Autore: Dott.ssa Emanuela De Bellis
vedi Blog dell’Autore http://psicologo-infanzia.com/baby-prostitute-ed-etica-adulta/
Le ragazzine che a Ventimiglia si prostituivano attraverso siti di incontri riportano alla luce un problema di cui si parla poco, ma del quale escono sempre più tracce.
Una ricerca di una collega portata avanti in capoluogo di provincia del Sud Italia ha riportato una diffusione allarmante di prestazioni sessuali offerte da minori, tra i 7 e i 12 anni, in cambio di ricariche dei cellulari. Le due ragazzine di Ventimiglia (che di anni ne hanno 15) si prostituivano per 30/50 euro; “trucchi e vestiti”, cita l’articolo.
Il mio pensiero va a Ruby, che di anni ne aveva 17 quando ha cominciato a frequentare certi festini: i soldi erano sicuramente di più, ma sempre di ragazzine si tratta.
C’è chi inorridisce e grida al colpevole, attribuendo la responsabilità a genitori troppo permissivi, alla televisione che propone modelli distorti, a Facebook, alla modernità, alla scuola. Temo invece che il problema non sia così recente, anzi, sia radicato da molto tempo nella società.
Ciò che apparentemente disturba è l’idea che dei minori, cui di solito vengono attribuite caratteristiche di ingenuità e purezza, possano essere coinvolti in attività sessuali, in cambio, peraltro, di un pagamento da quattro soldi.
Il punto però, secondo me, è proprio che ciò che viene cercato non è riducibile alla ricarica telefonica, o all’arrotondamento di paghetta, né tantomeno a regali costosi.
La fascia d’età che va dal prepuberale alla piena adolescenza è costellata da sperimentazioni relazionali, che comprendono dinamiche seduttive dirette sia a coetanei che ad adulti.
La capacità di sedurre, così come la presenza di stimoli sessuali, non deve stupire: molti bambini possono avere fantasie sessuali anche a età molto precoci.
La sperimentazione delle capacità di relazionarsi, anche all’interno di sfere che poco familiari (come quella degli adulti), unite alla scarsa consapevolezza delle conseguenze, tipica della fascia di età, può spiegare in maniera più realistica l’innesco di un meccanismo come quello attuato dalle ragazzine di Ventimiglia.
Meccanismo che, se da un lato viene presentato con spensieratezza, o con sfrontatezza, dall’altro può portare a conseguenze anche molto gravi sullo sviluppo psichico del minore. Non si tratta infatti di una sperimentazione reciproca, come quella che avviene tra coetanei, ma di una disparità di esperienza e di consapevolezza di se’ talmente ampia da provocare facilmente distorsioni di significato in una fase così delicata.
E’ per questo che, a prescindere dall’atteggiamento seduttivo adottato da una ragazzina, l’adulto dovrebbe farsi responsabile per le scelte di entrambi; ed è per questo che la scelta di quell’adulto che, trovandosi di fronte due quindicenni, si è rifiutato di proseguire l’incontro, e poi è andato a denunciare la faccenda alla polizia, va sottolineato come un atto di responsabilità che gli altri adulti dovrebbero prendere ad esempio. Sfidando il giudizio e la possibilità di avere conseguenze, ha scelto, in qualche modo, di tutelare un minore invece che approfittarne. Contrariamente agli adulti che lo hanno preceduto.
Cosa ne pensate? Qual è la vostra opinione su questo tipo di comportamento? Quanto è diffuso secondo voi? E cosa possono fare gli adulti per lavorare sulla prevenzione?
Ps. Ho avuto molta difficoltà a individuare delle immagini che potessero accompagnare il mio articolo: non volevo inserire niente di volgare, né tantomeno ammiccante. Alla fine ho optato per le immagini di un film (Thirteen), che non parla assolutamente di prostituzione, ma di disagio adolescenziale.
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