Autore: Dott.ssa Roberta Michelotto
Per gli studiosi dei fenomeni criminali, gli omicidi in famiglia non sono una novità ma una costante fisiologica del panorama omicida italiano (e non solo), al punto che la domanda sulla quale si dovrebbe riflettere, non è “perché tanti omicidi domestici?” ma “perché tanta attenzione agli omicidi domestici?”
La famiglia non rappresenta sempre il luogo dell’amore e della sicurezza e per capire il fenomeno della violenza nelle sue componenti intrafamiliari, si dovrebbe partire dall’analisi di due concetti:
1. La famiglia come protezione, intesa come copertura e occultamento dei propri meccanismi interni rispetto l’esterno;
2. La natura e l’intensità delle relazioni fra i componenti della famiglia, anche di natura psicopatologica.
L’uxoricidio, è il più frequente fra i delitti in famiglia: si tratta il più delle volte di uccisione della moglie da parte del marito.
Lo studio approfondito dei delitti di questo tipo, consente oltre che un aumento della conoscenza e dei dati in merito, anche la possibilità di creare una prevenzione dei delitti stessi con l’istituzione di centri di trattamento specifici per questo tipo di problematica, allo scopo di prevenire e limitare la portata di un fenomeno ad oggi purtroppo ancora molto diffuso.
Nei casi di omicidio commesso in danno della moglie da parte del marito e, nel caso contrario in cui è la donna ad uccidere il proprio partner esistono marcate differenze rispetto alla criminogenesi:
- quella del dominio e del possesso nell’ipotesi del marito che uccide la moglie;
- quella del costante maltrattamento da parte del marito che alla fine esita in omicidio per travisata “difesa” in caso di omicidio da parte della moglie in danno del marito. In pratica, la moglie è vittima persino quando, alla fine diviene aggressore.
Quando poi la moglie invece di uccidere il coniuge abusante decide di limitarsi alla separazione, giunge per lei il momento di maggiore rischio.
Il reato di “Maltrattamenti in famiglia” (art. 572 del codice penale) si configura sul maltrattamento fisico. Oltre le percosse, le forme di violenza sono molte altre, alcune non lasciano segni fisici evidenti come la violenza psicologica o la violenza economica e vedono come vittime principali le donne, i bambini e gli anziani.
La Convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul del 2011) riconosce tra le altre cose che:
- Il raggiungimento dell’uguaglianza di genere de jure e de facto è un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne;
- La violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione;
- La violenza contro le donne ha natura strutturale in quanto basata sul genere e che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini;
- Le donne e le ragazze sono maggiormente esposte al rischio di subire violenza di genere rispetto agli uomini;
- La violenza domestica colpisce le donne in modo sproporzionato e che anche gli uomini possono essere vittime di violenza domestica;
- I bambini sono vittime di violenza domestica anche in quanto testimoni di violenza all’interno della violenza.
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I dati sono allarmanti perché definisco un sommerso impotente, con ancora una forte limitazione di denunce da parte delle donne sulla violenza intrafamiliare subita.
Nei casi denunciati, i dati ISTAT recenti ci riportano che il 62,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o più episodi di violenza. Le donne che hanno subito violenza ripetutamente dal partner e avevano figli hanno dichiarato che nel 15,7% dei casi i figli hanno subito violenza dal padre.
Il contrasto alla violenza e al maltrattamento nei confronti delle donne e dei soggetti più deboli (bambini e anziani) è materia che coinvolge trasversalmente più istituzioni e può essere svolto efficacemente solo da interventi integrati in un’ottica di rete in cui ogni Istituzione è chiamata a svolgere un ruolo attivo.
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