Autore: Malcom Partlett

The British Gestalt Journal, 1991, 1, 68-91 – Traduzione di Desantila Tusha

 

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Il presente lavoro è una versione modificata della conferenza plenaria proposta alla 4° Conferenza Britannica della Gestalt a Nottingham nel luglio del 1990. Adesso introdurrò le linee basi della storia della riflessione del campo e suggerisco che questa sarà una linea di istruzione della teoria e della pratica della Gestalt.

I 5 principi  base da analizzare della teoria di campo.

Sostenendo i modelli del sapere e dell’intesa che vengono incluse nella teoria del campo che caratterizzano la parte delle nuove teorie emergenti includendo aree nuove di indagine della medicina olistica ed ecologica. Nella seconda parte della conferenza tramite la teoria della Gestalt, applicherò il pensiero della teoria del campo per discutere sulla relazione del Sé e la reciproca relazione tra due o più individui. Mi concentrerò su alcuni nuovi modi di pensare tramite il campo di psicoterapia, il terapeuta e il paziente e alla fine discuterò l’importanza della presenza.

Introduzione

L’organizzatore del congresso, Ken Evans, ha invitato me, per parlare riguardo alla teoria del campo è sono onorato di aver avuto questa opportunità nel revisionare quest’area. Come Gary Yontef ha detto la teoria del campo “è la parte meno discussa nella terapia della Gestalt e ignorarlo porta ad una seria distorsione delle basi concettuali della teoria stessa (Yontef, 1981). E io sono d’accordo con lui. Le mie intenzioni di oggi sono:

• In primo luogo, per tracciare, come mi pare di capire che siano, i principi della teoria del campo dal punto di vista di un terapeuta della Gestalt.

• In secondo luogo, vorrei suggerire che il concetto della teoria del campo può essere alleato a tutto il movimento del pensiero che si svolge oggi, come si evince, ad esempio, dall’ecologia, dalla medicina olistica, e da molti altri approcci alternativi, che hanno reagito contro le assunzioni predominanti della scienza convenzionale.

• Terzo, elaborerò come si applica il concetto della teoria del campo ad una unità semplice sociale, il sistema di due persone, e in particolare la relazione tra terapeuta e il paziente.

“Le mappe” della Gestalt

Sappiamo tutti che “la mappa non è un territorio” e nel lavoro della Gestalt di solito ci sono varie mappe applicabili a cui possiamo fare riferimento, al fine di dare un senso a ciò che incontriamo nel territorio.

Di fronte, per esempio, ad una giovane donna che lotta per chiarire la sua esperienza, o di liberare se stessa da nodi di confusione passati, ci sono modi alternativi di caratterizzare o dare un senso alla sua esperienza e all’incontro. Quindi, in altri termini si può pensare tra un equilibrio di supporto da una parte e la sfida o il contatto dall’altra. Questa è stata la mappa preferita di Laura Perls.

Una mappa alternativa, il ciclo di esperienza della Gestalt, è stata originariamente sviluppata presso il Gestalt Institute di Cleveland (ad esempio, Zinker 1977) e recentemente ampliato da Petruska Clarkson (1989) nel suo nuovo libro. La mappa è stata utilizzata per spiegare la gestalt nel tempo, e per dare un senso del territorio ritraendo ciò che sta accadendo nell’esperienza della donna come una sequenza di passi nell’autoregolamentazione organistica. Ci sono molte di queste mappe in terapia della Gestalt e come astrazioni sono tutti potenzialmente utili. E possono anche intrappolarci, se li usiamo troppo ed esclusivamente o senza riferimento ad altre.

(Naturalmente non ci sono variazioni di quelle che usiamo in tempi diversi. Per esempio, ho notato che durante il mio lavoro nelle settimane che hanno preceduto questa conferenza ho avuto la tendenza a mettere nei miei incontri terapeutici prospettive che derivano dalla teoria del campo.)

Nel parlare della teoria del campo sto attirando la vostra attenzione non ad una particolare mappa, ma a tutta una sezione dell’atlante. Probabilmente questa sezione include tutte le mappe che si occupano di come l’organismo si relaziona con l’ambiente, e cosi anche al ciclo di esigenze, all’autoregolamentazione organismica, e il confine di contatto e i suoi disturbi che potrebbero tutti essere rappresentati in termini di teoria del campo.

Tuttavia, qui il focus sarà più ristretto dove cercherò di attirare la vostra attenzione su ciò che la teoria del campo è, e di esplorare una particolare area di applicazione. La mia speranza è che si riconoscerà che la teoria di campo non è solo un’astrazione, un insieme di idee che esiste nei libri e nella mente di alcuni teorici, ma è la base per un modo di percepire e di conoscere e di capire che può essere assimilato, per così dire, nella nostra visione e sensibilità, come lavoro dei terapeuti della Gestalt.

L’olismo, il contesto e la “situazione globale”

Le mappe della teoria di campo rappresentano il territorio degli esseri umani nei loro contesti, come la relazione delle persone, e la comunità. L’essenza della teoria del campo è che il punto di vista olistico verso la persona si estende per includere l’ambiente, il mondo sociale, le organizzazioni, la cultura. Più frequentemente navighiamo con le varie mappe della teoria del campo, più è probabile effettivamente di percepire e riconoscere l’indivisibilità delle persone dal loro ambiente e le loro situazioni di vita. “La teoria dei campi difficilmente può essere definita una teoria del senso comune” (Lewin 1952, p. 45).

Dato che si tratta di un insieme di principi, una visione, un metodo e un intero modo di pensare che riguarda l’intima interconnessione tra gli eventi e le impostazioni o situazioni in cui questi eventi si svolgono. Quindi ricordiamo che, “la teoria” in questo caso ha un significato ampio, che denota una visione teorica e generale oppure un modo di apprezzare la realtà. L’idea di “campo” viene da quella del campo elettrico o magnetico, in origine solo una metafora.

Quello che accade, inserito in questo campo di forza, è funzione delle proprietà complessive del campo preso come un tutto dinamico interattivo. Il campo nel suo complesso cambia anche in seguito all’inclusione di qualcosa di nuovo.

I primi psicologi della Gestalt si agganciarono a questa metafora fisica, ed erano interessati sia alla fenomenologia della percezione sia al tentativo di essere scientificamente rispettabili in un’epoca in cui vi era un’intensa pressione accademica all’essere così.

Loro svilupparono la metafora del campo elettrico considerando“le leggi di Pragnanz”: che si riferisce all’esperienza, quando qualcosa  apparentemente casuale e senza senso (ad esempio macchie di colore), all’ improvviso si trasforma in significato, in una forma riconoscibile (ad esempio, l’immagine di un viso). Le cave poste in atto sono state spiegate come una correzione di uno squilibrio nel campo percettivo: “un raggruppamento di certe forze … che operano in un determinato periodo e cessano di trasformarsi solo quando il modulo è diventato stabile, (Hartman, 1935. p.418). Oppure, per dirla in un altro modo, quando la Gestalt è completamente formata, solo allora il campo diventa forte e in totale equilibrio.

Mentre la Teoria del Campo è discussa negli scritti dei primi psicologi della Gestalt, in particolare Kolher (1969), il suo principale esponente fu Kurt Lewin, un accademico tedesco ebreo rifugiato nel Nord America, il cui contributo alla psicologia compete, a detta di alcuni, con quello di Freud nel suo impatto a lungo termine sulla psicologia del Novecento (Marrow, 1969). Associati al suo nome non sono solo la Teoria del Campo, ma anche la Ricerca-Azione, i Gruppi Dinamici e l’allenamento sensitivo. Egli è considerato fondatore della moderna Psicologia Sociale con la maggiore influenza sulla formazione del menagement e dello sviluppo organizzazionale, (Weisbord, 1987).

Molte persone identificano Lewin come uno psicologo della Gestalt, anche se, come Kurt Goldstein, egli non ha mai descritto sè stesso come tale, nonostante in giovane età abbia lavorato con Wertheimer, Kolher e Koffka.

Il pensiero di Lewin è stato ampiamente sotto-stimato dalla teoria della Gestalt. Una delle sue più famose citazioni è: “Non c’è niente di più pratico di una buona teoria”, quello che io credo la Teoria del Campo sia: buona teoria che, una volta capita, fornisce un linguaggio concettuale molto adeguato per tutta la pratica della Gestalt.

Il marchio di garanzia della Teoria del Campo, dalle parole di Lewin, è “guardare alla situazione complessiva” (Lewin, 1952 p. 288), piuttosto che frammentaria,  articolo per articolo, e analizzare variabile per variabile.

Invece di ridurre fenomeni complessi interattivi in parti componenti separati, l’immagine complessiva o la situazione totale è apprezzata nel suo insieme, con i suoi aspetti totali riconosciuti come tali.

C’è una buona volontà per affrontare e approfondire l’organizzazione, l’interconnessione, l’interdipendenza della natura interattiva dei complessi fenomeni umani.

Ovviamente la teoria del campo non è l’unica teoria o prospettiva con questo tipo di messaggio.

Durante lo stesso periodo, anni ’30-’40, in cui Lewin stava sviluppando le sue idee, i sistemi generali delle teorie stavano, anch’essi, evolvendo (von Bertalanffy, 1968). Questo è diventato un atlante formidabile, con molte ben note applicazioni, come per esempio per la terapia familiare e le organizzazioni interne.

Ho intenzione di bypassare gli argomenti oscuri e complessi che hanno avuto posto nel “The Gestalt Journal” (vedi Latner, 1983 e successive edizioni), sul fatto che la teoria di campo o la teoria dei sistemi siano compatibili teoricamente, e se entrambi possano essere altrettanto valide entro la Terapia della Gestalt.

Il fatto è che entrambi gli approcci forniscono significati utili riguardo fenomeni complessi olisticamente e non li trattano isolatamente ma nei loro contesti, situazioni, ambienti.

Indipendentemente dall’approccio seguito, quello che è sicuro è che una prospettiva di questo genere in generale è essenziale per la teoria e la pratica della terapia della Gestalt. Tuttavia, siccome tra le due serie di mappe, ci sono differenze di enfasi e nei dettagli, come praticante Gestalt la mia preferenza è certamente per la mappa della Teoria del Campo piuttosto che della Teoria dei Sistemi, anche perché quest’ultimo approccio è stato più ampiamente sovra-semplificato e usato male, e storicamente rappresenta un importazione successiva nella teoria e pratica della Gestalt.

[segue la II parte]

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