traduzione di Desantila Tusha
DA BRANDON A. GAUDIANO
Pubblicato il 29, Settembre 2013
PROVIDENZA, R.I – Il tramonto della psicoterapia. Negli Stati Uniti d’America dal 1998 fino al 2007 il numero dei pazienti che scelgono di andare agli ambulatori dove si riceve solo psicoterapia è calato del 34%, mentre dove invece si ricevono solo trattamenti farmacologici è salito del 23%. Questo non è necessariamente una mancanza di interesse. Una recente analisi fatta su 33 casi, osservò che i pazienti preferivano 3 volte di più la psicoterapia invece che i farmaci. Come in effetti dovrebbe essere: per i pazienti con le condizioni comuni, come la depressione e l’ansia, empiricamente vengono trattati con la psicoterapia – questo è stato dimostrato da studi randomizzati di essere un modo sicuro ed efficace, e dovrebbero essere tra i primi trattamenti da seguire. I farmaci dall’altra parte con i loro effetti, vanno usati solo se il primo trattamento(quello psicoterapeutico) non ha funzionato e se il paziente non vuole provare il counseling. Quindi cosa spiega il divario tra le persone che preferiscono la potenza e quelli che preferiscono il beneficio, e quale cosa loro ottengono?
La risposta è che la psicoterapia sta vivendo dei problemi con la sua immagine. I medici di base, gli assicuratori, i responsabili politici, i terapisti pubblici e molti altri sono in gran parte inconsapevoli del livello di sostegno alla ricerca che la psicoterapia ha. La situazione è stata esacerbata dal rigore scientifico assunto nelle pratiche che stanno alla base della biologia e delle industrie farmaceutiche – industrie che non casualmente hanno i soldi per aggredire il mercato e cercano di influenzare queste pratiche. Per il bene dei pazienti e del sistema sanitario stesso, la psicoterapia ha bisogno di rinnovare la propri immagine, abbracciare un modo più aggressivo, formalizzando e promuovendo i suoi metodi empiricamente supportati. Recentemente il mio collega Ivan W. Miller e io, abbiamo ispezionato la letteratura empirica della psicoterapia e messo alcune pagine per l’edizione di novembre nella rivista Clinical Psychology Review. E’ chiaro come una varietà di terapie hanno un forte sostegno evidente, includendo la terapia cognitivo-comportamentale, quella sulla consapevolezza, la terapia interpersonale e perfino le brevi terapie psicodinamiche (per esempio, di 20 sessioni). In un breve tempo, queste terapie hanno gli stessi risultati come quelle farmacologiche nel ridurre i sintomi clinici della depressione e i disturbi d’ansia. Possono anche produrre effetti positivi a lungo termine sia per i pazienti che per le loro famiglie, in questo loro offrono spesso un miglioramento in contesti sociali e lavorativi e prevengono alle ricadute meglio dei farmaci. Data la natura cronica di molte condizioni psichiatriche, i benefici più duraturi della psicoterapia possono aiutare nel ridurre i costi dell’assistenza sanitaria, e una diminuzione sulla scala della disabilità, li dove non è stato usato in modo significativo un numero alto degli interventi tramite i psicofarmaci prescritti negli ultimi decenni. La psicoterapia sta affrontando una dura battaglia nel fare pubblico questo caso. Non c’è un Big Therapy per contrastare il Big Pharm che spende miliardi di dollari per i proprio affari sporchi, per la pubblicità e per lo sviluppo e lo sforzo sulla ricerca. La maggior parte delle psicoterapia proviene da origini umili, i suoi primi passi sono nati negli uffici di counseling oppure nella ricerca, tutto questo perfezionato da ampi studi. Il fatto che i farmaci hanno delle basi evidenziate in modo chiaro e commercializzati bene, porta ad una copertura assicurativa più sicura rispetto a quello che la psicoterapia può dare. Ma i problemi della psicoterapia vengono più dall’interno che dall’esterno. Molti dei terapisti hanno contribuito a questi problemi non riconoscendoli e usando solo le basi evidenti delle psicoterapia (talvolta proponendo delle idee stravaganti). Sono state dei punti di disaccordo tra i diversi psicoterapeuti nel prendere una decisione difficile su quali terapie siano efficaci e quali – come per esempi i vecchi terapisti Freudiani – devono essere abbandonati. C’è un numero grande di organizzazioni che devono fare un grande lavoro(oppure prendere posizioni). I gruppi come l’APA, che normalmente promuovono l’uso dei farmaci come trattamento di prima scelta, stanno pubblicando delle linee guida da più di 2 decenni, fornendo raccomandazioni su quali trattamenti vanno usati e in quale circostanze. L’APA che promuove l’approccio psicoterapeutico, solo recentemente ha formato un comitato per sviluppare una linea guida per il trattamento. Le organizzazioni professionali di psicoterapia devono dedicare più della loro quota associativa nelle risorse degli affari, nonché per le campagne di marketing rivolte ai consumatori, i fornitori di cure primarie e assicuratori. Se il servizio e le spese di psicoterapia non si basano sulle migliori risorse disponibili, sarà ulteriormente spremuto fuori da un sistema sanitario che sempre – e giustamente – favorisce la medicina basata sull’evidenza. Molte delle pratiche psicoterapeutiche soddisfano a mal appena qualche standard. Per il bene dei pazienti, la professione deve lottare per questa partita.
Brandon A. Gaudiano is a clinical psychologist and assistant professor of psychiatry and human behavior at the Alpert Medical School at Brown University.
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