Autore: Dott.ssa Francesca Broccoli

Mio fratello mi assomiglia molto
Somiglia a un gatto che somiglia a un orso
Mio fratello è tutto un paradosso
Ride quando non riderei
O non c’è niente
Niente da ridere e io
Io mi chiedo perché
Perché…
Mio fratello si chiede sempre cosa penso
E io lo so
Ma testardo non lo ammetto…
Mio Fratello – Tiziano Ferro

 

Cosa caratterizza il legame tra fratelli (intendendo in generale il legame tra fratelli, sorelle, dello stesso sesso o diverso, quindi tra la fratria)?

Cosa lo rende specifico e diverso sia dagli altri tipi di relazioni familiari che dalle relazioni amicali?

Come cambia nel tempo?

Tali (apparentemente) semplici domande contengono, almeno in parte, le risposte che cercano. Il legame tra fratelli è di per sè unico e specifico, costituito da aspetti articolati tra loro in modo profondo, complesso e dinamico. E’ una relazione particolarmente esposta al cambiamento, eppure di lunghissima durata perché una volta che si è fratelli lo si è per sempre.

Per lo più quando si pensa ai fratelli o alla relazione tra fratelli si fa riferimento all’immagine di bambini che giocano o bisticciano, associando il contenuto della “categoria” fratelli alla dimensione infantile. Vedremo come è invece legata a tutte le età della vita la relazione che intercorre tra individui che si trovano a condividere questo tipo di legame.

Il rapporto tra fratelli è stato studiato soprattutto negli ultimi decenni. Sono ancora molti gli aspetti da approfondire, anche perché i notevoli mutamenti sociali e della struttura delle famiglie lo rende un tipo di relazione in corso di evoluzione, con fenomeni non ancora completamente compresi e analizzati.

Secondo Scabini e Cigoli (2000) si può pensare alla relazione tra fratelli come a un vincolo, cioè ad un legame di lunga durata tra individui che sono tutti figli all’interno di una famiglia (e condividono una storia comune, nel ruolo di fratelli e di pari) con le generazioni precedenti (cioè con i genitori e i nonni, con cui ciascun figlio o nipote intrattiene un rapporto asimmetrico).

Nella maggior parte dei casi, tra fratelli si instaura una stretta connessione che ha la caratteristica di distinguersi come il legame di più lunga durata all’interno dei rapporti familiari. Alla perdita dei genitori e delle generazioni precedenti la relazione fraterna sopravvive, erede e testimone di una storia condivisa.

Tradizionalmente gli studi sui fratelli hanno esaminato gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, fornendo elementi utili a comprendere cosa possa favorire un legame positivo tra fratelli o come alcune condizioni (come l’ordine di genitura, il sesso dei fratelli, le fantasie dei genitori sul figlio, il tipo di relazione tra genitori e figli, ecc.) possano influenzarlo.

Siccome il legame tra fratelli non è statico e attraversa fasi diverse, rimodulandosi anche in modo decisivo nel corso del ciclo di vita degli individui coinvolti, è interessante capire come si sviluppa e si snoda lungo la dimensione del tempo, dimensione assai rilevante dal momento in cui il rapporto ha inizio, cioè quando il/la secondogenito/a è ancora nella pancia della mamma.

I fratelli durante l’infanzia

Quando è in arrivo un 2° (o 3° e così via) bambino in famiglia, per il bimbo già presente (o i bimbi già presenti) comincia un periodo di eccitamento/felicità e angoscia/preoccupazione di considerevole importanza. Naturalmente in base all’età del primogenito cambia significativamente il suo modo di affrontare la nascita della sorellina o del fratellino. Approfondirò maggiormente questo aspetto in un prossimo articolo.

Certo è che è bene cominciare da subito, da quando il fratellino è ancora nella pancia della mamma, a parlare del bimbo o della bimba in arrivo, spiegando al primogenito come mai si trova lì (nella pancia), che anche lui/lei è stato/a lì e poi è nato/a, come succederà al fratellino/sorellina. Soprattutto è importante chiedere al primogenito cosa pensa e come sta, cercando di comprendere quali fantasie si sta costruendo rispetto all’arrivo di un nuovo bimbo in famiglia.

Come noto, la nascita del piccolo, può scatenare dinamiche di rivalità anche molto potenti, comportamenti regressivi (come il riprendere a fare la pipì a letto o succhiarsi il pollice), improvvisi bisogni di rassicurazione, attaccamento fisico o esplosioni di rabbia. Perché? Il passaggio da 3 a 4 in famiglia (così come da 4 a 5 e via dicendo) non rappresenta solo una lieta notizia, ma un vero e proprio momento di crisi, ricco di difficoltà ma anche di opportunità. Il primo figlio sperimenta la perdita di una posizione di privilegio, deve rivedere la sua assoluta sicurezza di essere centrale e unico per mamma e papà, attraversa un cambiamento di cui non riesce a cogliere tutti gli aspetti, le ragioni e che non può controllare…anche se mamma e papà insistono nel dire che andrà molto meglio per lui/lei e per tutti!

Accanto a questo momento (frastornante in alcuni casi, più sereno in altri) fatto di paura, gelosia e preoccupazione, i bambini scoprono che con i fratelli si può anche giocare, si può esercitare il potere, si possono stabilire alleanze e coalizioni, ci si può voler bene senza andar sempre d’accordo, condividendo quella mamma e quel papà e quello stesso clima domestico. La relazioni tra fratelli è, infatti, un’impareggiabile e inevitabile palestra di vita sociale, occasione di apprendimento e sperimentazione delle proprie capacità di cura, di cooperazione e di alleanza per ottenere vantaggi comuni. E’ ormai un dato assodato che la relazione fraterna rappresenta un elemento facilitante i processi di acquisizione delle abilità sociali per i bambini, cioè favorisce le abilità legate alla comprensione delle intenzioni altrui, delle norme sociali e la capacità di coordinarsi e cooperare con gli altri.

I fratelli durante l’adolescenza

Nell’età adolescenziale si assiste ad un insieme complesso di cambiamenti. I dati delle ricerche evidenziano come tendenzialmente tra fratelli adolescenti aumentino il livello di intimità e calore se i fratelli sono dello stesso sesso e il livello di conflittualità, severità e rivalità se i fratelli sono sono di sesso diverso o con pochi anni di differenza.

Durante l’adolescenza c’è una netta proiezione dei ragazzi verso spazi extra-familiari: tale ricerca comporta una disponibilità a curare e prendere in considerazione le relazioni amicali in misura molto superiore rispetto a quanto non si sia disposti a fare con i fratelli. Si esprimono pareri e valutazioni molto dure verso fratelli e sorelle, si tende ad essere più indulgenti, comprensivi e complici con gli amici, di cui ci si fida maggiormente e con cui ci si confida maggiormente.

Si assiste alla trasformazione del rapporto che diventa maggiormente egualitario, i fratelli si fanno gradualmente più “pari” poiché il più piccolo crescendo diviene più attivo e meno bisognoso di essere controllato o affidato al maggiore da parte dei genitori e il primogenito percepisce di potersi rapportare al minore con sempre maggior reciprocità.

In generale sembra che le qualità positive della relazione fraterna (confidenza, fiducia e piacere di stare insieme) declinino durante l’adolescenza per poi riemergere in età adulta.

I fratelli in età adulta

In età adulta la relazione tra fratelli assume un significato più legato alla possibilità della scelta personale, meno determinato dagli obblighi imposti dalla coabitazione quotidiana e dalle richieste dei genitori e può svilupparsi sui binari del desiderio di coltivare il legame. Il legame tra fratelli adulti porta con sè la dimensione della storia, della memoria, della testimonianza: è una relazione che può garantire senso di continuità e appartenenza.

Durante l’età adulta la relazione tra fratelli attraversa momenti di maggiore e minore vicinanza/distanza, di distacco e di sostegno. Si alternano fasi in cui i contatti sono poco frequenti a fasi in cui sono invece intensi e ravvicinati. Il bisogno fa emergere la qualità della relazione (Scabini e Cigoli, 2000): significa che sono i momenti di crisi e di transizione a rivelare l’entità e la natura della relazione. Di fronte a eventi critici come vedovanza, divorzio, malattia di figli o genitori o problemi economici, aumenta significativamente la vicinanza emotiva, la frequenza dei contatti e l’aiuto concreto che i fratelli si prestano.

Le ricerche sottolineano come le donne, tendenzialmente, mantengano più facilmente vivi i rapporti con i fratelli e mostrino maggiore consapevolezza dei sentimenti presenti nella relazione rispetto ai maschi.

Per i fratelli adulti poi un tema particolarmente importante e delicato è la cura dei genitori anziani e la gestione di tutte le dinamiche emotive e materiali ad essa connesse.

I fratelli in età anziana

Una ricerca svolta da Cicirelli (1992) evidenzia come il fatto di sapere di avere dei fratelli in età anziana sia una potenziale fonte di sicurezza. Se i rapporti sono positivi e già da prima affettivamente pregnanti, si intensificano molto durante l’ultima età della vita. In particolare le sorelle anziane sembrano quelle più in grado di darsi aiuto e di tollerare gli aspetti di ambivalenza insiti nella relazione tra sorelle o tra fratelli e sorelle.

Naturalmente se i rapporti erano in precedenza negativi o non significativi, non è l’età anziana a poterli modificare o migliorare, ma a volte anche relazioni non particolarmente affettive o cariche di calore con l’avanzare dell’età diventano maggiormente supportive e intense.

In conclusione “la relazione fraterna rappresenta un percorso che, iniziato nello spazio della quotidianità domestica dell’infanzia e dell’adolescenza, procede nella sua spontanea evoluzione fino a età molto avanzate” (Capodieci, 2003).

Di fatto la relazione tra fratelli esercita una forte influenza sull’identità degli individui che vi sono coinvolti. Per questo sarà interessante capire -in un prossimo articolo- quali variabili possono influire positivamente nella costruzione del rapporto tra fratelli e come i genitori possono contribuire a tale evoluzione. Difficoltà di relazione con i propri fratelli e sorelle possono provocare forti sofferenze e non è sempre facile esporne l’intensità e rintracciare la complessità della trama affettiva sottostante. L’aiuto di uno specialista può rendere superabile un particolare momento di crisi in cui sono coinvolti i rapporti con fratelli/sorelle.