Autore: Dott.ssa Anna Maria Benaglio

 

Riassunto

Durante l’adolescenza, il rapporto dell’adolescente con il proprio corpo è una questione cruciale. Il corpo, scisso dalla mente e non ancora integrato, è il luogo della relazione e dello scambio tra il proprio mondo interno e il mondo esterno, è il luogo dello scambio delle relazioni e degli affetti, attraverso il corpo l’adolescente parla di sé, si rappresenta, comunica. Le manipolazioni del corpo, nelle diverse forme (abbigliamento, musica, tatuaggi, cibo, sostanze stupefacenti, ecc), costituiscono delle modalità attraverso cui l’adolescente conosce il proprio corpo: se ne impossessa, lo padroneggia, impara ad usarlo, non solo, nella dimensione della fisicità, ma anche, nelle dimensioni più interne affettive e pulsionali. Le manipolazioni diventano parole per “dire”, “agiti” attraverso cui l’adolescente elabora e affronta dimensioni affettive, a volte contrastanti ed ambivalenti, che accompagnano la crescita; esse costituiscono una sorta di rito iniziatico che simbolizza e scandisce i passaggi relativi alla realizzazione dei compiti di sviluppo.
Attraverso la manipolazione aggressiva del corpo (es. nella tossicodipendenza, anoressia bulimia, tentativi di suicidio, ecc), vissuto come responsabile del proprio fallimento e dolore, l’individuo agisce, da un lato, meccanismi difensivi rispetto a profonde angosce depressive e a profondi sentimenti di disistima di sé, dall’altro, sollecita un bisogno di attenzione, di cura e di aiuto.
Parole chiave: Adolescenza, Corpo, Manipolazioni, Individuazione, Separazione, Identità psichica, Identità sociale, Identità sessuale.

Premessa

L’ingresso nell’adolescenza, come periodo di transizione tra età infantile ed età adulta, è segnato dalle trasformazioni puberali che riguardano sia il corpo che la mente e fanno nascere desideri e passioni la cui intensità non trova riscontri in altre età della vita. Queste trasformazioni del corpo da infantile ad adulto, attraverso la costruzione dell’identità di genere in cui maschio e femmina riconoscono la differenza dei sessi e la loro complementarietà, sfociano nella possibilità di accoppiamento generativo e nella capacità riproduttiva.

Diventare un corpo adulto e rinunciare al corpo del bambino è cosa difficile perché comporta la perdita della sicurezza acquisita negli anni all’interno delle relazioni di dipendenza dalle immagini dei genitori, dai loro desideri, dalle loro aspettative: l’identità del bambino è costruita a partire da papà e mamma o dai loro sostituti.

Questo nuovo corpo inaugurato dalla pubertà può suscitare curiosità, imbarazzo, disagio: la massa muscolare e la forza fisica prorompente lo rendono goffo, maldestro, sgraziato; il seno ritenuto o troppo piccolo o troppo grosso, i fianchi troppo larghi o troppo stretti, i brufoli, il naso troppo lungo o troppo corto, le polluzioni notturne, il ciclo mestruale, il desiderio, la pulsione sessuale che si impossessano del corpo, lo rendono oggetto di vergogna.

In questa trasformazione, anche lo spazio psichico dell’adolescente, i bisogni e i desideri racchiusi dentro i confini del suo corpo, non hanno più limiti. L’adolescente è confuso e si chiede se ciò che prova e sente è dentro o fuori di sé, è normale oppure no, cosa fare e come fare.

Questa metamorfosi del corpo comporta un grosso lavoro di ricostruzione dell’immagine di sé per dare un nome a ciò che succede sia dentro che fuori e rendere riconoscibile ciò che è sconosciuto, all’interno del processo in cui l’adolescente è chiamato a diventare adulto.

Anche i genitori non sono più in grado di rispecchiare come è e quanto succede all’adolescente, sia perché quest’ultimo disinveste dai genitori per separarsi e crescere, sia perché egli non è in grado di comunicare con le parole ciò che gli sta succedendo. L’adolescente comunica utilizzando prevalentemente “agiti” spesso di difficile comprensione e indecifrabili dai genitori stessi (cambiamenti di umore, manipolazioni del corpo, disordine, chiudersi nella stanza con la musica a tutto volume, mangiare ad ogni ora del giorno e della notte).

La famiglia sociale del gruppo dei pari età sostituisce la famiglia dell’infanzia nella sua funzione di rispecchiamento e sostegno. Anche i compagni sono alle prese con i cambiamenti del corpo e della mente all’interno di un percorso di crescita in cui la realizzazione dei compiti evolutivi mette a dura prova il sentimento di Sé, del proprio valore, della proprie competenze.

Compiti evolutivi

1. Individuazione: costruire un’immagine di Sé integrata che includa il proprio corpo cambiato, le nuove pulsioni ed emozioni.
2. Separazione dai genitori: costruire legami significativi al di fuori del contesto famigliare, elaborare un modo di pensare e di sentire le vicende della vita in modo anche differente dai propri genitori.
3. Acquisizione dell’identità sessuale: accettazione del corpo sessuato, sentirsi a proprio agio in esso come presupposto per la costruzione di legami eterosessuali soddisfacenti.
4. Mentalizzazione delle emozioni: utilizzo del pensiero e del linguaggio per dare un nome alle emozioni, poterle pensare, riconoscerle comunicarle e descriverle.
5. Costruzione di un proprio progetto di crescita che passi attraverso il bisogno di conoscersi, sperimentarsi, di esplorare e di provarsi.
6. Acquisizione di un sistema di valori e di una coscienza etica autonoma come guida al proprio comportamento.
7. Costruzione della propria identità sociale: sentire di appartenere ad un gruppo definito socialmente, di occupare autonomamente un posto, non più soltanto in famiglia ma anche all’interno della società.

La realizzazione di questi compiti comporta l’uscita dall’ambito famigliare accogliente, caldo, protettivo e rassicurante per provarsi in situazioni e relazioni nuove, in contesti diversi da quelli di appartenenza famigliare che possono procurare all’adolescente gratificazione, gioia, entusiasmo, sostegno ma anche delusione, frustrazione, conflitto, mortificazione e dolore (il gruppo di amici, il debutto nella coppia amorosa, l’esperienza scolastica e/o lavorativa, l’uso della propria femminilità o virilità, le esperienze del tempo libero).

In questa fase di transizione la dimensione della corporeità diventa centrale: questo corpo ancora scisso dalla mente, non integrato, è il luogo della relazione e dello scambio tra il proprio mondo interno e il mondo esterno, è il luogo dello scambio degli affetti e delle relazioni, è il luogo attraverso cui l’adolescente si rappresenta, parla di sé, dei propri bisogni, delle proprie gioie, fatiche, dolori ed esprime i propri conflitti. I destinatari principali di questi messaggi sono i genitori, gli adulti in genere e gli amici.
Le manipolazioni del corpo nelle sue diverse forme, più o meno gravi (piercing, tatuaggi, uso di sostanze, cibo, trucco, abbigliamento, musica, ecc.), hanno come obiettivo quello di conoscerlo, farlo proprio, padroneggiarlo, non solo nella dimensione fisica ma anche nelle dimensioni più interne affettive e pulsionali.

Esse diventano parole per “dire”, sono “agiti” attraverso cui l’adolescente elabora dimensioni affettive dolorose e poco tollerate, rappresentano modalità attraverso cui egli simbolizza la crescita. La manipolazione costituisce una sorta di rito iniziatico che scandisce i passaggi o accelera il processo di crescita.

Il contesto socioculturale, il pervadere di una cultura consumistica, la presenza e diffusione sul mercato di oggetti finalizzati alla manipolazione del corpo (palestre, centri di benessere, centri commerciali, televendite, ecc.) sostengono la credenza e l’illusione di poter affrontare e risolvere problemi di natura affettiva e relazionale attraverso il ricorso ad oggetti di consumo. Questi oggetti vengono investiti di aspettative e significati che li trascendono: appartenenza, sicurezza, socialità affettività, identità, e relazioni.

Manipolazione del corpo e compiti evolutivi

Attraverso le manipolazioni, l’adolescente usa ed addobba il proprio corpo per personalizzarlo e riappropriarsene, evita le cure della madre e le sue raccomandazioni (l’adolescente prova un forte senso di fastidio e imbarazzo quando il suo corpo viene sfiorato dall’adulto o quando l’adulto getta uno sguardo curioso e critico
sulle sue trasformazioni).

Il corpo viene manipolato, nonostante la disapprovazione e il dispiacere dei genitori, per sottrarsi ai loro divieti e alle loro proibizioni e inibizioni interiorizzate ed affermare il distacco da loro e dalle immagini infantili di sé.

La manipolazione del corpo può veicolare condotte trasgressive attraverso cui l ‘adolescente esprime il bisogno di affermare il distacco, l’autonomia dai genitori, per realizzare il compito evolutivo relativo al processo di separazione individuazione.

La realizzazione del processo di individuazione e separazione comporta la perdita delle posizioni infantili onnipotenti e narcisistiche e la scoperta della propria limitatezza,
l’incontro con il nuovo, l’altro e il diverso.

La famiglia sociale del gruppo dei pari età sostituisce la famiglia dell’infanzia nella sua funzione di rispecchiamento e sostegno. Organizzare il proprio percorso di crescita in un gruppo che condivide gli stessi problemi e difficoltà fa sentire meno soli: il gruppo sostiene, consola, consiglia, approva, punisce; all’interno del gruppo si elaborano difficoltà e conflitti; il gruppo diventa un laboratorio in cui si elaborano esperienze e si acquisiscono competenze relazionali, conoscitive, tecniche, finalizzate alla crescita.

L’appartenenza al gruppo, come bisogno ineludibile in adolescenza, è sancita dalla condivisione di valori, ideali, mode, consumi. Le manipolazione del corpo (un certo modo di vestire, la passione per un certo genere musicale, il consumo di sostanze stupefacenti, ecc) costituiscono modalità appartenenti a un rituale collettivo finalizzato a rinsaldare i legami, favorire l’identificazione e l’appartenenza al gruppo.

La manipolazione del corpo è anche finalizzata a sostenere il compito evolutivo della costruzione della propria identità di genere maschile o femminile come premessa per dare inizio alle condotte di corteggiamento finalizzate alla formazione della coppia eterosessuale.

La manipolazione del corpo nei maschi è orientata, non solo, all’attenzione e cura dei propri attributi maschili e delle proprie performance (attraverso le cure estetiche, l’esercizio fisico, l’uso di farmaci, ecc.), ma anche alla possibilità di gestire e controllare la forza fisica e muscolare, il potenziale aggressivo legato allo sviluppo del nuovo corpo.

Le sfide, le gare, le lotte, le prove, le esibizioni plateali, e comportamenti più contenuti quali sgambetti, gli spintoni, piccole lotte quotidiane consentono di apprendere modalità di gestione e controllo del proprio potenziale aggressivo e distruttivo (G. Pietropolli Charmet “I nuovi adolescenti”).

Le manipolazioni del corpo hanno la funzione di renderlo più visibile tra tanti altri, più presentabile e più attraente, a volte, all’interno di una gara tra pari che sancisca chi è il migliore, il più forte, il più desiderabile per conquistare la più “carina”.

Le sfide, le gare, l’esercizio fisico, come modalità di manipolazione del corpo attraverso cui l’aggressività viene ritualizzata, consentono all’adolescente di dare inizio alle condotte di corteggiamento, di saperle allestire e condurre, tenendo a bada gli aspetti aggressivi, per lasciare il posto ad uno scambio tenero affettuoso e confidenziale (G. Pietropolli Charmet “I nuovi adolescenti”).

Come per il maschio, anche la manipolazione del corpo per la donna costituisce un sostegno importante per l’ingresso nei valori della femminilità e della costruzione dell’identità di genere femminile finalizzata all’accoppiamento eterosessuale.

Il corpo manipolato attraverso l’abbigliamento, il trucco, le movenze, il cibo, viene esibito seduttivamente per soddisfare il bisogno di attenzione, di rendersi visibili e apprezzabili, di attrarre. La manipolazione del corpo può costituire una difesa contro la paura di essere invisibile, senza corpo, irrilevante, incapace di costruire e gestire relazioni e legami, come difesa contro ansie abbandoniche.

Attraverso l’uso della seduttività, l’adolescente femmina sente di poter esercitare un potere di controllo all’interno di una relazione; il controllo la rassicura di fronte all’eventualità di poter essere abbandonata. Come il maschio sente di poter accedere al corteggiamento, rinforzato sul piano narcisistico attraverso prove di esibizione tra pari che lo confermano nella propria visibilità e valore, così il bisogno di conferma narcisistica (essere la più bella e la più desiderabile tra le rivali) attraverso l’uso della seduzione giocata all’interno del gruppo delle femmine, consente alla donna di accedere alla coppia eterosessuale rinforzata nel proprio senso di valore e di sentirsi rassicurata rispetto alla possibilità di essere abbandonata. Difficoltà nella costruzione dell’identità di genere maschile e femminile sono rappresentate da una manipolazione esasperata del proprio corpo dove ciò che prevale è il dubbio circa il valore della propria femminilità, mascolinità e identità: bisogna esagerare nella sfida con i/le rivali, essere molto desiderabili, farsi vedere molto per avere conferma del proprio valore e del proprio diritto a diventare grandi.

Le manipolazioni che ingrassano o dimagriscono troppo il corpo rappresentano una risposta a tali difficoltà.

L’anoressica attacca i valori dell’identità di genere femminile attraverso il dimagrimento, l’esaltazione delle capacità intellettuali e culturali, la negazione dell’accesso alla possibilità generativa. Il corpo dell’anoressica che assume un aspetto asessuato, incapace di farsi desiderare e desiderare l’altro, la rassicura rispetto al fatto che così magra non potrà essere invisibile e terrà legati a sé gli altri, nel suo bisogno di cura ed attenzione.

L’acquisizione dell’identità individuale e sociale comporta per l’individuo l’assumere su di Sé funzioni e compiti di accudimento, protezione, sostegno, responsabilità prima assunte da altri. L’individuo che nasce socialmente, oscilla tra dimensioni emotive, a volte, contrastanti tra loro: da un lato, sente la nostalgia e tristezza per la perdita del passato e ha il desiderio di tornare indietro, dall’altro, sente la spinta forte di crescere, di diventare grande per accedere ai vantaggi e alle responsabilità di essere adulti ma sente anche la paura di fallire nel suo progetto evolutivo.

La vergogna appare essere il sentimento prevalente che accompagna la nascita sociale: ogni “debutto” (nel gruppo amicale, nella coppia amorosa, nella vita scolastica e di tutti i giorni) “ogni prova”, “ogni prima volta” è spesso accompagnata dal sentimento di vergogna, di non essere all’altezza della situazione, di non essere sufficientemente capaci a soddisfare le proprie aspettative ideali e quelle degli aduli o degli amici.

Il sentimento di vergogna nasce da una discrepanza tra IO, come io mi percepisco e IDEALE dell’IO, come vorrei essere e come gli altri vorrebbero che io fossi. Le manipolazione del corpo aiutano a colmare la distanza tra IO e IDEALE dell’IO, tolgono di mezzo i sentimenti di imbarazzo e vergogna, avvicinano le proprie prestazioni alle aspettative. Si manipola il corpo per migliorare l’immagine di sé, facilitare la comunicazione, costruire legami, migliorare le performance, aumentare le prestazioni.

Adolescenti e giovani adulti che si sono presentati, per problemi legati al consumo di sostanze, al “Punto di ascolto sull’ adolescenza, i rischi, le sostanze” (progetto di prevenzione specifica del Dipartimento Dipendenze di Bergamo, rivolto agli adolescenti e giovani consumatori e ai loro contesti) riferiscono: “Ti fanno sentire giusto al posto giusto e al momento giusto; ti rilassano se sei agitato; ti caricano se sei troppo rilassato; ti tirano su se ti senti giù; ti senti libero di esprimerti se sei inibito; riesci a esprimere meglio te stesso e le cose che fai”.

Il controllo dell’ ingestione di cibo iniziato con una dieta genera nelle adolescenti un certo piacere euforico e procura un sentimento di padronanza, autocontrollo e valore a chi, prima del controllo, si sentiva debole, vuota e insignificante.

Le manipolazione del corpo attraverso la musica, le luci, le sostanze, ecc. possono essere agiti in luoghi ricreativi e momenti di divertimento come modalità per sentirsi liberi di esprimere pienamente sé stessi, per organizzare in modo più soddisfacente il proprio tempo libero, per rendere particolarmente piacevoli alcune situazioni di relax e di divertimento.

Conclusioni

La realizzazione dei compiti evolutivi porta l’adolescente a confrontarsi con il tema della morte relativamente a due aspetti principali: il primo come morte della propria infanzia e del proprio Sè infantile e onnipotente, il secondo come possibilità della morte del proprio futuro intesa come incapacità e impossibilità a fare il proprio ingresso nella società dei grandi.

Esiste una correlazione positiva tra difficoltà a realizzare la crescita e modalità di manipolazione del corpo: tanto più forte è l’angoscia di diventare grandi e il timore di essere in ritardo nel processo che istituisce la propria nascita sociale (ritardo nel processo di ingresso nel gruppo dei pari età, timore di non avere dato prova di autonomia organizzativa ed affettiva) tanto più l’adolescente, attraverso una manipolazione violenta del proprio corpo, darà prova a sè e agli altri della propria vitalità ed esistenza.

La tossicodipendenza, l’anoressia, gli attacchi bulimici, il tentativo di suicidio come forme gravi di attacco al corpo costituiscono modalità estreme attraverso cui l’adolescente si difende da sentimenti di profonda auto svalutazione e disistima, da profonde angosce depressive e abbandoniche, da una solitudine mortifera e angosciante. Nell’anoressia mentale, l’eccessivo controllo che l’anoressica esercita sull’ingestione di cibo le conferisce senso di onnipotenza poiché è in grado, attraverso il digiuno, di soggiogare un corpo debole, impotente, dipendente. Le anoressiche riferiscono di sentirsi prima del digiuno anoressico “delle poverette”, “una schifezza” e solo dopo il digiuno di “sentirsi benissimo, lucide e potenti”.

Circa la funzione anestetica delle sostanze stupefacenti legali ed illegali, il dott. Carlo Zucca Alessandrelli psicanalista del CART di Milano scrive: “L’impatto con la realtà che prima dell’incontro con la sostanza poteva essere causa di gravi dubbi, preoccupazioni conflitti, causa di angosce di abbattimento e di frammentazione, diventa neutra o ancor più spesso facile e transitabile. Quello che prima era minaccioso e refrattario diventa ora possibile e quasi a disposizione. Il giovane tossicodipendente che, prima, si sentiva il servo spaventato ed informe della realtà, ora, se ne sente il padrone euforico e sicuro”. Il corpo così attaccato perché responsabile del dolore e del fallimento diventa visibile, riconoscibile, degno di relazione, di attenzione e di cura.

 

Bibliografia

1) A. Benaglio “Adolescenza stupefacente: riflessioni sul consumo di sostanze e i comportamenti a rischio in adolescenza” Bollettino Farmacodipendenze e Alcolismo n° 4, Anno XXIV 2001, Roma.

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14) Carlo Zucca Alessandrelli “Adolescenza e tossicodipendenza” Marginalità e società, n. 5-88, Ed. Franco Angeli, Milano.