Autore: Dott.ssa Emanuela De Bellis

vedi Blog dell’Autore http://psicologo-infanzia.com/gli-insegnanti-questi-eroi/

 

Che la situazione scolastica sia delle peggiori lo sappiamo tutti: stamattina un dj di una nota radio raccontava di genitori che passano il week end a pulire la scuola, perché non ci sono soldi per farla pulire a qualcun altro, e che ogni lunedì danno ai propri figli un rotolo di carta igienica.

Ogni riforma portata avanti dagli ultimi governi ha avuto come nodo centrale il risparmio economico, piuttosto che il miglioramento delle risorse: come se una cosa escludesse l’altra, come se fosse impossibile fare una riforma che contenga le spese ma che trovi, allo stesso tempo, meccanismi alternativi e proposte nuove per supportare un nuovo tipo di didattica.

C’è chi dice che non ci sia modo di cambiare, che questo è il massimo a cui si possa aspirare: io non sono d’accordo.

bambino-autonomo

Professionalmente parlando, ho un’anima duplice, che mi porta a vivere la scuola da due angolazioni: da un lato sono la psicologa, che parla con le insegnanti a proposito dei suoi piccoli pazienti. Guardata sempre con un po’ di diffidenza, portatrice sana di un giudizio vissuto ma non intenzionato.

Dall’altro sono la maestra di musica, operatrice esterna, protettrice, per un’ora a settimana, della serenità degli insegnanti, che possono tirare un respiro, se non addirittura partecipare, a un’attività diversa: confidente della loro stanchezza, dei rancori taciuti, della frustrazione.

Che colpisce tutti, dai più appassionati ai più indifferenti: classi di 26/28 bambini, in aule piccole e inadatte, con pochi spazi per costruire un rapporto con i genitori, una comunità di lavoro, senza risorse di supporto, o di garanzia. Non ci sono soldi per pagare gli insegnanti sostituti, quindi i bambini,in assenza della maestra, vengono divisi nelle altre classi. Rompendo ogni forma di continuità didattica. Nel caso di una lunga degenza, i bambini non avrebbero praticamente più la possibilità di lavorare insieme. L’anno scorso conducevo un laboratorio in una classe: a ogni lezione c’erano due o tre bambini di classe diversa. Hanno fatto l’intero percorso con me, erano anche preparati per il saggio; il che significa però che non hanno visto l’insegnante per tutto l’anno (quantomeno il giovedì).

Non c’è quindi da stupirsi se poi l’interesse nel lavoro diminuisce, se nessun insegnante se la sente di fare quel miglio in più; se, quando la psicologa chiede un incontro per parlare di uno dei bambini, viene fornito un solo orario, perché è l’unico orario in cui le insegnanti hanno il rientro a scuola, per fare la programmazione. E se a quell’orario è impossibile avere un incontro, semplicemente l’incontro non si farà: non ci sono alternative, perché le uniche possibilità prevedono delle ore in più non pagate, o assenze durante le lezioni che non possono essere coperte, oppure, nel caso di colloqui telefonici, mancanza di tutela per gli insegnanti. Quindi, anche se sarebbe veramente importante confrontarci… O a quell’ora o niente, mi dispiace. Non siamo sostenuti da nessuno.

sad_teacher-300x224 (1)

Non c’è da stupirsi, né da indignarsi… o no? Non c’è proprio niente che possiamo fare? Niente che possa farci riappropriare della nostra professionalità?

Se domani la crisi finisse; se il governo stanziasse fondi immensi per migliorare la qualità della didattica e della professione di insegnante: se le classi divenissero meno numerose, gli stipendi più alti, se fosse fornito tutto, dalla carta igienica alle pulizie: faremmo quel passo in più? Daremmo una disponibilità che non sarà pagata, solo perché è importante per un bambino? Metteremmo la necessità psicopedagogica prima della nostra tutela?

Il vortice carenziale consiste proprio in questo: la situazione è critica, e quindi non me la sento più di lottare per migliorarla: e quindi peggiora, e io peggioro la mia condizione lavorativa, che peggiora il sistema, che peggiora la mia condizione. Un circolo vizioso senza fine. Nessuna biasima per quegli insegnanti che sono stanchi. Ma l’alternativa, come sempre, c’è.

Ci sono loro, gli eroi: insegnanti come tutti gli altri, con classi numerose come tutti gli altri, ma con un’inesauribile voglia di arricchire la proposta.

Captain-America-Iron-Man-Thor-and-The-Hulk-the-avengers-31170722-768-517

Gli insegnanti della Scuola dell’Infanzia L’Allegro Salice, a Vitinia (periferia di Roma Ovest), compiono ogni giorno, da anni, il miracolo di portare avanti una didattica ricca e appassionata, contando solo sulle proprie forze. Un insegnante legge fiabe per tutte le classi, non solo per le sue; un’altra si occupa del cineforum. Hanno organizzato un laboratorio di archeologia. Fanno esperimenti scientifici con una mamma biologa. Ogni anno organizzano un mercato del libro, in collaborazione con una libreria, gestito interamente dai bambini, che danno consigli, preparano il conto ai clienti con un’enorme calcolatrice, e impacchettano gli acquisti.

Ogni venerdì, quando i genitori vengono a prendere i bambini a scuola, devono prendere in prestito un libro per il week end, scelto dal bambino; una pressione lieve ma costante all’uso del libro, anche a quei genitori che tentano di sottrarsi “Tanto poi non lo legge”, “Non fa niente, prendetelo lo stesso”.

scuola

Non è facile, non deve esserlo: non è un quartiere ricco, o particolarmente elevato. Eppure la loro passione porta il genere di risultato che puoi trovare solo nelle comunità particolarmente attive. La maggior parte dei genitori è consapevole dell’importanza psicopedagogica di ogni attività che fanno. Ascoltano le spiegazioni con occhi luccicanti, sistemano i propri orari familiari in modo da non far perdere ai propri figli nessuna attività: ci tengono, sono trascinati in un circolo, stavolta, virtuoso.

Ch porta con se’ anche la soddisfazione degli insegnanti: mi sforzo, ottengo dei risultati, il mio lavoro è miglior, e quindi non faccio neanche fatica a sforzarmi. Le ore sono le stesse, gli stipendi pure: le aule, non ne parliamo. Ma la ricchezza che mettono in circolo colpisce tutti e ritorna a loro. Li guardo ridere nell’arco della giornata, costruire nuove proposte in collaborazione, mai stanchi; sembrano attingere a una fonte di energia inesauribile. Un fonte alimentata dalla loro stessa opera.

Cosa ne pensate? E’ possibile migliorare la propria professionalità quando alle spalle manca una struttura di supporto? Qual è il margine di possibilità di azione in una situazione critica? Lasciate un commento!

– See more at: http://psicologo-infanzia.com/gli-insegnanti-questi-eroi/#sthash.3Hg627i3.dpuf