Autore: Dott.ssa Ada Moscarella

vedi Blog dell’Autore http://senzacamice.wordpress.com/2013/08/26/cosa-fa-lo-psicologo-gli-atti-tipici-della-mia-professione/

 

Poche settimane fa, con una misteriosa richiesta di riservatezza, è stato inviato a tutti gli psicologi l’agognato lavoro sugli atti tipici della professione. Un documento molto atteso, a maggior ragione dopo la modifica dell’art.21 del nostro codice deontologico con l’ultimo referendum. I contorni della nostra professione diventano e devono diventare più definiti, a tutela dei professionisti e soprattutto degli utenti, che devono potersi orientare sempre meglio all’interno delle offerte che il mercato offre per la tutela della loro salute e la promozione del loro benessere.

A svolgere questo importante lavoro ci hanno pensato tanti colleghi più esperti e competenti di me, che hanno svolto un lavoro prezioso che speriamo possa finalmente tappare quella falla all’interno della quale talvolta osano spingersi pseudo-professionisti non adeguatamente formati.

Mentre oziosamente sul divano leggevo il segretissimo documento fattoci pervenire dalCNOP (la prova è che ho trovato anche un refuso prontamente segnalato :D )  inizio a riflettere sugli atti tipici della mia professione…ossia sul lavoro che svolgo io quotidianamente e ho iniziato a riflettere sulla provenienza delle competenze con cui affronto le mie numerose attività diversificate

Facciamo, e non per vanità, un piccolo riepilogo del mio percorso di studi.

Laurea Triennale presso la Seconda Università degli Studi di Napoli in Psicologia del disagio relazionale e individuale.

Tirocinio pre laurea triennale in una clinica neuropsichiatra, dove inizio a imparare a somministrare i principali test neuropsicologici.

Mi trasferisco all’Aquila e prendo la Laurea Specialistica in Psicologia Clinica e Dinamica.

Svolgo il tirocinio presso la cattedra di sessuologia con il prof. Jannini e scrivo un mattone di tesi sperimentale sulla percezione della bellezza nell’omosessualità femminile.

A questo, segue un anno e mezzo di tirocinio post laurea+volontariato in un Centro di Salute Mentale, dove seguo colloqui con psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, di valutazione, diagnosi e counseling.

Durante la specialistica all’Aquila inizio un corso biennale di psicodiagnosi dove imparo i principali test.

Successivamente corso annuale in psicologia giuridica e corso annuale inmediazione familiare.

Intanto, prendo anche la specializzazione in psicoterapia sistemico-relazionale e durante i 4 anni riesco a svolgere tutti tirocini interessanti, dal reparto di malattie infettive nell’ospedale di Caserta fino al reparto di tossicologia al Policlinico Vecchio a Napoli. Scriverò un capolavoro di tesi di specializzazione sulla speranza e cronicità nella terapia dell’alcolismo (il mio orgoglio *_* )

Confrontiamo ora questo percorso con le mie attività diversificate da libero professionista e vediamo da quali percorsi ho attinto le competenze. Consideriamo solo quest’anno (facciamo finta sia per brevità…)

a) Docenza per corso di formazione rivolto a cassintegrati per formarli al mestiere di addetto alla cura della persona. Ho insegnato Psicologia Sociale e Sociologia. Nessuno mi ha insegnato a insegnare, ma questo per fortuna fa parte delle mie doti naturali. Per gli argomenti di lezione ho sicuramente attinto alle mie conoscenze universitarie.

b) Consulenza tecnica di parte. Qui ho utilizzato le conoscenze apprese durante quasi tutti i percorsi post laurea, dalla psicodiagnosi, alla psicologia giuridica, alla mediazione familiare alla specializzazione. Se mi fossi fermata alle sole conoscenze universitarie, non avrei saputo dove mettere mano.

c) Pazienti vari: ovviamente ho fatto riferimento alle competenze apprese durante la specializzazione. Ma devo dire che anche dopo il tirocinio post laurea, seppure con la scontata inesperienza, ero in grado di condurre un colloquio in maniera professionale.

d) Docenza in psicodiagnosi rivolto a colleghi. La psicodiagnosi all’università non l’ho praticamente mai toccata (eppure i mie percorsi di studi sono stati tutti fortemente improntati alla clinica…), tutto quello che insegno, l’ho imparato dall’esperienza nel Centro di Salute Mentale e nel corso di formazione post laurea. Tra gli atti tipici dello psicologo c’è la diagnosi, ma non avrei saputo dove mettere mano senza un percorso specifico post laurea al riguardo.

e) Attivazione e/o rinnovo di vari siti internet (quello dell’Associazione Psicologi Campani, unaltro blog qui su wordpress o il mio sito professionale e al momento ho tra le mani quello di una cooperativa). Non ho mai studiato informatica, non ho neanche piena consapevolezza di quello che faccio quando metto su un sito, intendiamoci…ma intanto lo faccio. Non saranno perfetti, ma funzionali direi proprio di sì. Certo, ho frequentato la facoltà di psicologia…ma vogliamo parlare dell’esame di informatica dove mi hanno “insegnato” a utilizzare il pacchetto office…? Quello che ho “imparato” in quelle 30 ore di corso non mi è tornato utile mai, nemmeno quando ho fatto la tesi sperimentale, dove confesso che mi sono fatta elaborare i dati da qualcun altro, perché non sapevo utilizzare nessun programma utile…

f) Stesura di vari progetti. Il 50% l’ho imparato all’università. Il 25% l’ho imparato su google, il 25% me l’ha insegnato (probabilmente senza saperlo :D ) la mia collega Pina. Durante la specialistica ho fatto un intero esame annuale tutto improntato alla progettazione (si chiamava Psicologia della Salute) e la docente, che credo sia rimasta solo per il mio anno prima di scappare in California (beata a lei) ci ha fatto lavorare praticamente sulla stesura di un progetto. Ma chi nella progettazione ci lavora, sa che un conto è presentare un progetto in una scuola, un altro conto è compilare un progetto in base ai format dei vari bandi. La mia collega Pina che da più tempo lavora in questo campo, ogni tanto mi assegna qualche “compito”, qualche pezzo di bando da compilare (soprattutto se si tratta di strutturare la formazione) e così con la sua guida ho imparato cose di cui mai avrei osato sospettare l’esistenza. E poi google. Quando tutto manca, troverai sempre qualcuno che avrà fatto la cosa che stai facendo prima di te!

g) Strutturazione di corsi di formazione: l’ho imparato guardando, soprattutto facendo da tutor e assistente nei corsi di psicodiagnosi, prima di essere lanciata nell’insegnamento.

h) Accreditamento di enti. Avete mai provato a farvi accreditare come provider ECM? Se sì, non c’è bisogno che parli. Se no, ci vediamo qui fra un paio di anni…Niente e nessuno può prepararti davvero ad avere a che fare con la burocrazia dello Stato Italiano.

Per il prossimo autunno ci sono altre possibilità in ballo, ma è meglio non dire gatto se non ce l’hai nel sacco ;)

Ma perché questo lungo elenco? Perché sto leggendo i risultati della mia piccola ricerca sugli abilitandi alla professione di psicologo e non posso fare a meno di pensare che per due prove su quattro (ma a volte pure tre) sono solo parzialmente (e a volte pure MOLTO parzialmente) preparati.

La prima prova gli chiede di richiamare conoscenze che dovrebbe avere e ok, a parte la noia, una laurea siamo arrivati tutti a prenderla se stiamo affrontando l’eds.

Ma per il progetto? In quante università si viene effettivamente preparati a scriverne uno? E il progetto che viene richiesto all’eds è piuttosto semplice come struttura, facciamo la domanda vera: in quante università si viene formati a leggere un bando per scrivere un vero progetto?

Il caso clinico, poi, è un tasto dolentissimo. Di teoria della clinica se ne fa tantissima (ed è fondamentale, non sentirete mai da una secchiona come me dire il contrario!), ma quanti hanno poi l’effettiva occasione di mettersi alla prova in un tirocinio post laurea effettivamente formativo? Io non ero preoccupata dalla III prova perché durante il tirocinio post laurea ne avevo davvero viste di tutti i colori e avevo trovato anche un confronto veramente soddisfacente con diversi professionisti e professionalità. Ma quanti possono dire lo stesso?

Per non parlare dell’orale! Chi ha mai sentito parlare di codice deontologico all’università? Le facoltà che hanno nel piano di studi dei corsi al riguardo si contano davvero sulle dita di una mano…eppure credo che la formazione alla propria deontologia professionale sia fondamentale in quel processo di costruzione dell’identità che più di tutto, secondo me, ci tutela dallo sfruttamento e dagli errori!

Finalmente stiamo facendo dei passi avanti su una definizione sempre più efficace e comprensibile della nostra professione…ma mentre facciamo questi passi avanti, forse dovremmo anche guardarci indietro per consentire a questi temerari che, nonostante una situazione occupazionale tragica, si iscrivono alla facoltà di psicologia di essere sempre più efficacemente preparati ad affrontare compiti e sfide professionali!