alla posizione seduta e al movimento a carponi.
  • Direzioni: il movimento direzionale stabilisce un ponte tra sé e l’ambiente. Può essere avanti, indietro, da una parte all’altra, sopra e sotto, tutto intorno. Le diagonali sono una combinazione di queste direzioni. La diagonale da destra verso il proscenio a sinistra, è fortemente positiva, brillante, eroica. La diagonale da sinistra a destra è più debole, incerta, quasi passiva; indietreggiare è una manifestazione di insicurezza, timore, rinuncia e comunque negativa. Lo spazio percorso da un punto centrale del fondo in avanti, assume un significato di lealtà, di forza, di presa di posizione.

Occupare il centro dello spazio e muoversi di faccia rispetto agli altri, è un parlare a tutti, esprimendo tutta la gamma di emozioni che possono andare dalla sicurezza all’incertezza, dal nervosismo alla calma ecc. Il movimento iniziato da un angolo può significare un ingresso in sordina. Stare seduti nell’angolo in fondo indica una sorta di voglia di non farsi notare ma che può sottolineare anche un eventuale crescendo nell’evoluzione dell’azione.

  • Estensione nello spazio: vicino o lontano. Ci sono persone che si siedono vicine agli altri ed al terapeuta, persone che si posizionano lontano, quasi a non voler essere Viste o essere Prese.
  • In aria o a terra: in aria si possono fare delle forme curve (di Protezione) e diritte (a Chiedere), dei guizzi di Vitalità; il movimento energico verso terra sviluppa la Forza, lo stare con energia verso il basso con gesti specifici o con parti del corpo incrementa il radicamento (Grounding).
  • Azioni nello spazio: alzarsi-abbassarsi, aprire chiudere, procedere-retrocedere, movimenti centripeti o centrifughi.

Un movimento centripeto al centro dello spazio generale, diventa un movimento che richiama la concentrazione degli sguardi nell’Essere Visto, verso il centro delle chinesfera il Sentirsi; un movimento centrifugo verso gli angoli dello spazio generale sottolinea l’importanza del potere “stare da soli” o di espansione in relazione alla chinesfera.

Lo spazio occupato da un gruppo con il suo senso di peso se è centrale, avrà un effetto sociale importante, esprimerà un’asserzione incontestabile; al fondo avrà un carattere religioso e mitico, davanti sarà una minaccia.

Un movimento di chiusura è legato spesso a paura, rabbia, mancanza di forza, è frutto di una scarsa esperienza positiva nell’essere Tenuti, Contenuti, Protetti, Visti, Considerati e Valorizzati, avrà inizialmente espressività in spazi stretti ed angolari, ma man mano che la chiusura ritroverà la sua polarità dell’apertura, acquisterà la possibilità di mostrarsi e vivere nello spazio, non più solo perifericamente  ma anche centralmente e con più ampiezza.

Spazio della chinesfera

È possibile e utile in psicologia analizzare lo spazio della  chinesfera, ovvero lo spazio del piano Morfologico.

La danza contemporanea individua 3 piccoli spazi e 3 grandi spazi.

Piccoli spazi: tra le due sopracciglia, tra le labbra, tra le dita delle mani

Grandi spazi: tra il mento e le clavicole, tra le braccia e il torso, tre le due gambe.

 

Spazio e relazioni interpersonali

La relazione si riferisce al mondo delle persone e degli oggetti con cui viviamo, lavoriamo e giochiamo; implica le attività di ascoltare, osservare, iniziare a rispondere ai contatti. Il corpo (cosa), lo sforzo (come) e lo spazio sono tutti componenti della relazione.

Diversi tipi di relazioni possibili:

  1. relazione reciproca delle parti del corpo, relazione con se stessi;
  2. relazione reciproche tra le persone, (Lo spazio del Mostrarsi, sfumatura dell’Esperienza di Base della Condivisione, che, se non attraversata in pieno, può concorrere a disturbi d’ansia, come la Fobia Sociale, l’ansia da prestazione, o, semplicemente, a forme di vergogna che durante l’infanzia, l’adolescenza e la vita adulta possono comportare difficoltà nello svolgimento dei compiti scolastici e/o professionali. Tracciare il proprio spazio significa anche farsi sentire nella propria Forza e nella propria Consistenza);
  3. relazione reciproche tra i gruppi;
  4. relazione con l’ambiente: oggetti e spazio.

Significato delle posizioni delle braccia in relazione al corpo:

  • le braccia verso il basso sono i rami che vanno verso terra;
  • le braccia in alto vanno verso il cielo, in una sfera transpersonale,
  • le braccia piegate con i gomiti all’altezza degli occhi o della spalla indicano la dimensione umana,
  • la braccia tese orizzontalmente con le mani che poggiano sulla spalla del vicino formano una catena.

Bibliografia

  • A. A. V.V. APID-Danzamovimentoterapia: modelli e pratiche nell’esperienza italiana. Edizioni Scientifiche Ma.Gi.srl, Roma (2004).
  • R. D’Ancona, La psicoterapia e la Danzamovimentoterapia a confronto, Tesi di specializzazione, (2004).
  • D. Humprey,  L’arte della coreografia. Gremese Editore, Roma (2001).
  • L. Rispoli, Psicologia Funzionale del Sé. Casa editrice Astrolabio, Roma (1993).
  • L. Rispoli, Esperienze di Base e sviluppo del Sé. Franco Angeli Editore, Milano (2004).
  • G. Rizzi, Introduzione alla Danzamovimentoterapia Funzionale, Dispensa, (2007).
  • R. Laban, L’arte del movimento. Edizioni Ephemeria, Macerata (1999).