Autore: Dott.ssa francesca Andrisani

 

Nel 2008 la diffusione di Facebook è cresciuta in maniera esponenziale al punto da posizionare l’Italia al primo posto della classifica mondiale dei Paesi con maggiore percentuale di incremento degli utenti.

Facebook, come altri siti definiti “Social Network”, costituisce un aggregatore di persone che cercano e vogliono mantenere contatti con vecchi e nuovi amici, condividendo foto, video e contenuti della propria vita. In pochi anni, facebook è divenuto uno dei primi siti maggiormente cliccati e frequentati del web, acquisendo in breve tempo milioni di utenti in tutto il mondo.

Oltre a consentire in breve tempo di contattare e comunicare in tempo reale con persone lontane, i vantaggi offerti da facebook sembrerebbero essere l’interattività, il coinvolgimento, la possibilità di trovare amici perduti o di scoprire amici in comune.

Un uso meno controllato indurrebbe, tuttavia, ad impiegare facebook nella gestione della maggiorparte delle relazioni offrendo la possibilità di controllare i rapporti sociali sulla base dei propri tempi e di superare “spiacevoli” manifestazioni caratteriali quali la timidezza, l’insicurezza, la noia, la rabbia, annullando gli aspetti più scomodi che comporterebbe una relazione reale. Il cyber spazio permette il superamento dei limiti di spazio e di tempo e in questo senso l’assenza di corpo rende l’identità più fluida e la comunicazione più libera da pregiudizi.

Si registra che il 17% degli utenti iscritti a Facebook abbia un’età compresa fra i 13 e i 18 anni. Pensiamo che per un adolescente che cambia e che assiste davanti allo specchio e dentro di sé ad un corpo in trasformazione e fa fatica a riconoscerlo come proprio, uno strumento come facebook potrebbe agevolarlo nel tenere nascoste parti di sé che fa difficoltà ad accettare.

Uno studio condotto da Joinson (2008) su oltre 2000 studenti ha dimostrato che l’uso primario di facebook è il social searching, cioè usare facebook per scoprire di più sulle persone che vengono incontrate fisicamente nei contesti che si frequentano d’abitudine, come la scuola. L’uso di facebook per il social browsing, per esempio incontrare qualcuno tramite il sito con l’intenzione di un successivo incontro off line, ha invece ottenuto basso punteggio.

Lampe e collaboratori (2007) hanno tracciato una distinzione fra l’uso di facebook per la ricerca sociale (social searching), cioè trovare informazioni sui contatti off line, e il curiosare sociale (social browsing), ossia l’uso del sito per sviluppare nuovi contatti con lo scopo dell’interazione.

Considerando i risultati emersi, queste applicazioni tendono a basarsi su contatti esistenti, piuttosto che sulla ricerca di nuovi amici, così come possono servire più per rafforzare legami sociali che per incrementare la portata della propria rete sociale, in sintonia con la credenza che “una maggiore consapevolezza delle azioni degli altri abbia implicazioni potenzialmente importanti per come ci si relaziona agli altri”.

Nell’ottica di ampliare il proprio “capitale sociale”, facebook consente agli utenti di suggerire amicizie ai propri amici e possiede un sistema che seleziona fra gli utenti che hanno più contatti in comune un campione di questi, posti sotto la dicitura “persone che potresti conoscere”.

Ampliare la propria rete sociale è fonte di soddisfazione e visibilità sociale. La gratificazione derivante da una sorta di “business dell’amicizia” e di “consumismo affettivo” assume, nella sua forma più estrema, le sembianze di un nuovo tipo dipendenza denominata friendship addiction, che si manifesta come una ricerca spasmodica di sempre nuovi contatti ed induce gli utenti ad acquisire un numero sempre maggiore di amici.

La dipendenza da Facebook è stata teorizzata e studiata da David Smallwood (1998), psicologo britannico, esperto di dipendenze, che ha coniato l’etichetta diagnostica friendship addiction, una dipendenza da amici.

Se pensiamo allo stato psicologico di un adolescente, l’abbuffarsi di amici potrebbe essere rassicurante per evitare la condizione di solitudine di un faticoso processo di separazione – individuazione dalle figure significative di attaccamento.

Una volta presa familiarità con lo strumento ci si accorge delle sue potenzialità e lo spettro di bisogni da colmare si amplia progressivamente. Si prende consapevolezza del fatto che esso può aiutare a soddisfare bisogni e desideri (Maslow 1954) particolarmente manifesti in età adolescenziale.

Il sentirsi inserito in una rete amicale visibile e tangibile, pur nella sua immaterialità, rassicura e gratifica (soddisfacimento del bisogno di appartenenza), la facilità con cui i contatti si ampliano, il vedersi accettati e ricercati dà conferma del proprio valore e rafforza (soddisfacimento del bisogno di stima), facilitando l’acquisizione di un’alta considerazione di sé (soddisfacimento del bisogno di autorealizzazione). Facebook sembra aver introdotto cambiamenti nelle modalità di relazionarsi (soddisfacimento del desiderio di innovazione) attraverso un ampliamento dei confini relazionali (soddisfacimento del desiderio di espansione).

Facebook sembra rispondere all’insopprimibile necessità di molti ragazzi di rispecchiarsi, per trovare nell’altro la conferma della propria rilevanza. Si assiste ad una sorta di spettacolarizzazione della propria identità, nutrita da aspetti voyeristici ed esibizionistici (“vedo dunque sono, sono visto dunque sono”) presenti, con maggior forza, in età adolescenziale, in vista di un’identità in mutamento che necessita di conferme e rispecchiamenti narcisistici.

La rete impasta ed amplifica le relazioni aggiornandole rapidamente, riuscendo nell’impresa di presentificare, nel senso di tenere continuamente aggiornate le relazioni. Questo mezzo permette di conoscere quello che accade contemporaneamente a tutti coloro che sono connessi: una rete di amicizie illusoriamente onnipresenti.

Facebook poggia sulla convenienza di “mettersi in relazione per interagire”, senza necessariamente approfondire: l’importante non è costruire una relazione, ma stare in contatto. In un’età delicata come l’adolescenza in cui il passaggio dal mondo infantile a quello adulto porta con sé la percezione di essere sospeso tra due mondi, il “restare costantemente in contatto” può alleviare la sensazione di solitudine e di isolamento emotivo.

Non bisogna, tuttavia, trascurare il fatto che il bambino d’oggi e il suo rapporto con la virtualità tecnologica ha manifestato nel corso degli anni atteggiamenti nuovi rispetto alla formazione della propria identità e del sé: si tratta di un passaggio significativo dal concetto di tech abuser (colui che dipende dalla tecnologia) ai nativi digitali, ossia chi è nato in un’epoca in cui la tecnologia si è affermata come parte integrante della quotidianità fin dall’infanzia (Caretti 2001).

Certamente c’è da interrogarsi sul concetto di amicizia, su quello che oggi significa e su come la rete lo ha mutato, e c’è anche da interrogarsi sul concetto di relazione e su come essa viene fortemente mediata dal filtro del virtuale.

Crediamo che l’utilizzo di facebook sia divenuto ad oggi un’abitudine talmente diffusa da essere trascurata: la maggiorparte degli adolescenti e dei giovani adulti di età compresa tra i 14 e i 40 anni ne fanno abitualmente uso al punto da considerarlo forse il più sicuro luogo di ritrovo gruppale.

L’adolescenza è la fase della vita in cui vengono allacciati legami profondi col gruppo dei pari. Il gruppo è un fattore di crescita sociale e sentimentale, è una superpotenza affettiva alla quale gli adolescenti difficilmente sanno dire di no. Nelle relazioni con gli amici l’adolescente trova una sorta di nuovo “utero sociale” nel quale si sente accolto e rassicurato e che gli consente l’allargamento del suo ambiente vitale (Fonzi Tani, 2000). Da questa prospettiva, non escludiamo che l’uso di una potente rete sociale come facebook possa sortire simili gratificazioni affettive.

Le relazioni amicali rappresentano in adolescenza un luogo privilegiato di apprendimento, sperimentazione e di controllo dell’azione personale, gli amici costituiscono un termine di confronto e di valutazione di diversi aspetti di sé e dell’altro che concorrono significativamente a costruire il senso di identità che l’adolescente va elaborando nel suo percorso di crescita. Uno dei percorsi fondamentali dell’adolescente è il raggiungimento di una buona interazione con i coetanei. L’amicizia assume più importanza nell’adolescenza perché si è spinti verso l’indipendenza che allontana dai genitori e quindi le relazioni con i pari permettono di non trovarsi isolati e di sperimentare i primi comportamenti adulti. Il gruppo amicale viene vissuto come un sostegno funzionale alla costruzione della propria reputazione e della propria visibilità sociale, costituendo un riferimento normativo e di confronto sociale estremamente importante.

Data quindi l’indubbia funzione protettiva che l’amicizia svolge, si comprende come la mancanza di amici e la cattiva qualità delle relazioni amicali possano rappresentare importanti fattori di rischio per lo sviluppo di forme diverse di disagio adolescenziale. Facebook può rappresentare illusoriamente una seconda opportunità, l’occasione di crearsi una rete di relazioni che, pur essendo virtuali, colmino il vuoto affettivo lasciato dall’insuccesso nelle relazioni reali.

Sarebbe interessante indagare sulle correlazioni esistenti tra l’aspetto qualitativo, piuttosto che quantitativo, delle relazioni reali e le modalità di utilizzo di facebook, partendo dall’ipotesi che una scarsa qualità percepita nelle relazioni reali sia compensata da un utilizzo significativo di facebook, al fine di creare più soddisfacenti relazioni virtuali.

Bibliografia

  • Allison N, Steinfield C, Lampe C (2007), The benefits of facebook friends: Social capital and college students’ use of online social network sites. Cit. in Formica I, Rizzo A, Conti F, Facebook o faceboom? Una ricerca esplorativa, www.psychomedia.it.
  • Bukowski W M, Hoza B, Boivin M (1994), Measuring friendship quality during pre- and early-adolescence: the development and psychometric properties of the Friendship Quality Scale. Journal of Social and Personal Relationships, 11, 471-484.
  • Caretti V (2001), Realtà virtuali e psicopatologia del Sé nell’adolescenza, in Caretti V, La Barbera D (2001) (a cura di) Psicopatologia delle realtà virtuali, Masson, Milano.
  • Fonzi A, Tani F (2000), Amici per la pelle: Le caratteristiche dei legami amicali nell’adolescenza. In Caprara G V, Fonzi A (a cura di), L’età sospesa: Itinerari del viaggio adolescenziale. Cit. in Tani F, Guarnieri S, Perini E, Maggino F (2009), Amicizia e disagio psicologico in adolescenza, Psicologia clinica dello sviluppo / a. XIII, n.2, agosto 2009, Firenze.
  • Formica I, Rizzo A, Conti F, Facebook o Faceboom ? Una ricerca esplorativa, www.psychomedia.it.
  • Foulkes S H, Antony E J (1965), Group Psycotherapy: the psycoanalytical approach. London: reprinted Karnac 1984. Trad. it. L’approccio psicoanalitico alla psicoterapia di gruppo, (a cura di R.A. Pisani), Edizioni Universitarie Romane 1998, Roma.
  • Joinson A N (2008), “Looking at, “Looking up” or “Keeping up with” people? Motives and uses of Facebook, CHI 2008 Proceedings – Online Social Networks, Firenze.
  • Maslow A H (1954), Motivazione e personalità, trad. it (1973), Armando, Roma.
  • Putnam R D (2000), Bowling Alone: The Collapse and Revival of American Community, Simon & Schuster, New York. Richard J F, Schneider B H (2005), Assessing friendship motiva-tion during preadolescence and early adolescence. Journal of Early Adolescence, 25, 367-385.
  • Tani F, Guarnieri S, Perini E, Maggino F (2009), Amicizia e disagio psicologico in adolescenza, Psicologia clinica dello sviluppo / a. XIII, n.2, agosto 2009, Firenze.