Autore: Dott. Giavanni Iacoviello

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Esiste una regola non scritta, spietata, davanti alla quale non è possibile ribattere e contro la quale ci scontriamo nella vita di tutti i giorni.  E’ una regola che spesso viene dimenticata perché data per scontata ma proprio per questo rappresenta il limes naturale tra comunicazione efficace e rumore. Facciamo un passo indietro, cosa c’entra il rumore nella comunicazione? Nate Silver ne da un’ottima definizione: il segnale è verità, il rumore è ciò che ci distrae dalla verità. Noi viviamo nel rumore.

Viviamo effettivamente in un continuo sovraffollamento di stimoli che il nostro cervello recepisce, elabora, ricorda o dimentica. Chi comunica si pone dunque come obiettivo il fatto che il  segnale  arrivi a segno e venga recepito, elaborato e che provochi una reazione, preferibilmente quella che aveva preventivato. Giusto, ma non del tutto.

Pubblicitari, copywriter, grafici combattono quotidianamente contro il rumore cercando di snellire, ripulire e rendere più incisivo il loro segnale, la loro verità, purtroppo sempre più spesso viene data maggior attenzione al mezzo, lo strumento (facebook, twitter, google adwords, media tradizionali, etc..) che deve fare da cassa di risonanza rispetto a quello che poi realmente si deve comunicare. Il risultato? Ecco una recente campagna facebook  realizzata da FIAT, pensata per la festa della donna,

Un pensiero per tutte le donne: FIAT offre solo per oggi i sensori di parcheggio inclusi nel prezzo su tutta la gamma! … 

Una trovata che solo alcuni hanno trovato divertente visto che ha scatenato un vespaio di polemiche diventando un vero e proprio boomerang per l’azienda automobilistica. Eppure l’immagine è bella, il mezzo potente, la sintassi perfetta… il risultato però…un disastro. Ecco allora che mi torna in mente la prima grande regola di chi vuole comunicare. L’errore è sempre del comunicatore. Ebbene sì, non c’è rumore, target pigro, strumento sbagliato che giustifichi il fallimento di una comunicazione, di una campagna pubblicitaria, di un colloquio…se non l’errore palese nella scelta del contenuto.