Autore: Dott.ssa Marzia Cikada
vedi Blog dell’Autore http://pollicinoeraungrande.wordpress.com/2014/03/17/principesse-lottatrici-o-ribaltatrici-gli-adolescenti-nelle-parole-degli-adulti-e-la-psicologia/
Se ti muovi rapido non vieni nelle foto Sud ( Film di G.Salvatores, 1993)
Gli adolescenti corrono veloci, spesso pensando che la loro sia una fetta di vita di cui liberarsi in fretta. Per loro l’Adolescenza non è un tema da libri o rubriche ma è la vita di tutti i giorni, quella che si muove dalla scelta delle scarpe al WhatsApp dell’amico, dalle “prime volte” di tutto alla profondità delle scelte, dalle domande che non si immaginano alle risposte che non sempre si vorrebbero.
Gli adolescenti cambiano, nel corpo e nella voce, nel come guardano il mondo. Anche l’idea di cosa si vuol essere da grandi, di come piacere e a chi piacere, cambia. Il sesso poi è un posto terribile e bellissimo che cambia profondamente a seconda di dove, come, con chi e perchè lo si scopre. E’ la chiave per provarsi in quanto ad appetibilità o capacità di sedurre, è il come farsi accettare, è il piacere e la sofferenza, mera tecnica, statistica, numero così come può essere prova, sorriso, trasformazione e pienezza. In quegli anni tremendi e fantastici, che si ricorderanno e segneranno molto degli anni a venire, gli adolescenti sono alle prese con battaglie infinite, impossibili da spiegare anche a loro stessi. Famiglie, studio, amicizia, amore, divertimento tutto è nel trambusto. Dove più sommessamente, dove in maniera più violenta, dove seguendo una qualche armonia. Parole come autonomia, riconoscimento, indipendenza, identità si rincorrono, si cercano significati, idee, ragioni. Il mondo degli adolescenti brilla di più e non è dato a nessuno, superati quegli anni, ritrovare quei colori. Nel bene e nel male di quella unicità.
Quale dovrebbe essere il ruolo degli adulti? Quello di parlare ( a volte per primi), ascoltare (sempre, anche il silenzio), provare ad educare (con il poco che si può), informare ( in ogni maniera possibile) e lasciare che i ragazzi trovino la loro strada, sapendo di non essere soli. Gli adolescenti si fanno domande “Mi piaccio?”, “Piaccio”, “Sono attratto da ragazze o ragazzi?”, “Sono una donna?”, domande che si muovono per aiutarli a capire a quale genere sentono di appartenere, indipendentemente da quello con cui sono nati, scoprendo o confermando la loro identità di genere. Poi ci sono le domande fatte per scoprire anche chi gli piace, da chi sono attratti (orientamento sessuale).
I ragazzi fanno sesso, vogliono farlo, a volte sentono di doverlo fare. Il sesso è un linguaggio per comunicare. E’ possibile impararlo anche solo sperimentandolo, ma la mancanza di una conoscenza delle “basi”, grammaticali e non solo, renderà il tutto più complesso, lento, passibile di errori anche gravi. Un adulto questo deve saperlo e chiedersi, prima di parlare di sesso con qualunque ragazzo, cosa sia stato, cosa significhi per lui per primo. Presentarsi ai ragazzi con timori, pregiudizi, stereotipi e allarmismi non giova. Quanto per l’adulto è un problema non deve diventarlo per un adolescente.
Contraccezione, gravidanza, aborto, omosessualità, masturbazione. Cosa sono per l’adulto? Il sesso viene conosciuto e riconosciuto anche per come lo si è percepito nella propria crescita. Genitori rigidi e inibiti, così come estremamente aperti e amiconi faranno errori diversi e daranno colore diverso a quanto i ragazzi si troveranno a vivere. E poi il sesso attira. Fa vendere i giornali il sesso dei giovani. Sposta il mondo in tutti i suoi aspetti. Come altre parole, stereotipo, pregiudizio, morale. Così molto spesso si cerca di appiattire il mondo degli adolescenti in quello che alcuni di loro vivono, dandogli significato con occhi adulti. Certamente, capita che da giovani il sesso a volte sia vissuto ma non ragionato, diventi altro e troppo, specie in assenza di una educazione a quanto c’è di davvero difficile da costruire come la relazione, la fiducia, l’intimità.
E cosa accade a volte nel mondo degli adulti? Si cercano etichette, si tenta di semplificare, dare nomi, di scattare foto precise di qualcosa che si muove in continuazione e ha tutte le sfumature che cultura, territorio, ambiente e anche biologia riescono a dargli. In questi giorni, gli articoli d’inchiesta che stanno uscendo sul giornale Il Fatto Quotidiano con la firma della giovane Beatrice Borromeo, hanno aperte moltissime discussioni su adolescenti e sesso. Si parla di prime volte “forzate” per non essere discriminate dei compagni, di ragazze “ribaltatrici” di ragazzi, di un sesso immaturo e veloce. Mi viene in mente il film del 2003, “Thirteen” che aveva fatto scandalo per motivi analoghi più di dieci anni fa. Le storie, sono storie. Immagini di alcuni adolescenti, una parte di un infinito numero di possibilità. Ma il tema fa molto parlare. Ognuno può dire la sua, ogni adulto, per lo più.
E mentre il Fatto parla di sesso e adolescenti, la Repubblica presenta un servizio fotografico di Aaron Lavinsky, dove ci racconta di quanto sia “difficile” pensare che alle ragazze possa piacere il wrestling, ricordando che gli stereotipi sono duri a morire, i ragazzi sono calciatori, astronauti e le ragazze principesse, ballerine.
Perché se ne parla in questo Blog? Perché sono aspetti diversi di una simile idea, quella che bisogna fermare qualcosa in continuo movimento. Ma mentre si cerca l’etichetta giusta, si rischia di perdere molta della ricchezza di cui sono capaci i ragazzi. E si rischia di fare il vecchio gioco di chi, credendosi saggio, vuole “insegnare” come si vive e finisce con l’ascoltare il suono della sua voce senza offrire le sue orecchie a quella degli altri. Perchè si dovrebbe fare in modo di esserci, di educare per quello che si può, rassicurare, accogliere, dare regole, racconti, significati ma poi rispettare segreti, i tempi, accettando che molto di quel mondo è delicato e proibito.
Gli adolescenti hanno una forza che devono imparare ad usare e in questo un adulto può fare molto. Ma non tutto. Certamente, rincorrerli per carpirne i segreti, meglio se accattivanti, spesso banalizza le loro storie, non esalta le loro possibilità e risorse. Il gioco del “dove siamo arrivati” non ha mai educato o sostenuto nessun cammino costruttivo, al massimo gioca al “noi/loro” che semplifica, perdendo qualcosa. Viene in mente, quasi a voler pareggiare il conto, un film sull’adolescenza, che per una volta non valuta la morale ma colpisce, illumina e racconta un diverso mondo dei ragazzi e il bel “Noi Siamo Infinto”(2012) tratto dal romanzo del 1999 “The Perks of Being a Wallflower”di Stephen Chbosky, anche regista del film. Una storia di adolescenti che conoscono il sesso, le droghe, la sofferenza, che si struggono, sbagliano, cercano di sistemare le cose, superano ostacoli, imparano ad amare e diventare nel loro modo, un po’ più adulti. Nelle parole del Charlie del film, un ragazzo “difettoso”con una storia difficile, c’è forse una delle poche verità su questa età e cioè che quello è il tempo in cui si cerca di capire come tutto potrebbe essere e che la prova più grande sarà quella di capire che
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