Autore: Dott.ssa Chiara Pica

 

“L’amore nasce nell’accettazione, non ha senso stare con una persona e poi volerla cambiare…significa che non volevamo quella persona ma un’altra!”

Molte persone mi contattano chiedendo aiuto per il seguente problema: “Come posso cambiare mio marito? Come posso cambiare il mio partner?”. Parlo al femminile in quanto sono più spesso le donne a chiedere al partner di cambiare, anche se ci sono di mezzo anche i maschi. Questo è ciò che mi scrisse tempo fa una ragazza: “Quando ho conosciuto il mio attuale marito aveva alcuni difetti, ma neanche li vedevo. Poi col tempo li ho notati di più ma mi sono convinta che lo avrei cambiato. Mia madre mi diceva che una donna può far fare ciò che vuole a un uomo e io mi ero convinta di poterci riuscire e quindi ci siamo sposati perché aveva comunque tante cose che mi piacevano. Poi però i difetti si sono acuiti e io mi sono accorta che non mi riesce di cambiarlo. Mi sento impotente, vorrei un aiuto se possibile”. Questa richiesta nasconde un grande errore di fondo, cosa che non solo non ha alcun senso ma si basa su presupposti totalmente sbagliati e anche mancanti di rispetto.

Questa forte richiesta di cambiare il partner viene definita “Sindrome di Pigmalione”. Nella mitologia greca, Ovidio narra di Pigmalione, re di Cipro nonché scultore, che dopo aver creato e plasmato una statua in avorio rappresentante il suo ideale di femminilità e di bellezza, se ne innamora. Venere, la dea della bellezza, commossa da questo suo stato di perdizione amorosa, esaudisce il desiderio e le preghiere di Pigmalione, dando vita alla statua, che divenne Galatea. Ecco: così come lo scultore greco, ci sono molte persone che non accettano il partner per come è ma pretendono di cambiarlo via via per adattarlo alle proprie aspettative. Possiamo riconoscere queste persone dal loro frasario, spesso cosparso di espressioni come “se mangiasse di meno…se si mettesse in forma…se condividesse i miei hobby, se leggesse di più, se si vestisse meglio … allora sarebbe perfetto: ma del resto queste cose le posso cambiare”. Un assurdo autoinganno che ci ripetiamo come un disco rotto.

Questo gap è fortemente condizionante, in quanto si finisce per amare non la persona in carne ed ossa che abbiamo davanti ma un ideale che, come tale, risulta inarrivabile. E non solo. Ciò provocherà un inevitabile senso di insoddisfazione e risentimento nel nostro partner, che di fatto non si sentirà amato e apprezzato per ciò che è ma per come noi vorremmo che fosse. Questo non farà altro che causare malcontento, calo del desiderio, mancanza di condivisione, fino a continui litigi e discussioni. Tra l’altro il partner di una persona così si sentirà come il figlio a cui la mammina ansiosa dice cosa deve fare e come lo deve fare: vorrei vedere se lo facessero con voi? Vi farebbe piacere? Se rispondete di si siamo decisamente di fronte a un problema che è il caso di affrontare.

Mi spiegate come può sussistere una relazione che non vive nel presente ma nel futuro? Ciò che non esiste nel presente semplicemente non esiste e dunque, di fatto, stiamo vivendo una relazione che non ha consistenza concreta.

Quello che è fondamentale capire è che noi stiamo proiettando sull’altro un nostro bisogno: un bisogno che quindi non è del nostro partner e che quindi, qualora lo facesse suo, sarebbe per lui fonte di sofferenza perché non rispetta la sua reale natura. Un seme che nasce per essere rosa non può diventare geranio, non c’è storia. Un partner non è una massa di creta informe che possiamo modellare a nostro piacere: non funziona così. Ma se Pigmalione crea una statua noi abbiamo a che fare con persone vere e reali, con loro caratteristiche che hanno il diritto di esprimere, di sentirci accettate e che non possiamo pretendere di cambiare affinchè siano diverse da ciò che sono.

Ma allora perché scegliamo un partner che poi vogliamo cambiare? La scelta di fatto è determinata da fattori complessi. Innanzitutto dipende dalla nostra situazione interiore del momento, dai nostri bisogni, dalle circostanze esterne e soprattutto dall’irrazionale attrazione chimica. È la cosiddetta fase dell’infatuazione, dove siamo travolti dall’emozione e dalla passione e non vediamo minimamente i difetti dell’altro. Difetti che però emergono dopo, nella fase successiva, quella dell’innamoramento, in cui la passione erotica diminuisce la sua carica e prendono spazio altre forme di affettività e condivisione e dove i difetti dell’altro iniziano a palesarsi, perché entrano maggiormente in gioco le due individualità coinvolte nella relazione. A quel punto possono derivarne due esiti: o la persona entra nella fase dell’amore, in cui quindi sorge accettazione per la persona in toto, compresi i difetti, oppure inizia la folle corsa verso il cambiamento del partner, innescando quindi insoddisfazioni, recriminazioni e difficoltà comunicative. Chiaramente non tutte le storie attraversano necessariamente quelle fasi: ci sono storie che nascono da un’amicizia, in cui quindi pare mancare la fase dell’infatuazione, ma in ogni caso il problema dei difetti prima o poi si pone.

E qui entra inevitabilmente in gioco la necessità di conoscere sé stessi e i propri bisogni: cosa cerco dalla relazione? Perché voglio una relazione? Di cosa ho bisogno? Cerco un partner per quale ragione? Per tappare un vuoto esistenziale? Per non rimanere sola? O per autentica curiosità e apertura al nuovo, che dovrebbero essere le uniche forze motrici dell’amore? Di fatto l’amore non vive di aspettative: nelle aspettative l’amore muore, perché se abbiamo fisso in testa un modello non potremo aprirci a ciò che quella persona può darci. Se amiamo sulla base di aspettative allora non illudiamoci: non stiamo amando. Stiamo solo cercando una conferma di un nostro modello, cerchiamo solo un blocco di creta da plasmare come ci pare. Stiamo amando il nostro modello interiore, non una persona reale. L’amore, quello vero, va oltre qualunque attesa o aspettativa, ci porta a sentire una tale energia interiore che non ci interessa minimamente se l’altro è moro, biondo, se si veste sportivo o elegante, se ha o meno i nostri interessi ecc. L’amore vero permette ad entrambi di sentirsi liberi di esprimere sé stessi senza alcun limite, e quindi fa sentire accettati incondizionatamente.

C’è però un’altra evenienza da prendere in considerazione: ovvero, non siamo esseri immutabili. Si cambia, siamo soggetti a cambiamento e non è affatto detto che questo avvenga di pari passo, anzi: è assai raro che avvenga. Spesso per motivi di evoluzione personale, percorsi psicologici, eventi di vita e circostanze varie, possiamo incappare in momenti difficili della vita in cui certe parti del nostro sé si trovano a modificarsi e il nostro partner potrebbe restare spaesato nonché disorientato da questi cambiamenti, che inevitabilmente fanno crollare l’immagine che ci eravamo fatti di lui. In questo caso è fondamentale mobilitare l’arte della mediazione, del venirsi incontro. Un’arte che in coppia dev’essere usata più e più volte. Mediare non significa che uno va totalmente verso l’altro, chiaramente: entrambi dovranno spostarsi, e chissà che questo spostamento non riesca a mettere in gioco caratteristiche e risorse inaspettate!