Autore: Claudio Bonipozzi

vedi Sito Web http://ilfarodelcamminointeriore.blogspot.it/

 

Definizione. La parola fobia (dal greco antico phobos significa timore, paura, avversione, fuga, ripugnanza) indica un sentimento di paura intensa, inquietante, devastante e invincibile provocata da oggetti o situazioni che normalmente non dovrebbero spaventare o preoccupare molto. In realtà, più che di paura, spesso si tratta di vere crisi di angoscia grave che si manifestano ogni volta che l’individuo fobico si trova in quella peculiare situazione. E’ bene ricordare, tuttavia, che la paura rientra nell’esperienza umana universale e che l’essere umano cerca, proprio per il grado di sofferenza che essa provoca, di evitarla il più possibile.La fobia si concretizza in paure irrazionali di fronte a particolari eventi o situazioni. A scatenare la reazione personale può essere un singolo oggetto o animale. In certi casi l’ansia cresce anche al solo pensiero della cosa temuta… quanto la paura diventa irrazionale e non è soggetta a controllo della volontà, ci troviamo di fronte a un tipo di reazione patologica.In genere, la paura è la risposta emotiva a un pericolo incombente riconosciuto e identificato nel proprio ambiente esterno: è una condizione di apprensione, di malessere, ma di cui si ha perfettamente consapevolezza dell’oggetto. Quando, invece, questa paura diventa “irrazionale” e non è soggetta al controllo della volontà, ci si trova di fronte a un tipo di disagio chiamato fobia. La fobia, dunque, è sì una reazione di paura, ma ossessiva, irreale, inappropriata, irragionevole e irrazionale (l’individuo non riesce a controllarla e spiegarla in modo adeguato e logico). L’evitamento, nel luogo, nel modo e nel momento opportuno, aiuta a tenere lontano il male. Quando però la paura è sproporzionata al pericolo effettivo e provoca uno stato d’ansia paralizzante e comportamenti di evitamento non giustificati siamo di fronte ad una fobia di rilievo clinico.Possiamo già osservare una differenza tra paura e fobia: la paura può essere considerata un’emozione vantaggiosa e necessaria per la sopravvivenza, la fobia al contrario, ostacola l’individuo anche nelle sue attività più semplici, più elementari (condotta di evitamento). Riassumendo possiamo dire che la fobia è un complesso di sentimenti, un misto di paura fino al terrore e di ripugnanza sino all’orrore nei confronti di un animale, di una situazione o di un oggetto che di per sé normalmente non provoca queste esagerate reazioni emotive. Il soggetto è consapevole della anormalità, del suo stato d’animo e mette in atto un comportamento di evitamento nei riguardi di quegli stimoli. Chi soffre di fobia generalmente non si sente compreso dagli altri, che possono essere anche molto critici nel giudicare i suoi comportamenti bizzarri, immotivati, assurdi, ridicoli. Lo considerano debole, impotente e non in grado di auto controllarsi In tutti i casi di fobia, la persona che soffre (individui il più delle volte intelligenti e sensibili) si rende perfettamente conto che si tratta di paure esagerate (con azioni irragionevoli), ma l’angoscia è tale che non può dominarle con la forza di volontà. I tentativi di ragionamento e persuasione (anche da parte dei familiari, di esami clinici negativi) non servono a nulla, anzi aggravano la sofferenza del paziente perché lo fanno sentire inutile, inadeguato, impotente, incapace di vincere i suoi sintomi, ma soprattutto lo colpevolizzano inutilmente. Non è difficile comprendere il modo di reagire di una persona fobica. Si tratta dell’espressione più appariscente di un’insicurezza peraltro assai comune che può essere più frequente nell’età infantile. La paura del buio, della solitudine, di certi animali o di certe persone conosciute sono tutte paura nelle quali si mascherano le angosce che appartengono proprio a questa fase evolutiva, a questo sviluppo psichico dei bambini. L’angoscia, tanto grande da paralizzare, da distruggere, non fa che rafforzare la fobia: il solo pensiero dell’oggetto perturbante fa cadere nel panico, in un’inquietudine irrefrenabile… la sofferenza è indicibile, si è insicuri, ansiosi presi da una preoccupazione eccessiva, spinge a un ossessivo controllo su ogni azione, ogni impulso: non ci si può non sentir male, e allora diventa inevitabile nascondersi, sprofondare nel proprio baratro di irrealtà.Quando le fobie si ingigantiscono e dominano gran parte della vita dell’individuo, stanno a significare che l’insicurezza nel rapporto con l’ambiente circostante e con le proprie azioni è fonte di angoscia profonda, tale da costituire una gabbia dalla quale non si esce se non a prezzo di gravi sofferenze. Infatti, nei casi più seri questo malessere limita fortemente la libertà del paziente che è costretto ad organizzare ogni aspetto della sua vita in modo da prevenire ogni occasione di angoscia (fobica).


I diversi volti della fobia.
 

I tipi di fobia esistenti sono estremamente numerosi, ma possono essere classificati in due grandi gruppi. La fobia semplice. E’ la paura di un oggetto, di un animale, di una situazione che di per sé non presenterebbe nessun fattore di pericolo. La fobia sociale. Consiste invece nella paura di apparire ridicoli di fronte agli altri, di dover subire il giudizio o le critiche altrui, o di commettere errori. E’ un fenomeno in crescente aumento nella nostra società. La fobia sociale si concretizza spesso in una fuga dalle situazioni pubbliche. Chi ne è affetto evita ad esempio di parlare davanti a un gruppo di persone, di conversare ad una festa, di prendere la parola in pubblico, di fare acquisti in un supermercato. Il soggetto fobico è esasperato dalle continue sensazioni di apprensione e di tensione a livello cognitivo, e dal conseguente stato di attivazione del sistema nervoso. A livello somatico il maggior coinvolgimento riguarda l’apparato cardiovascolare, respiratorio, gastrointestinale, urogenitale, locomotore. Altri disturbi frequenti riguardano il sonno. Le capacità di rendimento diminuiscono, vi è tendenza all’affaticamento e all’astenia, poca capacità di concentrazione e memoria.Per chi è vittima di questo disturbo cinema, teatro, feste, ritrovi conviviali possono diventare luoghi di tortura anziché di svago e di piacere. Ovviamente in questo modo si perdono numerosi occasioni per coltivare nuove amicizie o per migliorare la propria posizione professionale.

Le conseguenze sul lavoro. 

Più in generale possiamo dire che nella vita di una persona esistono dei momenti critici che possono favorire l’insorgere del disturbo fobico: adolescenza, matrimonio con le sue difficoltà, le crisi nella vita di coppia e i lutti, in particolare la perdita di persone affettivamente importanti. Tra le caratteristiche più frequenti delle persone che soffrono di fobie vi è un basso livello di autostima, il bisogno continuo di approvazione e di sostegno da parte di altri, la convinzione di essere deboli o di mancare di autocontrollo. Chi per lavoro deve parlare in pubblico, spesso viene assalito da un’ansia invincibile con palpitazioni, assenza di respiro, sudorazioni, perdita della memoria; tutte conseguenze negative determinate dall’insorgere del disturbo, sia nelle relazioni personali sia sul posto di lavoro.Il cuore batte all’impazzata, vampate di calore o brividi di freddo, il respiro si fa affannoso, lo stomaco è in subbuglio,la paura impedisce di riflettere o ragionare…

Le fobie più conosciute. 

Claustrofobia (p. luoghi chiusi), agorafobia (p. luoghi aperti), misofobia (p. sporco), brontofobia (p. tuono), bacillofobia (p. bacilli), iofobia (p. veleni), sessuofobia (p. legate al sesso), autodisosmofobia (p. emanare cattivi odori), jalofobia (p. trangugiare dei frammenti di vetro),

Tra i fanciulli più sensibili e nervosi, specie se iperprotetti, è abbastanza diffusa la fobia della scuola: essa si manifesta al momento di entrare nell’edificio scolastico o quando si avvicina l’ora di andarvi. La sua sintomatologia è la seguente: senso di nausea, vomito, dolori addominali, pianto e inceppamento della parola.Fame d’aria: è uno dei sintomiche più allarmano e danno la sensazione di morte imminente. Questa esperienza è tipica delle situazioni opprimenti, di uno spazio vitale ristretto, di un’atmosfera pesante e stantia. Ma anche all’impossibilità di dare sfogo a parole a quelle emozioni che creano un “nodo in gola”. La mancanza d’aria si origina da situazioni esistenziali “capestro” dove si hanno poche possibilità di espressione: ne sono un esempio quegli ambienti di lavoro dove vige un clima autoritario o quelle relazioni simbiotiche che non lasciano alcuno spazio per se stessi o che sacrificano un bisogno di cambiamento imminente.

Le fobie in età evolutiva. 

Anche in questo periodo evolutivo, come per l’adulto, la fobia è una particolare forma di paura immotivata e sproporzionata alla situazione reale, che non può essere tenuta sotto controllo attraverso un’analisi razionale, tanto meno controllata con la volontà. In questa fase evolutiva, essa produce un persistente evitamento della situazione temuta. Questo bisogno può tuttavia, inserirsi in altri quadri clinici molto più drammatici, come ad esempio la depressione. La risposta fobica generalmente si esprime sul piano psicosomatico, creando sia modifiche neurovegetative quali sbalzi pressori, tachicardia o iperidrosi, sia sul piano emotivo, cognitivo e comportamentale, favorendo la messa in atto di un intricato programma di fuga (evitamento). Nel bambino piccolo alcune paure devono essere considerate parte integrante del normale processo evolutivo in quanto hanno, in genere, un carattere transitorio e non interferiscono significativamente con lo sviluppo psicoaffettivo. Sono comunque avvenimenti che si verificano nel suo ambiente naturale. 
Si hanno tremori, nausea, sudorazioni, tachicardia, astenia, cenestopatie, senso di svenimento. Non si può più uscire di casa, non si può più agire liberamente, vivere. Per evitare la paura l’individuo riduce gli spostamenti o necessita di un compagno quando si trova fuori casa.
Più tardi esse si riscontreranno nell’attività immaginativa: paura di fantasmi e di ipotetiche persone cattive. Anche la paura di fallimenti scolastici o di una adeguata gestione dei rapporti di amicizia, si osserva in genere non prima della preadolescenza. A seconda dell’età, dunque, si ha la prevalenza di una paura piuttosto di un’altra.
 
Nel tentativo di controllare il disturbo si fugge da situazioni e luoghi per evitare ulteriori malesseri fisiologici; piano, piano, inizia il processo di limitazione,
 
si costruiscono dei “confini” ben precisi che apparentemente rendono sicuri, ma tale sicurezza diminuisce col trascorre del tempo e, giorno dopo giorno, il raggio di libero movimento si riduce, fino a relegare il soggetto nella propria casa, a volte anche solo in una parte di essa. Il costo di questo comportamento è davvero altissimo: se, da un lato, il fobico evita di esporsi all’angoscia, dall’altro si ingabbia come in un carcere, con il rischio di perdere il lavoro e completamente i contatti sociali
Di solito si tratta di qualche disagio senza importanza che non intralcia la vita quotidiana. Diventa, invece, importante prenderle in considerazione quando la loro comparsa interferisce significativamente con la vita del fanciullo, quale può essere il caso di paure immaginarie che gli limitano il normale svolgimento delle varie attività scolastiche e relazionali (fobia sociale, fobia scolastica, ecc.).
L’ansia, invece, è un senso di apprensione e di inquietudine, che diventa una vera e propria malattia quando l’effetto emotivo è sproporzionato, eccessivo rispetto alla causa che lo determina, oppure si protrae nel tempo; in ogni caso l’ansia è sempre espressione di una sofferenza profonda… è accompagnata spesso da sintomi fisici come difficoltà della respirazione (dispnea), aumento della frequenza del battito cardiaco (tachicardia), disturbi digestivi, diarrea, sudorazione, stanchezza, disturbi del sonno.

Cosa fare.

Il problema fobico, nell’età evolutiva, è molto complesso e richiede, quasi sempre, un approccio terapeutico qualificato e relativamente lungo. Uno degli effetti più desiderati di un’azione di igiene mentale sarebbe che i parenti ed insegnanti in numero sempre più grande (molti diranno che tutto ciò non rientra nelle loro competenze culturali scientifiche e sociali, ma non dobbiamo mai dimenticare la seguente equazione: “Il nostro benessere è il benessere degli altri, il benessere degli altri è il nostro benessere”; oppure la formula “Oggi a me domani a te”: il copione della vita si ripete all’infinito), comprendano effettivamente che dietro il nervosismo, la pigrizia, i capricci di molti fanciulli, si nascondono comportamenti fobici che diventano sempre più evidenti non appena si pensa di cercarli. 
La “medicina” più efficace nei confronti del malessere fobico è, sicuramente, tutto quanto direttamente o indirettamente serve ad accrescere la fiducia in se stessi: la personalità è un tutto armonico e la sicurezza acquisita in un determinato settore tende ad estendersi a tutti gli altri.
Certe misure terapeutiche o educative, comunque, provocherebbero immediatamente un miglioramento sintomatico che non è mai da disprezzare nel bambino. Una migliore comprensione impedirà ad una situazione dolorosa di evolvere e diventare catastrofica. Gli strumenti terapeutici saranno strutturati in modo tale da favorire nel fanciullo l’acquisizione di più competenze ed abilità, al fine di trovare lui stesso il mezzo adatto che gli permetterà di far fronte alla situazione temuta, di stabilire un contatto progressivo, di dare spiegazioni e rassicurazioni, e dimostrazioni pratiche di coraggio.
Anche la cura delle fobie, così come avviene per l’ansia, si basa principalmente sulla combinazione di varie metodiche terapeutiche. Le tecniche di rilassamento e di autocontrollo costituiscono una valida integrazione.

Cosa fare in generale. 

Le persone che hanno vissuto in un’atmosfera di paura, di rimprovero, di derisione o di violenza, sono molto spesso quelle che adottano il meccanismo di “controllo” per sopravvivere. Quando, però, una situazione sfugge loro di mano, perché si sentono minacciate nella salute, nelle relazioni affettive o nella sicurezza materiale ecco che sono in preda all’ansia. L’ansia può allora manifestarsi con tachicardia, pressione alta, crampi, mal di schiena, gastrite, colite, un nodo alla gola o allo stomaco, vampate di calore o sensazioni di freddo, abbondante sudorazione, respiro corto. 
Quando una persona è afflitta da gravi fobie presto anche i familiari ne vengono coinvolti, con vantaggi e svantaggi per tutti. Accompagnare la persona fobica in situazioni temute è spesso l’unico modo per permetterle di avventurarsi in luoghi “pericolosi”. A lungo andare però può creare dipendenza perché diventa difficile fare a meno di questa presenza.
Se questo stato di cose si prolunga o si intensifica può dar luogo a fobie. Per trasformare, quindi, questa situazione, questi atteggiamenti, questo modo di reagire, per liberarsi di ciò che impedisce di star bene e raggiungere il benessere, si dovrà lavorare per “tappe”: la prima sarà quella di prendere coscienza del fenomeno fobico; la seconda è la consapevolezza, nel senso di riconoscere che non è una debolezza (non è una questione di forza di volontà, perché sono connesse manifestazioni biochimiche naturali, ormonali indipendenti che alterano il metabolismo) e che non si è in grado di liberarsene da soli; la terza tappa è l’azione: riguarda la strategia (per gestire le modificazioni fisiologiche) da usare per far fronte alla paura, per liberarsene, per acquisire la fiducia in se stessi e favorire una buona autostima. E’ importante comunque non flagellarsi con l’accusa di essere eccessivamente paurosi e di reagire in modo irrazionale a certe situazioni (questo atteggiamento non aiuta, anzi scoraggia e toglie la forza per un eventuale cambiamento: da questa condizione emotiva è possibile uscire!).
 E’ bene ricordare che non sono gli eventi esterni, quali che essi siano, a scatenare la reazione fobica, ma quello che si pensa di essi, in particolare le valutazioni che si fanno circa la possibilità di saperli fronteggiare; questo fenomeno è connesso a processi cognitivi di valutazione e di anticipazione degli eventi che accompagnano l’individuo costantemente, guidando in pratica il suo comportamento.
Le fobie come abbiamo visto possono avere un effetto logorante: conoscere la causa della paura non significa farla scomparire, ma semplicemente riprendersi quell’energia fisiologica utilizzata per far fronte a delle situazioni paragonabili alle battaglie di Don Chisciotte. Perciò risulta più efficace “lavorare” per superarle, in modo da ottenere piccole esperienze positive di successo che a loro volta costituiscono una motivazione. L’approccio terapeutico, pur nella sua complessità, nella maggioranza dei casi può portare a soluzioni permanenti o, nei casi gravi, dare buoni risultati in quanto la persona conserva e mantiene sempre un buon rapporto con la realtà. Essendo, quindi, consapevole dell’irragionevolezza ed eccessiva del proprio stato ansiogeno verso la situazione temuta, sarà in grado, con l’aiuto di un professionista qualificato, non improvvisato, di sviluppare un processo di consapevolezza e di rielaborazione delle proprie problematiche emotive.