Autore: Dott.ssa Marzia Cikada
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L’opinione che la pornografia sia culturalmente irrilevante è la più diffusa, con la motivazione che è di bassa qualità, di scarso contenuto erotico, di nullo valore estetico. Dietro questa diffamazione della pornografia, soprattutto da parte degli intervistati laici e progressisti, ho colto l’essenza della tolleranza repressiva che caratterizza lo spirito dell’epoca in cui viviamo; non è possibile accettare che qualcosa di osceno, degradante, trasgressivo sia piacevole. Roberta Tatafiore
Il sesso. Una parola sola, molti significati, colori, linguaggi. Ma che sesso ha il sesso?Maschile, femminile, entrambi, nessuno?E come cambia l’immagine che si tende ad attribuire alla parola sesso se la si colora di maschile o femminile? Certamente, colori e immagini diverse. Perchè lo stereotipo ancora oggi è vincente.
L’uomo è il cacciatore che cerca e trova il piacere, la donna l’oggetto del piacere, che si mostra attraente anche sfacciata ma per il sollazzo maschile. Banale? Forse ma ancora molto calzante della cultura in auge, dove va bene la donna potente ma non a casa propria, dove molto spesso vince ancora l’immagine angelicata che ” la mia donna queste cose non le farebbe mai” e se le donne, anche le più giovai, hanno fantasie e cercano il piacere fioriscono i sensi di colpa e i tabù. La sessualità, tolta la sua componente universale presente in tutti gli individui al mondo, cambia e si adatta a modelli culturali ed economici, si veste o sveste con quanto possibile a seconda dei dei diversi contesti. Il ruolo della donna e dell’uomo cambia, in questo modo, a seconda della situazione in cui si trovano.
Ma una cosa deve essere chiara: la sessualità, il piacere, la relazione erotica sono presenti comunque e sempre. Esiste ancora uno sguardo diverso per maschietti e femminucce, i primi autorizzati a giocare con il sesso molto presto, le seconde più votate a coltivare la parola “amore”, sogni di matrimoni e focolari, immagine rinforzata anche dalle pubblicità, da alcuni film, da molti discorsi. Quindi, ci sarà una educazione più alla passività nella ragazza e all’attacco al ragazzo, MA questo non significa che sia “naturale”. L’erotismo, che si intende come manifestazione di comportamenti legati alla vita sessuale, “prescindendo dalla componente funzionale della riproduzione, alle tecniche atte a conseguire il piacere connesso con l’attività sessuale, alla sua origine e alle sue fonti. Come forma espressiva elementare, l’erotismo ha un ruolo di rilievo in tutte le società” ( definizione della Treccani ), in tutte le società diventa linguaggio che comunica rispetto agli umori di quella parte di mondo. La sessualità parla della fiducia che si ha in sé stessi e nell’altro, libera o imprigiona a seconda delle circostanze, è compagna e carceriera secondo le sue diverse espressioni la finalità con cui viene espressa.
La sessualità femminile, però, spesso ancora rilegata in un angolo, se non per giocare allo scandalo o attirare il popolo del click su internet con video o scoop ad hoc, troppo facilmente si nasconde nei tabù di tutta una cultura e resta sopita, a volte negata.
E il porno?
Le donne sono ancora molto spesso raccontate dagli uomini, non hanno un loro spazio di racconto che non sia filtrato dal loro sguardo, spesso guardone. Perchè, per quanto faccia, l’uomo, con molta probabilità, è immerso ancora nella cultura del maschio. Quindi, il tentativo di 12 registe italiane, con età tra i 25 e i 70, di dare voce, occhi e corpo al desiderio femminile appare un interessante possibilità di parlare in maniera leggera e libera di quello che l’erotismo, il desiderio, il piacere possano essere per la popolazione femminile. Per questo è nato quello che viene chiamato “Le ragazze del Porno” un incontro tra registe che vogliono dar voce alla voce non espressa delle donne, in maniera creativa e liberatoria. Una sorta di sfida ad un immaginario povero quando non assente che vede la donna troppo poco protagonista. L’obiettivo è quello direalizzare un film ad episodi dove si parli e si viva il sesso delle donne per le donne, mettendo in scena momenti diversi della sessualità femminile, generando quello che, le registe, chiamano “realismo sessuale”. La mission di queste donne? Quella di portare le donna ad una sessualità personale e non legata a modelli convenzionali, dinamiche vecchie ma ancora presenti specie nel nostro paese. Il loro motto? “Sii arrapata a modo tuo”, un allegro ma serissimo modo di sottolineare come la sessualità è essenzialmente una questione squisitamente personale che solo poi diventa linguaggio condiviso nella coppia, nella relazione, nel mondo.
La sana sessualità femminile sorride e si nutre di mezze misure, mentre molto spesso si tende a parlare di patologia,per eccesso, come con tornata in voganinfomania, di cui parla il cinema di Lars Von Trier sebbene sia un termine del 1700 che meglio sarebbe trattare come dipendenza sessuale o in assenza come nella mancanza di desiderio. La sessualità, invece, è fatta di multiformi e variegati aspetti di un sesso sano e sereno che, perchè no, può anche ficcanasare curioso e compiaciuto nel mondo del porno. Porno che diventa espressione non solo di manifestazioni sessuali senza limiti, ma anche di libertà di poter provare certe emozioni, di potersi eccitare, di potersi sentire sensibili all’erotismo nelle sue forme diverse. Un porno che necessariamente di mostra diverso da quello più maschile, perchè le donne sono diverse, molto più legate alla fase del desiderio per poter poi godere di un rapporto di quanto non lo siano gli uomini. E’ possibile quindi uscire dalle solite immagini e dare a tutti i sessi un loro spazio di serena e sana sessualità? Si. Ma bisogna che le donne per prime facciano attenzione, che loro per prime non svendano il loro desiderio per fare quello che se ne è sempre fatto, commercio. Un conto è palesare e rivendicare quanto è naturale e personale anche raccontandolo, altra cosa è trasformare il proprio mondo erotico e il proprio piacere in una semplice occasione di visibilità, trasformando di poco il concetto di piacere come merce. Come per le ADAM, gruppo femminile musicale olandese che canta in preda ad un orgasmo da vibratore, neppure fosse facile cantare in quelle condizioni. Serve a parlare di libertà e piacere? L’hanno fatto per attirare l’attenzione sul tema dell’erotismo femminile e del diritto ad avere le proprie fantasie o è un far vedere, semplicemente, quello che il pubblico clicca con più facilità? Certi tranelli non rendono più forte e sereno il mondo emotivo di nessuno e rinforzano idee non sempre auspicabili sulla sessualità.
Seppure sarebbe interessante, non si vuole in questa sede parlare della differenza tra la soddisfazione sessuale femminile o maschile, ma solo portare l’attenzione su quanto ci sia ancora bisogno di parlarne prima di poterci veramente fuori da una fredda differenza uomo/donna, attivo/passivo, soggetto/oggetto. Le differenze ci sono ma vanno trasformate. Sembra sia ancora necessario, da una parte dare spazio allefantasie sessuali, a nuovi spazi di riconoscimento di quello che un bisogno fondamentale della persona, che passa dall’autostima prima che dall’orgasmo, e dall’altra costruire una vera educazione affettiva che coinvolga tutti i sessi, per evitare poi uno squarcio tra le emozioni affettuose e quelle sessuali, per cui si arriva a fare molto sesso ma si resta molto lontani dal sentimento del proprio benessere. Una nuova educazione affettiva che porti sin da subito uomini e donne a farsi domande e non accogliere, semplicemente, risposte già pronte. Consapevoli che, come scriveva Simone de Beauvoir ” Una donna libera è il contrario di una donna leggera.”
Pollicino: L’erotismo delle donne
L’Orco : La troppo marcata differenza ancora in auge tra uomo e donna nella sessualità
L’arma segreta : Liberare, educandola, la naturale energia sessuale delle donne ma anche di tutti gli altri sessi
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