Autore: Dott.ssa Marzia Cikada
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Io non amo il calcio. Ma la maggior parte delle persone che conosco sì. Per loro, e sono moltissime, insieme con una buona parte della popolazione mondiale, i prossimi giorni saranno caldi. Iniziano iMondiali di Calcio 2014, con sede in Brasile. Intorno è tutto uno scaldarsi di animi, di pronostici e una affannata ricerca del posto giusto per vedere le partite. D’altronde il calcio, ancor più che spettacolo, è uno sport che raccoglie il favore di una buona parte della popolazione maschile italiana. E anche la psicologia potrebbe illuminarci sul perchè. Non si tratta solo di movimento, ma dicondivisione, di momenti insieme con gli amici, spazio personale che si protegge da tutto il resto, famiglie e compagne comprese. Essere tifosi ha degli aspetti positivi per il proprio benessere, finché non diventi ossessione. La passione per lo sport in genere è da approcciare come positiva, stimolante per chi desidera poi fare sport, mettendosi alla prova nelle proprie capacità fisiche ma non solo. Avere obiettivi, come nello sport, educa anche a mettere cura in quello che si fa, a lavorare insieme agli altri, in team, a pensare la strategia giusta per arrivare ai risultati desiderati. Certo, molti sono sportivi da poltrona, per questi, i Mondiali 2014 sono una occasione di incontro con gli amici, di spettacolo calcistico e di spazio per sé lontano da tutto il resto.
Già. Tutto il resto. Per molti il calcio, la partita in TV come la squadra amatoriale con cui si continua a giocare da anni, magari senza mai vincere, rappresentano lo spazio individuale di libertà che permette di prendersi tempo ma anche di rinsaldare quei legami di amicizia e complicità con gli amici che, in età adulta, capita che si faccia fatica a salvaguardare. Condividere lo spogliatoio, la tattica, la vittoria come la sconfitta, aiuta il gruppo a sentirsi di appartenere a qualcosa, rinforza la solidarietà e il senso di positiva inclusione nel proprio ambiente.
Da questo punto di vista i Mondiali sono occasione di incontro con gli altri e di dedizione alla passione del calcio, ma non solo. Per i single si tratta anche di un momento buono per conoscere altre persone, come suggerisce una ricerca senza pretesa di scientificità, redatta da un sito di incontri (eDarling) che riporta anche come una forte passione sia presente in moltissime persone, quasi la metà della popolazione.
E la coppia? Viene in mente il film, tratto dal piacevole libro di Nick Horby, Febbre a 90° (1997) dove la coppia, composta da Sarah e Paul, combatteva la difficoltà di lui di togliere spazio alla sua passione per il calcio per darne alla sua lei. Una difficile lotta tra amore e passione calcisticamolto vicina a quella che vivono molte coppie. E fuori dallo schermo? Cosa succede nella coppia quando, come nelle prossime settimane, il gusto per la partita diventa una presenza costante nell’agenda familiare? Come reagiscono le famiglie a tanti impegni televisivi con i Mondiali? Molti saranno i litigi. Perchè, se non si condivide questa passione, le coppia cominciano a tessere malumori e gelosia su questo tema. Spesso, la parte femminile della coppia (sono più spesso gli uomini ad andare pazzi per i Mondiali e il calcio in genere) si sentirà trascurata mentre il mondo dell’altro si ferma, scandito solo da calendari degli incontri e commenti sulle partite avvenute. Di certonon è una buona strategia cercare di sminuire il valore che lo sport ha per il proprio compagno. Un piccolo scambio, sul tema, tratto dal film segnalato:
Sarah: È solo un gioco, Paul!
Paul [urlando]: Non mi dire così! Per favore, è la cosa peggiore! La più stupida che uno potrebbe dire! Perché mi sembra evidente che non sia solo un gioco. Sì, insomma, se lo fosse pensi forse che me ne fregherebbe così tanto? Eh? ……. tu non capisci quindi……
Molto spesso, infatti, è proprio così. Chi non tifa non capisce ma non è necessario capire per accettare che ci possono essere spazi personali dell’altro che non vanno toccati troppo, perchè sono funzionali al suo star bene e quindi, allo star bene della coppia. Sarebbe bene in una coppia, accettare i modi di essere dell’altro, includendo anche le passioni che possono sembrare incomprensibili. L’abitudine, il rito, della partita per molti aiuta ad allentare lo stress quotidiano e questo sostiene anche contro la noia che potrebbe esserci nel vivere insieme.
Inoltre, mantenere spazi di autonomia individuale, serve a sentirsi più liberi nella coppia, senza dipendere in ogni campo ma avendo poi il piacere dell’altro senza doversi sacrificare o chiedere sacrifici, ma valutando le giuste misure. I non tifosi potrebbero soffrire il dover definire gli impegni di coppia intorno al calendario delle partite, pensiamo anche che molti tifosi non guarderanno solo le partite della loro squadra ma quelle di tutte o quasi. Capita, in molti di questi casi, che la libertà di essere un tifoso finisca con il far scattare delle crisi di gelosia, perchè l’altra parte della coppia, uomo o donna che sia, comunque la parte che non ama il calcio, potrebbe sentirsi trascurata da assenze, occhio solo alla tv, dialoghi solo mondiali centrici.
“Non hai mai tempo per me, ma se gioca l’Italia” è un chiaro segno che può capitare nel caso in cui si superi il limite. Se una parte della coppia richiede maggiori attenzioni allora sarebbe il caso, se non è possibile moderare l’entusiasmo calcistico, di offrire alla coppia spazi ugualmente dedicati, organizzare comunque dei momenti solo per la coppia, non dimenticarsene del tutto ma ricordare e ricordarsi che la coppia chiede i suoi spazi e ha bisogno di essere rassicurata e non serve necessariamente un grande impegno ma possono bastare anche piccolo cose, purché dimostrino che si tiene comunque alla propria vita di relazione e non solo al pallone. Andare a mangiare una pizza insieme, rinunciando magari ad una partita di minore importanza, potrebbe salvare l’umore di entrambi, permettendo da una parte di godersi le altre partite, dall’altra di accettare che, tutto sommato, la gelosia non è motivata ma solo una paura personale, che si può controllare. Dall’altra parte, la parte non tifosa della coppia, potrebbe usare il tempo per renderlo a sua volta tempo per sé, da dedicare a se stesse o alle amicizie, da spostare su qualcosa che non si aveva il tempo di fare, senza necessariamente aspettare che sia il/la partner a distogliersi dallo schermo per dare attenzioni.
E poi, a dire il vero, non tutto il male viene per nuocere. La componente sessuale potrebbe essere piacevolmente inclusa nel clima mondiale. Una ricerca fatta nel Laboratorio de Neurociencia Social Cognitiva de la Universitat de Valencia, i cui risultati sono stati pubblicati su “Science Daily”, dichiara che giocare a calcio aumenta il desiderio sessuale e anche vedere la propria squadra giocare avrebbe un riscontro positivo sugli ormoni che poi scatenano l’eccitamento. Quindi, mentre si guarda la partita, si alzano i livelli di testosterone e se arriva una vittoria, allora senza dubbio, l’attività sessuale della coppia potrebbe averne dei benefici. Peccato che se la squadra perde i risultati non sono ugualmente positivi, anzi.
Insomma, la crisi è dietro l’angolo, o quanto meno la discussione ed il litigio, ma se da una parte sarebbe il caso di resistere al sentimento di trascuratezza, rispettando la libertà di essere tifosi, d’altra parte facciamo attenzione a non esagerare con gli spazi propri e diamo modo che sia chiaro che si è consapevoli che la coppia c’è e ha bisogno di qualche sguardo complice. I Mondiali finiscono ma la coppia sarebbe bene rimanesse anche oltre metà luglio. In fondo, la vita a due fa propri molti degli insegnamenti del calcio. Si nutre di un buon gioco di squadra, deve avere la capacità di giocare correttamente, facendo i passaggi giusti e dando possibilità a entrambi di faregoal, capisce quando restare ai lati del campo pur continuando a guardare il gioco, passa la palla a tempo debito e riempie gli spalti di urla gioiose, ma solo se si vince insieme la partita.
Pollicino: Coppia alla prova “Mondiali 214″L’Orco : Dimenticarsi delle coppia per pensare solo al pallone L’arma segreta : Trasformare questo momento in una possibilità positiva
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