Autore: Dott.ssa Luciana Bonaccorsi
Estratto di Tesi di Laurea Magistrale in Psicologia
Benessere e preferenze ambientali sono spesso in stretta relazione, studi Europei ed Extra-Europei affermano che determinate caratteristiche come: la tipologia di vegetazione (nella maggior parte dei casi si predilige quella selvatica) ed anche la sua densità (frequentemente è gradita quella fitta), e la presenza di laghi o fiumi in prossimità di aree verdi influenzano le preferenze ambientali e favoriscono il rilassamento, addirittura anche il contatto con uno scenario naturale da una finestra o una fotografia può portare benefici psico-fisici, tutto questo diviene fondamentale nel promuovere una prospettiva di health-promotion. Una teoria molto importante sui predittori di preferenza ambientale è quella di Kaplan, Kaplan e Brown del 1989, in cui si considerano importanti due dimensioni come la comprensione, che consiste nel dare un senso all’ambiente, attivando lo schema appropriato e l’esplorazione che si pone come il tentativo di approfondire la conoscenza sul piano dell’azione. Inoltre, tale teoria individua quattro condizioni importanti affinchè un ambiente sia preferito: la coerenza, la leggibilità, la complessità e il mistero. La coerenza di un ambiente si riferisce alla possibilità di soddisfare gli sforzi cognitivi del soggetto, includendolo in uno schema già noto, mentre un ambiente che ostacoli la capacità del soggetto di categorizzarlo in un proprio schema suscita un sentimento negativo. La leggibilità, come conseguenza della coerenza, indica la comprensione di un ambiente e la previsione di come ci si può orientare all’interno di questo, è legata, ad esempio, a identificare i percorsi e le eventuali affordance, termine elaborato da Gibson (1966), che indica il significato che un oggetto ha per l’osservatore, rimanendo invariabile in tutte le situazioni. La percezione di un oggetto non riguarda soltanto le sue caratteristiche visive, ma ciò che ci offre, le sue qualità funzionali, per esempio un ruscello offre la possibilità di bere o di farsi il bagno; al contrario una mappa illeggibile o un ambiente indecifrabile nei suoi possibili usi suscitano nell’individuo un vissuto di inadeguatezza personale. La complessità, invece, definisce la ricchezza e la varietà di stimoli percettivi, non andando a scapito della leggibilità, e determina una risposta positiva affettiva. Il mistero, infine, è una caratteristica strettamente connessa al desiderio primitivo e universale di conoscere un ambiente che prometta e attivi un sentimento positivo: la percezione di alcuni luoghi induce in noi la volontà di addentrarci dentro di essi e cercare di ottenere più informazioni possibili. È importante distinguere il concetto di mistero da quello di pericolo, perché questo suscita, invece, una valutazione negativa. Un’altra teoria molto importante è quella dell’Attention Restoration Theory, chiamata ART, di Kaplan, del 1995, in cui si definisce il termine di Restorativeness, che indica la capacità di alcuni luoghi di rigenerare la nostra attenzione e di conseguenza la nostra efficienza cognitiva, inoltre viene fatta una distinzione fra soft-fascination (tenue fascinazione)e hard-fascination (alta fascinazione). Per soft-fascination si indica la prontezza delle persone a rispondere positivamente alla natura perché la loro attenzione è facilmente mantenuta dagli scenari naturali, quasi senza sforzo; si presume che tale fascinazione giochi un ruolo importante nella qualità ristoratrice della natura: quando essa cattura l’attenzione delle persone, i sistemi che la regolano direttamente si placano, il pensiero pessimistico è bloccato e le emozioni negative vengono sostituite da quelle positive. Una prolungata esposizione a scenari naturali di alta qualità potrebbe persino stimolare riflessioni sulle domande più importanti della vita, come le priorità del singolo, i suoi obiettivi e il proprio posto in uno schema più ingrandito delle cose. Ciò potrebbe aiutare una persona a trovare un senso e una nuova direzione nella vita. Con il termine hard-fascination, invece, si intende un alto livello di fascinazione suscitato da attività ricreative, animazioni e laboratori, che cattura l’attenzione e occupa i pensieri. Kaplan identifica altri elementi che insieme a queste caratteristiche possono caratterizzare un ambiente ristorativo: la novità, l’estensione che si può ricreare anche in posti più ridotti, il miglior esempio sono i giardini giapponesi, e la compatibilità fra l’ambiente e le inclinazioni dell’individuo. Sulla base di queste premesse è stata svolta una ricerca pilota nel Parco di Pinocchio, situato a Collodi, in provincia di Pistoia, destinazione di turismo mondiale, nei mesi di Settembre e Ottobre 2012, all’interno di questo parco viene raccontata la storia di Pinocchio, favola nota in tutto il mondo, scritta da Carlo Lorenzini. Immerse in una vegetazione scelta in modo accurato, troviamo animazioni e opere d’arte, riguardanti proprio la storia del burattino. L’obiettivo della ricerca era quello di confermare le teorie dei predittori di preferenza ambientale e l’ART. Lo strumento utilizzato è stato un’intervista semi-strutturata, ideata formulando degli item sulla base delle teorie precedentemente menzionate; se le risposte non fossero state esaustive si sarebbero utilizzate delle sotto-domande. Completavano lo strumento i dati socio-demografici, la ricerca pilota è stata svolta somministrando sul campo lo strumento. I partecipanti sono stati un campione di 100 visitatori, la maggior parte di genere femminile, in una fascia d’età fra i 36 e 50 anni che accompagnano bambini in età scolare-elementare, prevalentemente di provenienza toscana, aventi come titolo di studio un diploma e occupati professionalmente. I risultati ottenuti mostrano che il 71% considera la visita un’esperienza positiva, per il 39% la gradevolezza suscitata è stata causata dalla grande presenza di verde (soft-fascination) e per il 51% dalla presenza di sculture artistiche e architettoniche; il restante considera la visita un’esperienza piacevole grazie alle attività di intrattenimento e all’animazione del parco.
Alla fine di questa ricerca pilota si può affermare che:
- un aumento di aree verdi, soprattutto nelle grandi città, incrementerebbe la salute e l’inclusione sociale degli abitanti, da un punto di vista psicologico questo sarebbe molto importante perché potrebbe prevenire o migliorare determinate situazioni di isolamento, infatti, lo svolgere delle attività all’aria aperta (ad esempio lo yoga, in altri paesi, viene praticato spesso in parchi ) favorirebbe l’incontro e probabilmente l’aggregazione fra le persone; l’aspetto emozionale verso un ambiente naturale acquista caratteri particolari da tenere in considerazione per raggiungere questo scopo.
- L’accesso ad aree verdi è un diritto spesso non tutelato, perché si richiede un costo eccessivo per la frequentazione di questi luoghi, dimenticando che l’ambiente esterno ha un’influenza notevole per raggiungere un benessere fisico e psichico.
- Progettare degli ambienti naturali, considerando le varie differenze fra gli abitanti di un luogo (età, genere, cultura, provenienza e disabilità) sarebbe costruttivo; proponendo, anche, delle collaborazioni partecipate con i residenti di un ambiente per creare un nuovo approccio relazionale con le istituzioni e far emergere sempre di più figure professionali come lo psicologo ambientale, utili alla mediazione.
- A conferma delle varie teorie e dei vari studi presi in considerazione, la ricerca pilota svolta all’interno del Parco di Pinocchio, conferma la teoria dell’ART e dei predittori di preferenza ambientale, perché si è riscontrata una gradevolezza nell’impatto con il parco grazie al contatto diretto con il verde, cioè soft-fascination, poiché l’attenzione viene catturata dagli scenari naturali.
- Un dato molto importante riguarda l’interesse suscitato nella maggior parte degli utenti riguardo alla presenza di sculture artistiche e architettoniche; questo connubio fra arte e natura fa si che le persone confermino un alto grado di soddisfazione, importante per incrementare questo tipo di turismo e per salvaguardare il patrimonio artistico e naturale presente in questo paese.
Bibliografia
Bonnes, M., Bonaiuto, M., & Lee, T., (eds) (2004). Teorie e pratica per la psicologia ambientale. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Bruce Goldstein, E. (1981). The ecology of J.J. Gibson’s perception, Leonardo, 14, 191-195.
Casazza, O., & Moretti, M. (eds) (2003). Pinocchio a Collodi: mezzo secolo d’arte contemporanea. Collodi: Fondazione Nazionale Carlo Collodi.
Mura, M. (2008). Che cos’è la psicologia del turismo. Roma: Carocci.
Nenci, A. M. (2003). Profili di ricerca e intervento psicologico-sociale nella gestione ambientale. Milano: Franco Angeli.
Nenci, A. M. (2005). Ambienti turistici e benessere. Le possibilità rigenerative dei luoghi, in G.Sangiorgi (a cura di), Turista e turismi. Contributi psicologici allo sviluppo del settore, Cagliari:Cuec, 31-39.
Kaplan, S. (1995). The restorative benefits of nature: toward an integrative framework. Journal of Experimental Psychology, 15, 169-182.
Kaplan, S., Kaplan, R. & Brown, T.J. (1989). Environmental preference: a comparison of four domains of predictors. Environment and Behavior, 21, 509-530.
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