Autore: Dott.ssa Francesca Broccoli

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“Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l’uno dall’altro. Non si può certo credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere insieme.
E’ allora evidente che l’anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio.”
Platone, Simposio.

Mentre negli ultimi decenni la nostra società ha assistito a passaggi fondamentali che hanno portato la sessualità a muoversi nell’ambito dell’autodeterminazione, della parità tra i partner, della pluralizzazione dei modi e dei modelli sessuali, della mancanza di vincoli e della libertà di scelta (o almeno così si auspica), sono aumentate le richieste di aiuto da parte di coppie in difficoltà. Spesso le coppie chiedono aiuto per problemi legati alla sfera sessuale, in particolar modo per la mancanza di desiderio.
Potrebbe apparire curiosa questa “coincidenza”, che naturalmente tale non è. Come mai l’ampliamento della libertà di determinarsi e un’apertura dei costumi e dei modi di intendere la relazione amorosa e sessuale produce tante richieste di aiuto e svela difficoltà a vivere la sessualità nella coppia?

La libertà è complessa da gestire, non è rassicurante, non prevede nuovi copioni o modelli. Per quanto tale assenza di regole imposte e precostituite rappresenti senz’altro un patrimonio prezioso e un notevole traguardo da molti punti di vista, essa dà anche spazio a contraddizioni, ambivalenze e sfumature di difficile interpretazione.
Molte persone e molte coppie si ritrovano a vivere relazioni che non riconoscono più come “proprie”, che trovano insoddisfacenti. Disorientate, frustrate e spesso in preda al rancore non sanno nemmeno spiegarsi come sono arrivate a vivere una situazione così sconfortante.

Accanto alla rabbia e alla frustrazione c’è sempre un grande dolore e molta paura: il dolore di non sentirsi più desiderati (e amati) o di non saper più desiderare il partner e la paura che la relazione non possa più rinnovarsi.
Quando si parla di sessualità non si può parlarne come se fosse un ambito separato e circoscritto della vita di coppia: quando si parla di sessualità si parla di relazione di coppia e quando si parla di coppia si parla anche di sessualità.

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Nel momento in cui la coppia chiede aiuto ad un terapeuta in genere sta attraversando una situazione di stallo, cioè di crisi prolungata e immobilizzante che mantiene la situazione di insoddisfazione inalterata.
Va di moda dire che le coppie in crisi non sanno comunicare.
Non è così.
Il problema di insoddisfazione che porta le coppie a chiedere aiuto non è incapacità comunicativa: la comunicazione è presente e abbondante, ma frequentemente ai partner non piace il messaggio che ricevono dall’altro/a oppure non riescono a decodificarlo (cioè a comprendere cosa stia dicendo l’altro/a con il suo comportamento).
La sessualità, infatti, è comunicazione e attraverso la sessualità i partner si parlano. Anche quando è insoddisfacente, anche quando non è agita, essa è comunque un potente e complesso veicolo comunicativo.

Cosa significa che attraverso la sessualità i partner si parlano? Significa che raccontano di sè, di come si vedono, di come vedono il partner, di come intendono la relazione (e non solo a livello di fisicità), di cosa è femminilità e virilità, di cosa è desiderabile e piacevole e di cosa è intimo o meno. La sessualità -e in senso più ampio l’intimità- è un linguaggio sfumato e profondamente agganciato alla storia personale dei due partner.
Non si può dire che se c’è insoddisfazione o assenza di desiderio c’è incapacità comunicativa poiché i due partner sono abili e competenti nell’inviare messaggi, il che non significa che siano anche in grado di leggere il messaggio altrui o che comunichino esattamente ciò che vorrebbero o che vorrebbe l’altro/a o ancora che non ci siano rigidità e stereotipie poco funzionali.

Risulta ora più chiaro perché la sfera sessuale non si può considerare come separata dalla relazione: la sessualità è l’espressione dell’intero rapporto di coppia. Ecco perché, in genere, quando non funziona qualcosa a livello di intimità emergono molti altri aspetti di esplicita o latente conflittualità. Come si diceva poco sopra, la coppia si trova in una situazione di stallo e tale “congelamento” non può che riguardare la dimensione complessiva del legame.

Secondo un importante studioso di relazioni familiari e di coppia, D. Shnarch, accade spesso che i problemi lamentati dalle coppie rappresentino la manifestazione di un conflitto nel quale si tenta di sconfiggere l’altro, più che di ritrovarlo e capirlo. In che senso Shnarch e altri ricercatori sostengono queste tesi? Nel senso che è fondamentale nella relazione di coppia rispondere ai bisogni di appartenenza così come a quelli di autonomia e crescita individuale, ma in molti casi questo non avviene, le differenze “devono” essere appiattite o censurate in nome dell’unità e uniformità della coppia. Ma appartenenza non è fusione e non ha niente a che fare col mito dell’unità e dell’uguaglianza totale dei partner.

Quando per i due partner è prioritario rispondere ai propri bisogni di sicurezza, ai propri bisogni di conferma da parte dell’altro/a e trovare consolazione alle proprie fragilità attraverso il partner, si corre il grande rischio di restringere lo spazio individuale di ciascuno dei due partner oltre che di asfissiare quello relazione: l’altro/a diventa una stampella al proprio Sè insicuro e per mantenere questa funzione compensatoria deve assicurare di comportarsi in un certo modo (quello appunto che risponde ai bisogni del partner e non mette in pericolo la stabilità del rapporto). Ma proprio così facendo si esaspera la relazione.
Si tenta di annullare la differenza del partner: i suoi modi, i suoi desideri, i suoi valori, le sue passioni, “nell’implicita presunzione che ci sia spazio solo per un Sè”  (D. Shnarch, 1998) nel matrimonio o nella relazione.
L’irrigidimento e il risentimento dovuti al protrarsi di tale conflitto e all’insofferenza dovuta all’accontentarsi per compiacere l’altro/a conducono allo stallo della coppia.

E’ invece fondamentale, pur se difficile e spaventoso, cercare e sviluppare autonomia e diversità nell’ambito della coppia, secondo U. Clement, anche analizzando due profili sessuali differenti tra i partner.
Ma come è possibile se ci si trova a vivere un’impasse tanto pesante? Lo stallo rappresenta un momento critico, una fase cruciale nella vita della coppia e dei suoi individui, grazie alla quale si possono prendere nuove direzioni:
-esito negativo per la coppia caratterizzato da evitamento, allontanamento, esacerbazione del conflitto e dei sentimenti rancorosi, separazione;
-esito positivo per la coppia caratterizzato da maturazione e crescita dei singoli individui, aumento dell’intimità e della capacità del confronto tra i partner.

Dunque, attraverso un processo di differenziazione che dà il permesso ai partner di svilupparsi senza dover censurare parti di sè per il mantenimento dello status quo della coppia, è possibile accedere sia a se stessi che all’altro/a in maniera più autentica e integra.
Per far questo occorre imparare a rispondere ai propri bisogni e alle proprie ansie senza che questo comporti un sacrificio per il partner e tollerando le sue differenze. Vedere se stessi e il partner come persone intere e differenziate, esattamente così come guardare ed essere visti durante il rapporto sessuale, può avere un costo molto alto quando le persone si impegnano per anni con intense energie al fine di nascondersi (o nascondere ciò che non è approvato) nell’illusione di preservare accordo e unità.

Per sfruttare l’opportunità che ogni crisi porta occorre che entrambi i partner accolgano e vivano appieno la ricerca di nuovi semi di vitalità. La sessualità diventa spesso il simbolo dello stallo e può capitare che i partner fatichino a spostare la loro attenzione sugli altri spetti della loro relazione, anch’essi manifestazione di una scarsa differenziazione: la gestione del denaro, l’organizzazione dei compiti domestici, l’educazione dei figli, la gestione del tempo individuale e famigliare.

La maturazione dei partner e la capacità di vedersi in modo più autentico conduce ad una maturazione anche rispetto alla modalità di intendere e gestire le conflittualità. Mentre una coppia in stallo spesso maschera lo scontro e anche quando lo esplicita non è consapevole che si tratta del conflitto tra due Sè fragili che cercano compensazione reciproca, una coppia più matura e differenziata può cominciare a riconoscere che lo scontro è tra i partner ma anche all’interno di ciascuno di loro.

Naturalmente mantenere viva e gratificante una relazione di lunga data rimane una sfida per tutte le coppie. Non esiste una ricetta miracolosa e rapida.
E’ vero però che l’interesse e il desiderio nascono e si vivificano nella differenza. Sostenere un ampio margine di differenza non è semplice, è problematico, non garantisce sicurezza e per questo può fare paura.
Così molte persone si accontentano di sessualità povere e spente, se non del tutto assenti, che sollecitano il partner a basarsi solo sul proprio desiderio. La passione non può che spegnersi, nonostante l’amore.

Un percorso che permetta la maturazione e il riconoscimento delle differenze può far ritrovare quel seme di vitalità necessario a ri-accendere l’interesse: ovviamente non può assicurare che vada tutto bene, non è garanzia assoluta di successo, ma porta a una maggiore capacità di ascolto, di comprensione dei messaggi altrui, di riconoscimento del proprio interlocutore e di negoziazione.